Le fasi di conoscenza preliminari, suddivisi in una ricerca storica e in
un’analisi della geometria spaziale, della tecnica costruttiva e dei
materiali, secondo il trinomio (geometria, materiali, tecnica),
consentono di formulare un primo quadro “ Clinico “.
Il processo che si seguirà sarà quello dell’analisi dei quadri umidi e
fessurativi prima, passando attraverso l’individuazione delle cause che
hanno prodotto quei dissesti per arrivare all’eliminazione delle cause
attraverso la realizzazione di opportuni interventi di consolidamento.
A questo punto considerata la diversa entità delle problematiche da
affrontare emerge la necessità di indirizzare l’analisi dei quadri
fessurativi partendo dall’esaminare il quadro fessurativo antecedente al
terremoto del 1980, la cui traccia sull’edificio è segnata dalle
fessurazioni risarcite, e dall’apposizione delle catene.
E’ importante questo approccio in quanto interessa capire se quel quadro
fessurativo è un quadro dinamico, in evoluzione oppure se dopo gli
interventi (che dovevano comunque avere un carattere di provvisorietà),
si è ristabilito l’equilibrio fra le varie parti dell’edificio stesso,
(MOTI RELATIVI), e l’equilibrio delle masse (LEGATE ALLE FORZE).
Ben coscienti del fatto che la mancanza di un bagaglio di foto storiche
datate prima e dopo il terremoto del 1980, ci forniva un certo margine
di discrezionalità, nel processo di individuazione delle cause che
avevano prodotto quei dissesti, abbiamo ritenuto opportuno per garantire
al nostro lavoro rigore e scientificità, procedere attraverso la
schematizzazione in prospetto che ci ha portato a differenziare anche
con una diversa resa grafica :
-
Le fessurazioni risarcite
-
Nuove fessurazioni
-
Nuove fessurazioni su fessurazioni già risarcite
-
Fessurazioni secondo il comento di malta.
ANALISI DEL QUADRO FESSURATIVO
ANTECEDENTE ALL’ INTERVENTO DELL’APPOSIZIONE DELLE CATENE E RISANAMENTO
DELLE FESSURAZIONI.
(ANNO 1980)
Sulla base delle ipotesi fatte fino a questo punto, e dall’analisi
congiunta degli elaborati grafici emerge che gli effetti del sisma
sull’edificio si tradussero in una rotazione primaria dell’angolo
destro, elemento verificabile dall’andamento della direzione
fessuratrice sul prospetto nord, ed in quella ad essa coniugata sul
prospetto ovest che sembrano addirittura ricongiungersi in uno stesso
punto.
Inoltre sempre nell’angolo destro del prospetto nord è possibile notare
una fessurazione la cui direttrice fessurativa (assimilabile a quella di
un’iperboloidica diretta), porterebbe a pensare ad un dissesto per
schiacciamento. A questo punto per l’individuazione delle cause di
questa tipologia di dissesto è necessario comprendere l’ordine
cronologico con cui quel quadro fessurativo si è andato configurandosi,
o meglio capire se è attribuibile anch’esso al sisma oppure sono da
ricercare nell’ambito delle modalità costruttive.
Comunque sia dall’analisi del paramento murario della facciata esterna
emerge se non la mancanza di conci di tufo posti di traverso,quanto meno
la mancanza di una certa regolarità, (la presenza sembra più un fatto
occasionale che legato ad un mero fatto costruttivo), a cui è di norma
demandata la funzione di ammorsare le parti componenti della muratura,
migliorare la ripartizione dei carichi a seguito di una maggiorazione
della sezione resistente.
Del fatto che ci possano essere nell’angolo fenomeni di dissesto dovuti
al carico di punta (legati alla snellezza della muratura stessa),
derivano dal fatto che se è certo che nell’angolo si avvenuta rotazione,
la mancanza di curve omologhe all’interno farebbe pensare ad una
muratura a corpo multiplo, ed il posizionamento delle stesse
all’intradosso del paramento, e quindi non visibili all’esterno.
Quindi per concludere l’analisi per quella tipologia di dissesto
riteniamo che il quadro fessurativo riscontrato, in corrispondenza
dell’angolo destro sia legato alla rotazione primaria, con conseguente
fenomeno di schiacciamento dovuto o alla snellezza della muratura oppure
alla stessa rotazione.
La seconda
tipologia di dissesti, antecedenti al terremoto del 1980 si ha in
corrispondenza dell’ultimo livello. Questi sono stati generati dalla
creazione di sforzi taglianti e di trascinamento generati dal moto
ondulatorio del terremoto, che ha indotto le parti dell’edificio ad un
moto relativo (in particolare una traslazione di tipo orizzontale).
L’impossibilità di traslare da parte dei solidi del primo e del secondo
livello hanno instaurato nella muratura fenomeni di attrito, esercitando
sulla stessa delle tensioni tangenziali di entità tali da non essere
compatibili con la resistenza del paramento murario e portando
all’instaurarsi di fenomeni fessurativi dello stesso.
ANALISI DEL QUADRO FESSURATIVO
DOPO L’INTERVENTO.
Dopo l’intervento di
consolidamento, dall’analisi dei dissesti è possibile notare una
sostanziale concentrazione dei nuovi quadri fessurativi solo in
corrispondenza del primo livello. Questo perché si è avuto secondo noi
uno stravolgimento dello schema statico originario dal momento che
l’apposizione delle catene pur risolvendo il problema del contenimento
delle rotazioni, negli elementi d’angolo ha comportato un irrigidimento
della struttura stessa, in corrispondenza del secondo e del terzo
livello, garantendo alla struttura un comportamento di tipo scatolare.
Questo si è tradotto in una sostanziale compressione del primo livello,
che accompagnato dall’impedimento o quantomeno dalla limitazione alla
dilatazione trasversale, (dalle condizioni al contorno) ha portato
all’instaurarsi di fenomeni di attrito.
Tali forze vanno quindi riguardate come un insieme di forze applicate al
nostro solido geometrico, la direzione di queste forze ed il loro verso
saranno tali da opporsi alla deformazione del solido geometrico stesso.
L’andamento del quadro fessurativo riscontrato è dunque compatibile con
quello di superfici iperboloidiche dirette con la concavità rivolta
verso l’esterno, in corrispondenza dei maschi murari.
Sul fatto che nei maschi murari ci sia poi compressione è dimostrabile
anche dall’analisi del quadro fessurativo all’interno del primo livello
caratterizzato dalla presenza di una fessurazione verticale,
caratteristica di fenomeni di schiacciamento.
L’altra tipologia
di fessurazioni, (prospetto nord, primo livello a sinistra), considerato
l’andamento dei cigli fessurativi, farebbero pensare a moti di
traslazione verticali. Essendo però tale possibilità alquanto remota dal
momento che il sito dove sorge il palazzo è di tipo calcarenitico,
l’attenzione si sposta sull’andamento a scaletta delle stesse e la
posizione in cui cade.
La posizione della muratura in cui sono localizzate è caratterizzata da
un degrado diffuso, riscontrabile nell’alveolizzazione del tufo, che
rappresenta un fenomeno particolarmente distruttivo del materiale
lapideo, provocato dalla rapida evaporazione dell’acqua di risalita
capillare che genera la formazione di cristalli di sali portando a
rottura il materiale.
La nostra propensione verso tale tipo di causa generatrice del dissesto
assume delle basi anche teoriche se si pensa al fatto che l’andamento
delle fussurazioni si manifestano seguendo sempre piani di minore
resistenza, e quindi in quella posizione è possibile parlare di
concause, oltre che di degrado del comento di malta legato alla vetustà
dello stesso anche dai fenomeni di alveolizzazione dello stesso.
Benchè dall’analisi dei cigli fessurativi, dall’analisi del colore e
dall’analisi delle loro caratteristiche geometriche emerge che si tratta
di un quadro fessurativo vecchio, ovvero prodotto nell’intervallo di
tempo che va dal 1980 ad oggi, possiamo ritenere che si tratti di
fenomeni non prodotti da dissesti di natura statica, ma che se non
affrontati possono invece avere una rilevanza statica.
La presenza di quadri umidi nel primo livello del palazzo, in modo
particolare sul prospetto di Via Duomo, è legato senza dubbio ad una
serie di concause, da ricercare non solo all’esposizione a Nord dello
stesso, vi è traccia di umidità legata alla risalita dell’acqua
capillare, legata molto probabilmente alla presenza di sistemi di
decantazione delle acque meteoriche e che si traduce visivamente nell’alveolizzazione
e dalle dimensioni geometriche della muratura stessa che essendo elevate
rappresenta di fatto una grossa superficie adescante.
L’umidità anche qui è concentrata essenzialmente nei piani bassi,
all’interno degli alloggi possiamo ritenere, pur avvalendoci sulla base
qualitativa e visiva del paramento murario del buono stato delle
murature in quanto l’alloggio dei Bronzini e di Lega Ambiente da poco
ristrutturato, gli unici problemi sono riscontrabili nell’alloggio dei
Padula, nel quale si rileva un umidità generata dalla risalita
dell’acqua meteorica stagnante sul pavimento ed entrata all’interno
dell’alloggio per la mancanza dell’infisso esterno, quindi connessa alla
cattiva manutenzione dello stabile piuttosto che a fenomeni di natura
statica o termoigrometrica.
Quindi si conduce uno studio sul come e perché si degrada il tufo di
Matera, avendo ritenuto nelle sue condizioni, nella cattiva manutenzione
le cause generatrici di dissesti. |