Si
è proceduto quindi alla tompagnatura delle finestre di primo
piano e delle porte di piano terra (aperte a forza come si è
già detto per consentire uno sfruttamento redditizio del complesso)
restituendo alle cortine murarie la loro antica potenza. Uguale operazione
di ripristino è stata eseguita per le tre bifore trasformate
in finestre con balcone; senza operare alcun genere di mistificazione
e in mancanza di qualsiasi elemento che fornisse certezza sui caratteri
del davanzale prima della alterazione ottocentesca, si è preferito
porre in opera un semplice elemento lapideo non aggettante rispetto
al filo della muratura, mentre i gattoni in pietra lavorata dei balconi
e le stesse lastre di calpestio sono state recuperate con l'intento
che le stesse debbano far parte del piccolo museo dei restauri che
si auspica sia realizzato al compimento degli stessi.
Uguale importanza per il recupero dei caratteri essenziali del prospetto
nord è stato il ripristino delle originarie merlature a livello
della terrazza, la cui quota era stata innalzata per i ripetuti sovrapposti
interventi di pavimentazione.
Al momento, infatti, del rifacimento delle coperture si è avuto
cura di ripristinare la quota più antica di cui si è
trovata traccia, con ciò riducendo notevolmente il peso del
riempimento agente sulle volte sottostanti e consentendo quindi di
evidenziare le originarie merlature. Queste sono state accresciute
in altezza di circa 40 cm. (due corsi di conci) non per ripristinare
l'altezza originaria, non nota e comunque certamente maggiore di quella
cosi determinata, ma per sottolineare la presenza di tale importante
elemento difensivo, tra l'altro utile per una più sicura agibilità
della terrazza.
Discorso a parte meritano le opere eseguite nei grandi ambienti costituenti
il corpo di fabbrica a nord. Se infatti il primo piano, coperto a
volta e diviso in tre grandi locali - di cui quello verso est contenente
tra l'altro i resti di un altare incassato nella muratura e con le
tracce di antichi affreschi - non presentava particolari problemi;
notevolmente complesso si presentava il recupero del piano terra.
L'esame analitico delle strutture aveva infatti evidenziato che esso,
in origine, era stato unico e coperto mediante un sistema di archi
trasversali e solai lignei longitudinali di cui restavano perfettamente
visibili i fori di appoggio delle travi. Detti arconi erano completamente
nascosti dagli interventi ottocenteschi: in un primo momento, per
i dissesti originati da fenomeni di schiacciamento, si era proceduto
alla realizzazione di doppi sottarchi in tufo; successivamente si
procedette alla ristrutturazione del piano terra con la realizzazione
delle volte a crociera, la tompagnatura degli arconi e la creazione
quindi di botteghe indipendenti con ingresso diretto dalla strada
nonché di due scale in tufo per l'accesso autonomo ai locali
di primo piano.
Tale stato di fatto poneva ovviamente il problema del possibile ripristino
della originaria tipologia strutturale, operazione questa, peraltro,
perfettamente coerente con le altre scelte effettuate che, prevedendo
la tompagnatura delle porte esterne, rendevano incomprensibile il
permanere di una situazione interna frammentata in tante piccole unità.
Naturalmente il primo problema da affrontare era quello statico considerato
il gravissimo stato di conservazione degli arconi. L'intervento fu
diviso in tré fasi distinte:
- alleggerimento del carico dovuto alle coperture (di cui si è
già detto) e realizzazione di perforazioni armate di collegamento
al livello del primo piano tra la muratura del salone e quella preesistente,
cui era stata addossata;
- demolizione delle volte, conservando invece i sottarchi, con funzione
di presidio; consolidamento degli arconi, con perforazioni armate
per il collegamento strutturale degli stessi con la muratura retrostante
e con microperforazioni di acciaio inox e resine epossidiche per il
consolidamento dei conci schiacciati e per il ripristino della continuità
strutturale tra concio e concio. Per le parti ormai perdute, piuttosto
che ipotizzare riprese a cuci-scuci, che avrebbero comportato ulteriori
e più gravi perdite del materiale originario, si è preferito
far ricorso ad un calcestruzzo, costituito con inerti di sabbia di
fiume e frammenti di coccio, in maniera da conseguire, attraverso
la bocciardatura un colore simile a quello della pietra stessa.
- ultima
operazione, la realizzazione di una trave-cordolo eseguita nel nucleo
degli arconi connessa con le armature delle perforazioni colleganti
la trave stessa ai muri laterali nonché con le travi di ferro
costituenti la struttura portante del solaio, realizzato con lamiera
grecata lasciata a vista e massetto in calcestruzzo.
Il grande salone di piano terra, cosi recuperato, è stato poi
messo in collegamento con le sale di primo piano utilizzando l'ambiente
"chiesa", ove per ragioni di lettura delle diverse stratificazioni
ed interventi si è ritenuto di procedere ad un restauro di
tipo "archeologico" senza procedere al ripristino delle
quote di primo piano, ed evitare l'occultamento di parte dei reperti
venuti in luce: notevole è stata quindi la scelta di ubicare
in tale ambiente la scala progettata con propria struttura in acciaio
ed indipendente dalle murature.
Peraltro, come si è detto, la situazione della locale chiesa
si presentava come eccezionale; per gli altri ambienti, infatti, pure
interessati da scavi si imponeva la necessità di ripristinare
la quota iniziale senza procedere però ad un reinterro che,
oltreché operazione costosa e tecnicamente discutibile, avrebbe
impedito la lettura e lo studio anche successivo di elementi, comunque
interessanti, emersi nel corso dei lavori.
In tali casi si è quindi deciso di realizzare un solaio piano
con controsoletta lasciata in vista su pilastri in acciaio, strutturalmente
indipendente dalle murature perimetrali, a testimonianza dell'assoluta
estraneità di tale impalcato nei confronti dell'organismo originario.
Ultime,
ma significative operazioni ancora in corso, il restauro della torre
angolare di nord-est (relativa alla seconda fase) e quella centrale
del lato est. Per entrambe l'intervento è finalizzato all'eliminazione
dei tetti ad unica falda ed alle ricostruzioni dei paramenti murali
fino alla quota più alta ripristinando la forma parallelepipeda.
Nel corso dei restauri è stato inoltre possibile accertare
che la torre nord-est, oggi a base pentagonale, aveva originariamente
pianta quadrata, chiarendo definitivamente una questione per molti
anni dibattuta. Il quinto lato, infatti, è stato aggiunto in
un'epoca successiva probabilmente quando, realizzato l'ampliamento
di terza fase si determinò tra le due torri angolari di nord-est
ed il nuovo corpo di fabbrica a nord uno spazio irregolare ed inutilizzabile
che si pensò diminuire erigendo appunto il quinto lato della
torre stessa.