Ricerche condotte nella biblioteca comunale di Terlizzi hanno portato all'individuazione di citazioni del palazzo in questione in alcuni libri trattanti la storia terlizzese: C. Guastamacchia ("Spigolature di cronaca terlizzese" - Mezzina - 1972 - Molfetta) a proposito del rione del Purgatorio, una delle espansioni settecentesche della città al di fuori delle mura, scrive: «…sulla piazza si ha notizia soltanto di un palazzo prossimo alla chiesa, abitato per alcuni anni da un certo canonico Cataldo (oggi dei Chieffi) e del poderoso e quadrato palazzo dei Valdaura, passato verso gli ultimi decenni del '700 agli Schettini....».
L'insediamento di questa famiglia a Terlizzi è tuttavia di molto precedente al '700, come scrivono sia lo stesso Guastamacchia che A. Pappagallo ("Uomini nella storia di Terlizzi" - tip. Amendolagine - 1969 - Bitonto), infatti la famiglia Schettini, originaria di Limoges entra a far parte del patriziato terlizzese nel 1528, con il matrimonio di Nicolò Schettini da Cosenza con la nobildonna terlizzese Aurelia Veneto, come testimoniato anche da una lapide in S. Maria la Nova. Divenuta col tempo ricca e potente annoverò fra la sua discendenza soldati, magistrati, ecclesiastici, il casato degli Schettini ebbe il suo primo palazzo a fianco della porta del lago (prima dei Veneto, demolito nel 1956, ne rimane solo il portone di accesso murato in un edificio in c.a.) e dalla seconda metà del '700 il grandioso palazzo Valdaura, sito in piazza Plebiscito.
Le ricerche per quanto concerne queste periodo, svolte presso l'archivio storico comunale di Terlizzi nelle categorie delle opere pubbliche e dei lavori edilizi, non hanno portato alla luce documenti riguardanti questo palazzo, tuttavia bisogna sottolineare che l'archivio stesso era sottoposto durante il periodo delle ricerche ad una nuova fase di inventario, la prima da 50 anni a questa parte, dunque non si esclude che possano esistere carte riguardanti interventi svolti su uno dei più grandi palazzi nobiliari terlizzesi.
Sono stati inoltre consultati presso L'archivio di Stato a Bari: il catasto provvisorio del 1816 e quelli definitivi del 1874 e 1893, da cui emerge che la geometria del palazzo è la stessa dal 1874, salvo la demolizione di una stalla che ha lasciato posto alla fine dell'800 al vico I S. Francesco e che gli Schettini erano proprietari di gran parte delle terre che circondano l'edificio.
Gli atti notarili del 1941 e del 1944 parlano del passaggio di proprietà di parti dell'edificio, fra le famiglie in questione non compaiono gli Schettini, dunque ne avevano già persa la proprietà in precedenza.
Dalla seconda metà dell'800 in poi il corpo di fabbrica, da sempre incompleto, ha subito dunque numerosi rimaneggiamenti tesi a renderlo un edificio residenziale a più appartamenti. Si ha notizia della realizzazione di due solai in laterocemento, risalenti all’incirca al 1950.
Sono invece documentate con progetti e fotografie del 1970, la realizzazione di un balcone e l'apertura di finestre sul vico I S. Francesco, con atti trasmessi per conoscenza alla “Soprintendenza ai monumenti e alle gallerie della Puglia e della Lucania”.
A metà degli anni '90 si ha l'ultimo intervento, vale a dire la stesura di un manto impermeabilizzante di copertura sulla zona scoperta dell'ala Est, per via di alcune infiltrazioni di acqua dall'alto in alcuni appartamenti, peraltro ancora visibili.