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L'esame
dei dati stilistici, nonché delle stesse caratteristiche tipologiche
e funzionali riportano alla memoria il castello di Gioia del Colle o
maggiormente il vicino castello di Bitritto, la cui evoluzione presenta
singolari analogie con quello di Sannicandro, con un nucleo normanno,
un ampliamento svevo ed una ristrutturazione della metà del XIV
secolo.
La
originaria soluzione strutturale di copertura dei locali di piano terra
con solai lignei poggiami su archi trasversali, usata per tutti gli
ambienti del castello indipendeniemcnte dalla forma più o meno
allungala degli stessi o dalle loro dimensioni, richiama una casistica
molto diffusa di castelli di epoca federiciana, rigorosamente legati
a tale tipologia strutturale. Numerosi sono gli esempi pugliesi: dal
castello di Bari (le torri, in particolare la torre di sud-est, la più
integra e meglio conservata dell'intero complesso, presenta archi trasversali
poggiati su colonne e sovrastanti solai lignei), al castello di Trani,
dove recenti lavori di restauro rianno evidenziato al di sotto dei rifacimenti
ottocenteschi legali alla trasformazione del castello in carcere, le
tracce inequivocabili delle paraste da cui partivano gli arconi trasversali.
La conseguente ipotesi di una ristrutturazione di epoca federiciana,
peraltro, non trova alcun supporto nei pochi documenti storici dell'epoca;
si è visto anzi che l'unica notizia relativa al castello durante
la prima metà del XIII secolo lo indica di proprietà del
vescovo di Bari, il che ovviamente non si accorda con le nuove caratteristiche
che il castello assunse a seguito dell'ampliamento (resta il dubbio
relativo alla durata di tale possesso).
D'altra parte poiché, come si è già detto, Sannicandro
dopo il 1307 e fino al secolo scorso fece parte dei possedimenti della
basilica di San Nicola, con la sola esclusione del periodo che va dal
1350 al 1415, e evidente che non appare di alcun fondamento l'ipotesi
dell'ampliamento eseguito dai monaci di San Nicola, i quali non avevano
certo interesse a dotare il castello di imponenti saloni.
Qualora la ristrutturazione non sia stata eseguila in epoca federiciana,
non essendoci alcun elemento che indichi, come possibile datazione,
la seconda metà del XIII secolo (tra l'altro di questo periodo
ci sono pervenuti diversi documenti, ma nessuna notizia relativa a consistenti
lavori edilizi sul castello), potrebbe prendere corpo l'ipotesi che
la terza fase risalga alfa seconda metà del XIV secolo. Tale
ipotesi è suggerita dalla maturila ed imponenza degli elementi
architettonici, in particolare dei portali, e dalla presenza dello stemma
Grimaldi ubicato sul prospetto est al di sopra del portone principale.
C'è da dire che una analisi ravvicinata dello stesso e dell'apparecchiatura
muraria in cui esso è inserito non ha fornito la prova decisiva
- che si cercava - relativa alla possibile contestualità dell'intervento
di foderatura della parte e della sua posa in opera. Infatti non è
stalo possibile escludere che detto stemma sia stato inserito magari
in sostituzione di uno precedente, in un paramento già esistente.
Il problema di datazione di questa ultima fase castellana resta quindi
per il momento aperto, a meno di sempre possibili novità al momento
in cui si opererà sul lato sud. È abbastanza probabile,
invece, che l'ampliamento descritto abbia comportato la demolizione
integrale di una torre nella parte centrale del lato nord.
A parte la constatazione che la cinta relativa alla seconda fase conserva
ancora oggi la torre centrale sui lati est ed ovest (si ricordi che
sul lalo sud, non è stato svolta alcuna indagine) e che quindi
e almeno ipolizzabile che tale elemento fosse presente anche sugli altri
lati, la sua esistenza è suggerita dal rinvenimento, nella parte
centrale della cortina lato nord relativa alla seconda fase, di una
porta, coeva alla cinta stessa, la cui quota, era di ben 120 cm. più
bassa di quella originaria del locale di primo piano dell'ampliamento
di terza fase (determinato con assoluta certezza per il rinvenimento
dei fori di appoggio delle travature lignee dei solai di copertura del
piano terra). Poiché non vi sono tracce di gradini, essa appare
inspiegabile se pensata come collegamento tra i saloni adiacenti: d'altra
parte, sotto il profilo tipologico, strutturale e formale, è
certamente da considerare appartenente alla seconda fase, delle cui
porte di accesso alle torri ripete, tra l'altro, tipo e forma di ghiera
dell'arco, senso di apertura dei battenti, ecc..
Si è cercato la prova decisiva eseguendo in fondazione, alcuni
saggi che però non hanno fornito alcun elemento in quanto tutto
il lato nord presenta al piano seminterrato un grande locale, realizzato,
sfruttando probabilmente il fossato relativo alla cinta di seconda fase,
con il piano di calpestio immediatamenteal di sopra del piano roccioso.
E' evidente che la fase conoscitiva di cui si sono riportati gli elementi
più interessanti e che tra l'altro non può dirsi ancora
ultimata, ha costituito e costituisce il supporto su cui innestare il
recupero tipologico, architettonico e funzionale del complesso castellano. |
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