esame
del
contesto

BREVE STORIA DELLA CITTÀ DI BARI

Prima del suo ampliamento con la costruzione del borgo murattiano, Bari era una città angusta; l'intero abitato era infatti racchiuso tra il mare adriatico, l'attuale Corso Vittorio Emanuele e Piazza Massari. In altre parole, Bari era "costretta" all'interno delle antiche mura medievali: 17 mila persone (XVIII secolo) in un'area così contenuta. Essendo in quei tempi poco sicura la vita fuori dalle mura, si comprende il perchè le poche costruzioni presenti siano quelle dei Padri Riformati (nei pressi dell' attuale Piazza S.Antonio), dei Padri Capuccini (nei pressi dell' attuale Via Crisanzio), dei Padri Paolotti (nei pressi dell' attuale Piazza Garibaldi) e dei Padri della Missione di S.Vincenzo di Paoli (nei pressi dell' attuale Via S.Francesco d'Assisi), e non civili abitazioni. È solo nel 1790 che a Bari viene concesso con il Real Dispaccio del re Ferdinando IV di Borbone di espandersi fuori dalle mura previo esame delle opinioni di diverse categorie di cittadini come professionisti, artigiani, medici, religiosi, eccetera. I primi ingegneri incaricati della progettazione del nuovo borgo sono stati G. Palenzia e F. Viti. Il loro piano, approvato nel dicembre del 1790, prevedeva strade ortogonali e parallele larghe circa 8 metri ed isolati delle dimensioni 79.5 x 53 x 10.6 metri. Il piano non fu realizzato a causa della opposizione dei proprietari dei suoli (che non volevano cedere le loro terre) ma anche per il timore della popolazione di dover andare a vivere fuori dalle mura. In aggiunta a questo, il piano risultò già dopo poco tempo non adeguato alle richieste derivanti dal grande incremento demografico. Il piano fu definitivamente accantonato in seguito ai crescenti avvenimenti del 1799 che afflissero Bari insieme a tutto il Regno. Solo con la cacciata dal trono di Napoli di Ferdinando IV di Borbone le acque si smossero nuovamente: prima Giuseppe Napoleone e poi Gioacchino Murat decretarono Bari quale capoluogo della Terra omonima (a discapito di Trani). Nell'aprile del 1813, sotto la presidenza del sindaco G. Fanelli, lo stesso Gioacchino Murat, nel corso di una solenne cerimonia pose personalmente la prima pietra fuori la "porta di mare", dove oggi campeggia una grande lapide marmorea a ricordarlo. Come è noto ai più, il nuovo borgo assunse il suo nome. È doveroso precisare che il progetto del borgo fu rielaborato dall'architetto Giuseppe Gimma in funzione delle mutate condizioni. La realizzazione del Borgo ebbe, però, inizio solo dopo la cacciata dei francesi, la morte di Murat e la restaurazione della dinastia borbonica, verificatesi tutte nell'anno 1815 e quindi sotto il regno dello stesso Ferdinando, che ora nel frattempo aveva preso il nome di Ferdinando I. La macchina delle costruzioni civili si avviò molto lentamente al contrario di quella pubblica, molto attiva: il primo edificio pubblico fu il mercato coperto di Piazza del Ferrarese. Del 1840 è invece il Teatro Piccinni nel cui progetto fu espressamente richiesto di inserire qualche dettaglio della Scala di Milano. I lavori, prontamente iniziati, furono sospesi tra il 1843 ed il 1852 per dotare il nuovo borgo di una chiesa (S. Ferdinando) così come ordinato dal re Ferdinando II di Borbone. Il teatro fu poi completato nel 1854 e proposero di chiamarlo come la consorte del sovrano: Maria Teresa. Non avendo ottenuto l'assenso di questa, fu poi dedicato al musicista barese Niccolò Piccinni. Lo sviluppo del Borgo continuò con ritmi sostenuti sin oltre la caduta del Regno Borbonico. Del 1860 è, invece, l'approvazione del progetto del Palazzo di Città consegnato nel 1864 dagli architetti L. Revest e G. Borbone. Ad oggi possiamo affermare che una caratteristica del centro murattiano è la lungimiranza del suo progetto: il suo assetto è rimasto infatti immutato da allora e comunque riesce seppur a stento a "funzionare" nonostante i ritmi di vita frenetici odierni. Ho precisato che di immutato è rimasto solo l'assetto perchè i canoni degli statuti murattiani (calibrate dimensioni e giardini all'interno, per esempio) sono stati già da tempo annullati il che ha determinato una non trascurabile perdita architettonica.

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