alazzo Santoro
francescofossanova@katamail.com

Analisi dei dissesti

Le fasi di conoscenza preliminari, suddivisi in una ricerca storica e in un’analisi della geometria spaziale, della tecnica costruttiva e dei materiali, secondo il trinomio (geometria, materiali, tecnica), consentono di formulare un primo quadro “ Clinico “. Il processo che si seguirà sarà quello dell’analisi dei quadri umidi e fessurativi prima, passando attraverso l’individuazione delle cause che hanno prodotto quei dissesti per arrivare all’eliminazione delle cause attraverso la realizzazione di opportuni interventi di consolidamento. A questo punto considerata la diversa entità delle problematiche da affrontare emerge la necessità di indirizzare l’analisi dei quadri fessurativi partendo dall’esaminare il quadro fessurativo antecedente al terremoto del 1980, la cui traccia sull’edificio è segnata dalle fessurazioni risarcite, e dall’apposizione delle catene. E’ importante questo approccio in quanto interessa capire se quel quadro fessurativo è un quadro dinamico, in evoluzione oppure se dopo gli interventi (che dovevano comunque avere un carattere di provvisorietà), si è ristabilito l’equilibrio fra le varie parti dell’edificio stesso, (MOTI RELATIVI), e l’equilibrio delle masse (LEGATE ALLE FORZE). Ben coscienti del fatto che la mancanza di un bagaglio di foto storiche datate prima e dopo il terremoto del 1980, ci forniva un certo margine di discrezionalità, nel processo di individuazione delle cause che avevano prodotto quei dissesti, abbiamo ritenuto opportuno per garantire al nostro lavoro rigore e scientificità, procedere attraverso la schematizzazione in prospetto che ci ha portato a differenziare anche con una diversa resa grafica :

    • Le fessurazioni risarcite
    • Nuove fessurazioni
    • Nuove fessurazioni su fessurazioni già risarcite
    • Fessurazioni secondo il comento di malta.

ANALISI DEL QUADRO FESSURATIVO ANTECEDENTE ALL’ INTERVENTO DELL’APPOSIZIONE DELLE CATENE E RISANAMENTO DELLE FESSURAZIONI. (ANNO 1980)

Sulla base delle ipotesi fatte fino a questo punto, e dall’analisi congiunta degli elaborati grafici emerge che gli effetti del sisma sull’edificio si tradussero in una rotazione primaria dell’angolo destro, elemento verificabile dall’andamento della direzione fessuratrice sul prospetto nord, ed in quella ad essa coniugata sul prospetto ovest che sembrano addirittura ricongiungersi in uno stesso punto. Inoltre sempre nell’angolo destro del prospetto nord è possibile notare una fessurazione la cui direttrice fessurativa (assimilabile a quella di un’iperboloidica diretta), porterebbe a pensare ad un dissesto per schiacciamento. A questo punto per l’individuazione delle cause di questa tipologia di dissesto è necessario comprendere l’ordine cronologico con cui quel quadro fessurativo si è andato configurandosi, o meglio capire se è attribuibile anch’esso al sisma oppure sono da ricercare nell’ambito delle modalità costruttive.

Comunque sia dall’analisi del paramento murario della facciata esterna emerge se non la mancanza di conci di tufo posti di traverso,quanto meno la mancanza di una certa regolarità, (la presenza sembra più un fatto occasionale che legato ad un mero fatto costruttivo), a cui è di norma demandata la funzione di ammorsare le parti componenti della muratura, migliorare la ripartizione dei carichi a seguito di una maggiorazione della sezione resistente. Del fatto che ci possano essere nell’angolo fenomeni di dissesto dovuti al carico di punta (legati alla snellezza della muratura stessa), derivano dal fatto che se è certo che nell’angolo si avvenuta rotazione, la mancanza di curve omologhe all’interno farebbe pensare ad una muratura a corpo multiplo, ed il posizionamento delle stesse all’intradosso del paramento, e quindi non visibili all’esterno. Quindi per concludere l’analisi per quella tipologia di dissesto riteniamo che il quadro fessurativo riscontrato, in corrispondenza dell’angolo destro sia legato alla rotazione primaria, con conseguente fenomeno di schiacciamento dovuto o alla snellezza della muratura oppure alla stessa rotazione.

La seconda tipologia di dissesti, antecedenti al terremoto del 1980 si ha in corrispondenza dell’ultimo livello. Questi sono stati generati dalla creazione di sforzi taglianti e di trascinamento generati dal moto ondulatorio del terremoto, che ha indotto le parti dell’edificio ad un moto relativo (in particolare una traslazione di tipo orizzontale). L’impossibilità di traslare da parte dei solidi del primo e del secondo livello hanno instaurato nella muratura fenomeni di attrito, esercitando sulla stessa delle tensioni tangenziali di entità tali da non essere compatibili con la resistenza del paramento murario e portando all’instaurarsi di fenomeni fessurativi dello stesso.

ANALISI DEL QUADRO FESSURATIVO DOPO L’INTERVENTO.

Dopo l’intervento di consolidamento, dall’analisi dei dissesti è possibile notare una sostanziale concentrazione dei nuovi quadri fessurativi solo in corrispondenza del primo livello. Questo perché si è avuto secondo noi uno stravolgimento dello schema statico originario dal momento che l’apposizione delle catene pur risolvendo il problema del contenimento delle rotazioni, negli elementi d’angolo ha comportato un irrigidimento della struttura stessa, in corrispondenza del secondo e del terzo livello, garantendo alla struttura un comportamento di tipo scatolare. Questo si è tradotto in una sostanziale compressione del primo livello, che accompagnato dall’impedimento o quantomeno dalla limitazione alla dilatazione trasversale, (dalle condizioni al contorno) ha portato all’instaurarsi di fenomeni di attrito. Tali forze vanno quindi riguardate come un insieme di forze applicate al nostro solido geometrico, la direzione di queste forze ed il loro verso saranno tali da opporsi alla deformazione del solido geometrico stesso. L’andamento del quadro fessurativo riscontrato è dunque compatibile con quello di superfici iperboloidiche dirette con la concavità rivolta verso l’esterno, in corrispondenza dei maschi murari. Sul fatto che nei maschi murari ci sia poi compressione è dimostrabile anche dall’analisi del quadro fessurativo all’interno del primo livello caratterizzato dalla presenza di una fessurazione verticale, caratteristica di fenomeni di schiacciamento.

L’altra tipologia di fessurazioni, (prospetto nord, primo livello a sinistra), considerato l’andamento dei cigli fessurativi, farebbero pensare a moti di traslazione verticali. Essendo però tale possibilità alquanto remota dal momento che il sito dove sorge il palazzo è di tipo calcarenitico, l’attenzione si sposta sull’andamento a scaletta delle stesse e la posizione in cui cade. La posizione della muratura in cui sono localizzate è caratterizzata da un degrado diffuso, riscontrabile nell’alveolizzazione del tufo, che rappresenta un fenomeno particolarmente distruttivo del materiale lapideo, provocato dalla rapida evaporazione dell’acqua di risalita capillare che genera la formazione di cristalli di sali portando a rottura il materiale. La nostra propensione verso tale tipo di causa generatrice del dissesto assume delle basi anche teoriche se si pensa al fatto che l’andamento delle fussurazioni si manifestano seguendo sempre piani di minore resistenza, e quindi in quella posizione è possibile parlare di concause, oltre che di degrado del comento di malta legato alla vetustà dello stesso anche dai fenomeni di alveolizzazione dello stesso. Benchè dall’analisi dei cigli fessurativi, dall’analisi del colore e dall’analisi delle loro caratteristiche geometriche emerge che si tratta di un quadro fessurativo vecchio, ovvero prodotto nell’intervallo di tempo che va dal 1980 ad oggi, possiamo ritenere che si tratti di fenomeni non prodotti da dissesti di natura statica, ma che se non affrontati possono invece avere una rilevanza statica.

La presenza di quadri umidi nel primo livello del palazzo, in modo particolare sul prospetto di Via Duomo, è legato senza dubbio ad una serie di concause, da ricercare non solo all’esposizione a Nord dello stesso, vi è traccia di umidità legata alla risalita dell’acqua capillare, legata molto probabilmente alla presenza di sistemi di decantazione delle acque meteoriche e che si traduce visivamente nell’alveolizzazione e dalle dimensioni geometriche della muratura stessa che essendo elevate rappresenta di fatto una grossa superficie adescante. L’umidità anche qui è concentrata essenzialmente nei piani bassi, all’interno degli alloggi possiamo ritenere, pur avvalendoci sulla base qualitativa e visiva del paramento murario del buono stato delle murature in quanto l’alloggio dei Bronzini e di Lega Ambiente da poco ristrutturato, gli unici problemi sono riscontrabili nell’alloggio dei Padula, nel quale si rileva un umidità generata dalla risalita dell’acqua meteorica stagnante sul pavimento ed entrata all’interno dell’alloggio per la mancanza dell’infisso esterno, quindi connessa alla cattiva manutenzione dello stabile piuttosto che a fenomeni di natura statica o termoigrometrica. Quindi si conduce uno studio sul come e perché si degrada il tufo di Matera, avendo ritenuto nelle sue condizioni, nella cattiva manutenzione le cause generatrici di dissesti.


Back to Previous Page    -    Sopra