ANALISI DELLO STATO DI FATTO

Al fine di conoscere dettagliatamente il manufatto e poterne successivamente ipotizzare gli interventi di recupero abbiamo effettuato oltre ad un’accurata indagine storica anche il rilievo architettonico. Abbiamo ricavato dunque informazioni tecniche, storiche e strutturali inerenti al palazzo ed è stato possibile quindi evidenziare la struttura originaria di esso e le successive trasformazioni subite.

Abbiamo effettuato un rilevamento diretto mediante i seguenti strumenti di misura: il metro, la rullina da 20 metri e le aste metriche, successivamente abbiamo trasferito su scala rappresentativa quanto è stato misurato.

In fase di rilevamento abbiamo individuato sul luogo gli eventuali fattori inquinanti, geologici, climatici ed eolici, che hanno potuto concorrere al degrado dell’edificio.

L’intero organismo strutturale è stato realizzato con il tufo calcarenitico di Matera, tenero, facile da lavorare e avente compattezza e granulometria differente. L’apparecchiatura costruttiva dell’edificio è a corpo multiplo: muratura a sacco composta da blocchi squadrati aventi una dimensione di 60 x 27 x 25, è inoltre evidente l’alternanza tra conci disposti di fascia ed altri disposti di testa, il che dimostra l’intento di ammorsare accuratamente la muratura caratterizzata da un notevole spessore.

I muri d’ambito del palazzo, destinati a reggere le volte e a sopportarne la spinta hanno uno spessore pari a 90-100 cm, mentre le murature frontali sono di circa 60 cm e sono realizzati da due filari di blocchi e uno spazio interno di circa 10 cm, il cui riempimento è costituito da scaglie di pietra e malta o terra; in questo caso i conci disposti di testa, lunghi quanto lo spessore murario, realizzano l’ammorsatura; i tramezzi di divisione interna degli appartamenti sono muri ad una testa.

Nell’apparecchiatura degli archi e delle volte abbiamo riscontrato la presenza di doppi archi sovrapposti (armille), questi presentano uno sfalsamento orizzontale di 15 cm, peculiarità costruttiva dei Sassi di Matera.

Osservando i prospetti che si affacciano rispettivamente su via Duomo e via Nicola Sole abbiamo notato un processo di alveolizzazione piuttosto avanzato alla base dell’edificio, una diffusa alterazione cromatica, una vasta area interessata da umidità, la presenza di fessurazioni aventi differente andamento concentrate principalmente sulle aperture, fessurazioni risarcite, aperture tompagnate, vegetazione spontanea e ancora la presenza di capochiave che attestano l’introduzione di catene nella struttura dell’edificio.

L’interno di Palazzo Santoro presenta uno schema costruttivo piuttosto articolato individuato da un mutuo contrasto di archi e volte; nell’ atrio del piano terra abbiamo preso atto di un avanzato stato di degrado accentuato dal fatto che il vano scala in esso presente è a cielo aperto.

Sulle pareti abbiamo individuato vaste aree aggredite dall’ umidità, una diffusa alterazione cromatica, fenomeni di alveolizzazione, la presenza di muschi, licheni e vegetazione spontanea, zone in cui si è verificato il distacco di intonaco; abbiamo inoltre preso atto della presenza di fessurazioni che corrono lungo i giunti attraversando longitudinalmente i due archi accostati.

Analogamente ai paramenti murari anche i pavimenti vertono in un avanzato stato di degrado ,esasperato da uno scorretto intervento di ripristino ,mediante la posa su di essi di battuto di cemento.

Dall’atrio abbiamo avuto accesso ad un vano collocato sulla sinistra voltato a botte e pavimentato con piastrelle in cotto sulle cui pareti sono visibili i fenomeni di umidità ed efflorescenze, distacco di intonaco ed evidenti fessurazioni trasversali sulla volta e sulle pareti.

Non mancano segni di degrado relativo a tentativi di ripristino strutturale e funzionale del fabbricato, sia inadeguati che incompleti, evidenti mediante la presenza di tracce qua e là di cemento.

Lungo i paramenti murari del vano scala abbiamo rilevato una stato di degrado piuttosto avanzato soprattutto nella parte terminale, in particolare sono presenti ancora una volta fenomeni di umidità, alterazione cromatica, alveolizzazione efflorescenze, muschi e licheni, nonché fessurazioni concentrate in prossimità delle aperture.

Percorrendo la prima rampa costituita da gradini realizzati in pietra e rivestiti parzialmente con listelli di cotto, si giunge sulla sinistra ad in un locale voltato a botte; presenta una enorme quantità di materiale inerte e macerie, sulla destra un paramento murario e parte di volta ricostruiti ed interessati da fenomeni di umidità nella parte superiore, degrado d’ intonaco ed efflorescenze e una scala in muratura che conduce in un vano a noi non accessibile. Percorrendo la rampa successiva realizzata completamente in pietra siamo giunti al primo piano ammezzato, in cui si affaccia un altro locale non accessibile.

Negli appartamenti e nei locali che si articolano nell’edificio, due al primo piano ed uno al secondo, abbiamo rilevato invece un degrado esteso ai paramenti murari e ai pavimenti, dovuto all’umidità, alla vetustà dell’immobile ed alla mancata manutenzione; in particolare, nell’appartamento posto al secondo piano abbiamo notato la presenza in uno dei vani, di un solaio in putrelle di acciaio residuo degli adattamenti occorsi nel tempo per adeguare l'edificio alle necessità degli abitanti.

Le pavimentazioni degli appartamenti variano dalla ceramica del primo piano al cotto al secondo consentendo anche attraverso la lettura dei materiali impiegati, di ricostruire la consecutio degli interventi; molto compromesse sono apparse le pavimentazioni del balcone della facciata principale, che mostra il residuo di un pavimento originario, ricoperto con un primo strato di malta cementizia e da un secondo strato costituito da depositi superficiali.

Di pertinenza dell’ edificio sono due giardini uno in adiacenza del prospetto ovest posto alla quota di 5 metri, al quale si può accedere dal primo piano, l’altro posto alla quota di 12 metri parallelamente al prospetto sud al quale si accede da una scala al secondo piano.