COORDINATE STORICHE E GEOGRAFICHE |
Esistono siti nel Salento la cui presenza antropica
sembra non aver mai conosciuto, fin dalle loro pi remote fasi preistoriche,
soluzioni di continuit. Uno di questi luoghi sicuramente la Serra di Casarano
in corrispondenza della Masseria Manfio, la cui sommit si innalza a quasi 170 metri
sul livello del mare e da cui si ammira uno dei pi vasti paesaggi dei basso Salento,
da Ugento a Gallipoli, fino allo Jonio. Il sito connotato dalla presenza di vasti
banchi di roccia affiorante e dalle predominante, se non esclusiva, coltura dell'olivo;
tra le numerose cavit naturali, spesso nascoste dalla folta macchia mediterranea,
le pi note sono la grotta della Trinit e quella del Crocifisso o di S. Costantina,
la prima delle quali, esplorata negli anni settanta da Giuliano Cremonesi,
ha documentato una lunghissima frequentazione "dalla fase medio finale del
Neolitico Antico alla prima et del Bronzo, dal periodo arcaico a quello
ellenistico e da quello medioevale al nostri giorni". Qui gli archeologi hanno riconosciuto
la probabile attestazione di un culto, impossibile da precisare, "per la raffinatezza del
materiale ceramico e di quello litico e osseo" rinvenuto. Sicuramente come luogo di culto
fu utilizzato, fin dal Medioevo, la vicina grotta naturale di S. Costantina.
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L'insedamento
era stato descritto il 1693 dal Tasselli con le seguenti parole: 'distante da Casaranello
due miglia e mezzo in circa vi in dentro una grotta una chiesa consacrata a santa Costantina;
ed in dentro un'altra grotta si adora un venerabile Crocifisso di molta divotione".
li Tasselli identifica la principale titolare della grotta, seguendo il Baromo, con Costantina
o Costanza, 'figlia dell'imperador Costantino il Magno" il cui culto sembra gi preesstere
nella cripta delle SS. Cristina e Martina a Carpignano e in quella dell'Assunta a Sanarica;
culto abbastanza precoce ove si consideri che la notizia pi antica di una venerazione a
S. Costantina come santa risale al IX secolo e che solo molto pi tardi, precisamente il 1256.
papa Alessandro IV consacr nel rnausoleo sulla Namentana un altare ' beate Costantina filie
Constantini".
Dalla storia medievale del nostro insediamento sappiarno soltanto quanto emerge dalla struttura
medesima della cripta e dalla decorazione parietale, in gran parte del XVI secolo. che tuttavia
testimonia una ripresa del culto gi al primissimi decenni dello stesso secolo.
In seguito alle leggi eversive della feudalit del 1806,
era stata concessa la facolt al possessori di fondi gravati da prestazioni decimali di poterle
commutare in canone pecunario; questo al scusi dei decreti dei 20 giugno 1808 n. 151 e 17 gennaio
1810 n. 540, espressamente e con precisione richiamanti nella perizia di commutazione.
Da questo documento ricaviamo che i generi decimabili dei 'Teudo di S. Costantina" erano:
grano, orzo, avena, bambagia, lino, fave, vino mosto e olio; per i fondi semenzabili vigeva
inoltre la consuetudine locale del ciclo quadriennale dove nel primo anno il terreno veniva
coltivato a grano, il secondo a orzo e avena, il terzo lasciato a riposo e il quarto met a fave
e met in ceci o cicerchia. Il vigneto poteva produrre "in ogni tomolata barili otto di sessanta
caraffe ognuno"; l'oliveto produceva ogni due anni "ma ci non si osservava regolarmente".
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Era un territorio in larga misura coltivato ad oliveto; il primo dei "reddenti" possedeva
infatti oliveti nel luogo detto "13uffolelle o Falcuccia", un altro detto "S. Costantina o
Crocifisso in territorio di Ruffano", altri alla masseria "Scippi" e 'Tasani".
Complessivamente questa prima perizia censisce ben 4247 alberi di olivo, 69,4 tomolate di
territorio semenzabile e 155 tomo~ late di "suolo avanzate et agresto", mentre quelle
destinate a vigneto erano poco pi di 12; la rendita complessiva era di 938,29 ducati.
La cripta di S. Costantina era perci il luogo di culto principale di un'estensione rurale
incuneata tra i confini territoriali di Ruffano, Taurisano e Casarano , il cui considerevole sviluppo gustifica la denominazione di feudo, attestata sul pendio dell'altipiano della niasseria Manfio, il cui centro ideale sembra essere la masseria Buffolelle masseria Scippi, insediament incardffiati sull'antico tracciato longitudinale che congiungeva Casarano e Taurisano e, trasversalmente, dal erp
corso che, valicata la serra di Casarano, metteva direttamente in comunicazione Ruffano
con Melissano.
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Accertato questo, il problema a questo punto consiste nel chiarire
quando questo feudo divenne patrimonio degli olivetani che, ebbero dagli aragonesi il 1494 la
chiesa di S. Caterina, la dimora monastica e l'Ospedale che in precedenza erano stati beni
patrimoniali dei minori osservanti galatinesi.
Nel distretto feudale di Torrepaduli, confinante con quello di Ruffano e quindi col feudo di
S. Costantina, collocata una delle primissime donazioni all'istituto galatinese,
essendo datata 28 settembre 1390: i minori osservanti prima e successivamente gli olivetani,
ebbero modo di conoscere bene questa zona del Salento meridionale, tenuto anche presente che gi
all'inizio del XV secolo l'Ospedale possedeva nello stesso distretto geografico tutto
il feudo di Torrepaduli come concessione di Maria d'Enghien.
Quasi sicuramente il possesso olivetano di S. Costantina deve essere collocato subito dopo
la cosiddetta "concordia" del 1507 con la quale si pose definitivamente fine alla lunga
controversia con i minori osservanti: d'ora in poi Ospedale e feudi apparterranno agli olivetani
fino alle leggi eversive della feudalit.
La prima attestazione documentarla del nuovo possedimento risale al 1517,
quando tra i nuovi beni che costituiscono il patrimonio dell'Ospedale di Galatina
figurano Caprarica e Monte Alto, feudi" disabitati.
A riprova di questa affermazione riportiamo l'elenco dei
possedimenti feudali dell'Ospedale galatinese cos come si rileva da una dichiarazione gi
richiamata del 24 luglio 1675, in occasione di una delle tante controversie contro
l'Universit di Galatina: 'l'ospedale tiene e possiede le terre di Aradeo e Bagnolo con
li feodi di Colomito, Santa Caterina e Sfalongano, con le loro giurisdizioni civili
e criminali; e per l'amministrazione della giustizia in dette terre e feodi.... costituisce
ogn'anno il suo officiale scu Capitano, qua] regge la sua corte dentro il medesimo ospedale
sito dentro detta terra di S. Pietro.
Stabilita a questo punto l'identit tra i toponimi Caprarica e S. Costantina, da un diploma del
31 luglo 1518 rileviamo come agli olivetani concessa la facolt di "poter rendere abitati
i due feudi Caprarica e Collemeto facolt confermata da un ulteriore diploma del 31 luglio 1519.
Non sappiamo quanto e come il feudo di S. Costantina si popol; gli affreschi dei primi decenni
del XVI secolo si collocano, certamente, in questo tentativo che comunque, se non altro,
ebbe il merito di perpetuare le forme di culto nella cripta, salvaguardare e arricchire
il patrimonio artistico, sviluppando le capacit produttive di un territorio che non si
connotava unicamente, e come abbiamo visto, per la presenza di vaste estensioni olivate.
Come interesse concreto nei confronti di questo "corpo feudale", gli olivetani costruirono,
quasi sopra la cripta, un modesto complesso di edifici con qualche velleit decorat1va ora
in parte crollati, che dovevano servire sia per ricovero di chi saltuariamente o meno
officiava la cripta, che per le funzioni fiscali connesse alla conduzione del feudo stesso;
la presenza di granili conferma l'uso non esclusivamente religioso dell'edificio di culto.
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