Dal cappellone destro prima del presbiterio si accede all'antica grotta, dove fu rinvenuta l'effige della Vergine. Fino al 1912-13 (quando venne restaurata dall'ing. Domenico Galli) essa era conservata nel primitivo stato, quando cioè, nel 1650 fu eretto l'altare ed aperta al culto. Consisteva in una gotta la cui volta si elevava dal pavimento da 4 a 5 metri, e per sostegno della medesima nel centro vi era una colonna grezza della circonferenza di circa 4 metri. Urgevano radicali lavori di consolidamento e restauro a causa delle secolari infiltrazioni di umidità. Fu, così, modificata la volta, con un alleggerimento del sovrastante strato di tufo calcareo coperto da molta terra, come era allo stato primitivo, e dentro fu diviso in tre ampie navata ricoperte da volta in tufo e con pilastri ed archi a tutto sesto in carparo locale a vista. Sull'altare della vergine, sostituito nel 1775 è restata l'originale volta per indicare ai posteriori l'antica fattura. Dietro l'altare si nota l'affresco della Vergine(1) con alla sua sinistra il bambino Gesù. Dietro questo altare, prima delle modifiche apportatevi vi era un'altra piccola grotta, nel cui sfondo vi era un altro altare sormontato da pittura muraria di stile barocco e quindi posteriore a quello della vergine, raffigurante il Salvatore e San Giovanni Battista. Sul lato sinistro, più corto, era murata una grossa lastra di pietra lunga circa 1,20 metri e larga 0, 70 metri sulla quale era dipinta Santa Domenica(2). Nello sfondo a sinistra dell'antica grotta vi è un'altro altare anch'esso di stile barocco intitolato a S.Girolamo(3). Della stessa epoca è un bell’affresco in nicchia, scavato nel tufo, a sinistra di Santa Domenica, rappresentante l’incoronazione della Vergine e anime del purgatorio(4). Entrando, ai lati della porta nel muro ad altezza d’uomo, si vedono due mattonelle in ceramica: che rappresentano San Pietro e San Paolo(5) sulla sinistra, l’Immacolata(6) sulla destra. Nella penombra, nel silenzio, Angeli e Santi appaiono improvvisi nelle nicchie affrescate nel 1942 dal pittore Giuseppe Ciotti. Una luce improvvisa sulla destra sveglia il visitatore all’ammirazione di una bella vetrata policroma che rappresenta la “visita della Madonna e Santa Elisabetta”. Il secondo fascio di luce, lungo il cammino, è mandato dall’altra vetrata colorata con l’apparizione della Mater Domini al pastore(7). Entrambe le opre sono state realizzate dai vetrai Guarenti e Alessandri su disegni del Ciotti. |