RAPPORTO CRONOLOGICO TRA SARCOFAGO E SUCCORPO NELLA CRIPTA DELLA CATTEDRALE


In quale rapporto cronologico si pone il sarcofago (e, forse, la struttura absidale che lo contiene) col succorpo? Risalgono entrambi ad un'unica campagna di lavori o è possibile ipotizzare che l'uno sia precedente all'altro, o viceversa?

Il sarcofago presenta rilievi sulla metà anteriore del coperchio del sarcofago e su parte delle facce laterali: questa circostanza rimanda ad una collocazione originaria nella quale esso doveva risultare addossato ad una struttura e ad un livello d'altezza tale da poterne apprezzare soltanto la parte anteriore e, forse, parte delle facce laterali. La presenza degli emblemi Balsa-Ferrillo sul coperchio del sarcofago, la simbologia sottesa alla decorazione della fronte, che rimanda con tutta evidenza alla figura di un vescovo, sono all'origine della perdurante convinzione, riaffermata sino a tempi recenti, che il sarcofago, commissionato da un non meglio identificato vescovo Ferrillo, della stessa famiglia dei conti fondatori e peraltro mai esistito, contenesse le spoglie dei nobili coniugi. Più verosimilmente, invece, gli stemmi Balsa-Ferrillo stanno ad indicare i conti committenti del sarcofago, in cui forse, almeno in un primo tempo, si pensava di trasferire i resti del santo titolare della chiesa, il vescovo Canio, che un'antica tradizione diceva sepolto nel succorpo. Come si è già ricordato, infatti, da tempo immemorabile la voce popolare lo indica significativamente come "cassone di san Canio". L'autore del sarcofago è stato verosimilmente identificato in uno scultore lombardo attivo a Napoli, Francesco da Milano, le più antiche notizie documentarie sul quale risalgono al 1468 e che risulta morto in un documento del 1505: un troppo lungo intervallo, come si vede, rispetto al succorpo, concluso - almeno nelle sue parti architettoniche e scultoree - nel 1524.

In base a tutto quel che si è detto sinora,si può ipotizzare che Giacomo Alfonso Ferrillo e Maria Balsa, all'inizio del loro insediamento, e prima dell'avvio della ricostruzione del corpo longitudinale della chiesa, abbiano eretto una cappellina ipogeica destinata ad ospitare il sarcofago di san Canio, le cui reliquie essi speravano di potervi deporre. Non è possibile allo stato attuale avanzare delle ipotesi se e come tale cappellina sia stata in seguito collegata al succorpo, in occasione dell'erezione di quest'ultimo. A fine Seicento è da presumere che essa costituisse una sorta di grande appendice del succorpo e che contenesse un altare "nel mezzo" (Girardi), intorno al quale si poteva girare, come sembrerebbe indicare l'espressione "concavo, ed in giro", usata dal Lavinia . Demoliti l'altare e la cappellina che lo conteneva intorno alla metà dell'Ottocento, con alcuni dei pezzi risultanti e con l'aggiunta di integrazioni moderne fu probabilmente ottenuta l'attuale abside - ove fu collocato il cenotafio di san Canio -: abside che rappresenta sicuramente l'elemento più problematico dell'intero succorpo, e che ancora oggi, purtroppo, continua a nascondere gelosamente gran parte del suo mistero.