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Il Castello Tramontano si colloca sulla sommità di un versante collinare poco acclive e morfologicamente uniforme a circa 400 s.m. La fabbrica muraria, tipica delle strutture fortificate, è costituita da una ossatura portante in muratura, realizzata con due paramenti in conci di tufo squadrato con interposto pietrame calcareo legato con malta e da orizzontamenti interni costituiti da soluzioni voltate realizzate anch'esse con conci di tufo squadrato. L'intero impianto si rivela privo di un vero e proprio sistema di fondazione in considerazione del notevole spessore delle murature che, raggiungendo alla base dimensioni di circa 5 ml., costituiscono in pratica fondazioni in se stesse. Poggiate direttamente sulle sabbie affioranti, le murature delle fondazioni sono delimitate e contenute esternamente da un coronamento di blocchi di pietrame calcareo.
Caratteristiche geologiche del sottosuolo Il sottosuolo è caratterizzato nei primi metri da sabbie giallastre e rossastre e, con l'aumento della profondità, da limi ed argille sabbiose passanti da verdi e grigie. L'unità di base è costituita da argille palumbee compatte talvolta intercalate da livelli sabbiosi di debole potenza. I sondaggi all'uopo effettuati non hanno evidenziato presenze di falde acquifere fatta eccezione per modeste venute d'acqua localizzate a profondità comprese tra 13 e 15 mt.
Quadro fessurativo e indagini conoscitive Nel corso degli ultimi anni, la torretta sud ed il settore del ponte levatoio hanno manifestato dissesti di varia entità localizzati sia sulla struttura muraria, sia sulle volte interne. Si tratta di un quadro fessurativo in rapida evoluzione, oltremodo complesso e diversificato, con lesioni che raggiungono anche i 3 cm. con evidente notevole riduzione della capacità portante delle murature. Le indagini geognistiche e l'analisi del quadro fessurativo, hanno confermato che l'origine di tali dissesti va ricercata in una alterazione delle caratteristiche geomeccaniche dei terreni di fondazione a causa di una riduzione del regime idraulico determinata, presumibilmente, dai lunghi periodi siccitosi degli ultimi anni. Il pendio infatti sembra interessato da un'ampia deformazione spinta a circa 26 mt. dal piano di campagna, indice di un potenziale scivolamento a valle di una porzione del versante secondo un canalone morfologico di substrato. Il monitoraggio elettronico, effettuato mediante una rete di sensori, ha rivelato come l'evoluzione dei dissesti, aggravatasi anche con l'evento sismico del maggio 1990, mostra periodi alterni di movimento e di stasi. Nell'agosto 1990 era stata evidenziata una ripresa dell'ampliamento delle lesioni in concomitanza della stagione estiva. Questo fenomeno è continuato con velocità di ampliamento molto elevata e solo nel periodo di ottobre-novembre ha mostrato una tendenza al rallentamento ed alla stabilizzazione. Un pronunciato fenomeno traslatorio dei primi strati del terreno in direzione W - E verso via Castello è stato rilevato nel corso delle misure inclinometriche ed è probabilmente imputabile alla componente viscosa dei terreni limosi le cui intensità e velocità sono pari a circa 3-4 mm./mese. Siamo di fronte a fenomeni che la letteratura scientifica definisce creep di massa ovvero, come afferma il Terzaghi, a movimenti dovuti all'azione delle forze di gravità in conseguenza delle deformazioni delle caratteristiche di taglio che si verificano sul fondo, in dipendenza di variazioni di temperature. Si tratta di fenomeni che, in dipendenza delle resistenze al taglio dei terreni argillosi, non evidenziano in superficie segni morfologici di scorrimento, mentre nel sottosuolo si formano superfici di scivolamento lungo le quali avviene il movimento franoso. Particolarmente interessante, anche ai fini della ricerca scientifica volta alla sperimentazione di nuove tecnologie da impiegare nel delicato settore del restauro, è risultato l'impiego di un sistema di tiranticatene al fine di contrastare i movimenti strutturali e controllare i fenomeni riducendo i livelli di rischio. Si tratta di tiranti opportunamente pretesi costituiti da tracce di polipropilene della Retiflex-Montedison, inseriti in appositi fori di 80-100 mm. di diametro alle cui estremità sono state inserite apposite "celle di pressione". la scelta di utilizzare materiale sintetico, in luogo dell'acciaio deriva sostanzialmente da tre fattori: - il basso modulo elastico (circa cento volte inferiore a quello dell'acciaio) evita che le deformazioni conseguenti ai cedimenti possano incrementare bruscamente gli sforzi nei tiranti sino a portarli alla rottura; - l'elevatissima aderenza consentirà nel progetto finale di consolidamento, di assumere la trasmissione degli sforzi unicamente attraverso la malta delle iniezioni, eliminando gli ancoraggi senza per questo perdere i benefici della pretensione; - le caratteristiche del materiale assicurano una perfetta durabilità nel tempo. I dati forniti dalle celle di carico hanno mostrato come alcune trecce di collega mento abbiano risentito del notevole ampliamento delle lesioni con aumenti degli sforzi anche del 100%. Altre trecce, che non attraversano lesioni particolarmente significative, mostrano invece un normale fenomeno di rilassamento che va lentamente arrestandosi.
Ipotesi per un intervento di salvaguardia l'analisi del quadro deformativa e le indagini effettuate hanno mostrato un'evidente correlazione tra andamento delle fessurazioni delle murature e spostamenti del periodo. Per quanto non sia ancora possibile definire un quadro completo delle cause dei fenomeni osservanti nell'arco di circa due anni, soprattutto per quanto concerne gli agenti geotecnici e la cinematica dei movimenti dei terreni di fondazione, si ritiene che gli interventi a tutela del monumento debbano essere mirati da un Iato ad adeguare le strutture del castello agli stati di coazione indotti alle fondazioni, e dall'altro a stabilizzare gli stessi terreni d'appoggio del monumento. Gli interventi sull'elevato potrebbero essere eseguiti mediante un'accurata azione di bonifica delle murature e degli orizzontamenti utilizzando la tecnica dei reticoli cementati e/o a mezzo di robuste operazioni di "cuci e scuci" con tiranti antiespulsivi. Più complesso appare il quadro di interventi di stabilizzazione dei terreni che dovrebbero essere realizzato mediante una serie di pratiche dislocate lungo il pendio: a stretta difesa del monumento invece dovrebbero essere eseguite una serie di diaframmi in cls. ubicati sia a valle che a monte del castello opportunamente ancorati al terreno a mezzo di apposite tirantature.
Le note intendono fornire un quadro sintetico della condizione statica del monumento e dell'attività condotta dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici della Basilicata nel corso di alcuni preliminari interventi che si stanno tuttora completando per addivenire ad un completo ed efficace recupero statico e funzionale del complesso fortificato. Bibliografia: Mario lini: Relazione geologico tecnica per i lavori di restauro e consolidamento del Castello Tramontano. Giorgio Croci: Consolidamento e restauro del castello Tramontano - Studio di interazione terreno-struttura; analisi della variazione dello stato fessurativo del Castello Tramontano - Monitoraggio.
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