Le
vicissitudini subite dalla cattedrale negli ultimi decenni, con la
demolizione negli anni cinquanta delle cappelle laterali e dei corpi
di fabbrica ad essa addossati, unite al progressivo impoverimento
delle malte ed al conseguente degrado dei nuclei murari , di particolare
gravita per la snellezza delle murature, sono tutte concause che hanno
portato all'insorgere di dissesti in rapida accelerazione che, manifestatisi
nel 1977, culminarono con la caduta di parte del concio di chiave
dell'arco trionfale.
I quadri fessurativi presenti, indicanti da un lato processi di schiacciamento,
specie lungo gli archi ed i tratti di muratura più sollecitati
e dall'altra un pericoloso moto di rotazione verso l'esterno delle
murature del transetto, potevano trovare, infatti, una parziale spiegazione
proprio dalla sommatoria degli effetti negativi provocati dall'annullamento
di situazioni di equilibrio ormai consolidate da secoli, unita all'eccessiva
snellezza delle murature (anche cm. 80 a fronte di altezze di m. 34),
esaltata dal degrado di cui si è detto.
L'intervento
è, quindi, consistito nel consolidamento generalizzato delle
strutture mediante iniezioni di miscela di cemento e sabbia e nella
realizzazione di un complesso sistema di cordoli e travi costituite
da reticoli cememati, in maniera da conseguire un più efficace
ed organico collegamento delle strutture. In particolare nel transetto
si è realizzato un doppio incatenamento, l'uno all'altezza
dell'imposta dell'arco trionfale, attuato mediante perforazioni armate,
l'altro, costituito da un cordolo in c.a., in corrispondenza dell'appoggio
delle capriate, interessante una fascia ricostruita durante i lavori
di restauro degli anni 1940-50. Analogamente si è proceduto
nelle navate, con la realizzazione del cordolo superiore, procedendo
anche al consolidamento dei matronei che apparivano in cattivo stato
di conservazione e presentavano forti spanciamenti in particolare
quello destro. Quest'ultimo,
infatti, era indubbiamente in condizioni precarie per l'ossidazione
subita dalle catene, la cui sezione utile si era ridotta a circa un
ottavo di quella iniziale e per i] grave quadro lesionativo determinatosi,
con il completo distacco dei lati delle volte a crociera dai muri
longitudinali. L'intervento di restauro è quindi consistito
nel raddoppio delle catene e nell'incamiciamento superiore delle volte
con una soletta in calcestruzzo, collegata, mediante opportune perforazioni
armate, alla sottostante struttura in pietra ed alle murature, a loro
volta consolidate mediante reticoli cementati estesi, per il lato
sulla navata centrale lungo l'intera altezza del parapetto dei matronei.
Notevolmente meno impegnativo l'in tervento, invece, sul matroneo
sinistro dove le obiettive migliori condizioni hanno consentito di
limitare le opere sulle volte al semplice raddoppio delle catene.
II rifacimento delle coperture, con interposizione di massetto di
calcestruzzo alleggerito ed il trattamento protettivo con impregnazione
e lenta pennellatura di xilamon delle capriate lignee ha compli tato
l'intervento. Tuttavia, la cattedrale, ancorché da tempo restituita
alla sua naturale funzione ed aperta al pubblico, ancora oggetto di
studi per la soluzione di altri due gravi problemi che la interessano:
il degrado delle porte bronzee e quello dei paramenti murari interni.
Per il primo, le indagini già svolte dall'Istituto Centrale
del Restauro, sembrano indicare negli agenti atmosferici le cause
del progressivo processo di alterazione elettrochimica subito dal
bronzo: ove tale diagnosi fosse confermata da uleriori analisi di
prossima esecuzione, sarebbe indispensabile, almeno per il momento,
ad evitare ulteriori danni, mettere le porte stesse al riparo dagli
agenti atmosferici, all'interno della cattedrale. Ciò consentirebbe
di avere il tempo e la tranquillità necessaria per individuare
e sperimentare l'uso di sistemi e prodotti per una efficace azione
protettiva del bronzo, senza rischi o comunque senza effetti negativi
indiretti.
Problema
più complesso appare essere quello dei paramenti interni delle
murature della cattedrale interessati da un grave e vistoso fenomeno
di degrado che si manifesta essenzialmente con:
- efflorescenze lungo gli assetti delle murature perimetrali;
- sfaldamento dei conci di pietra in piccole scaglie e contemporanea
polverizzazione dello strato corticale degli stessi.
Lo sfaldamento è presente in generale in tutta la chiesa, anche
se in modo non uniforme e con maggiore evidenza sui muri longitudinali
della navata centrale (forse perchè meno interessati da recenti
lavori di restauro). Tale fenomeno si è verificato in altri
edifici monumentali di Terra di Bari, ubicati in condizioni climatiche
pressochè identiche e con vicissitudini storiche sostanzialmente
simili.Ciò che caratterizza il degrado descritto e lo differenzia
dagli altri è, però, la velocità della progressione
del fenomeno e ancor più il suo concentrarsi solo sui paramenti
interni delle murature, malgrado la chiesa sia ubicata a pochi metri
dal mare e quindi esposta esternamente all'aggressione dell'atmosfera
marina.