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Un'indicazione
particolarmente importante proviene dal rinvenimento dei resti delle
fondazioni delle strutture isolate che dividevano la navata centrale
dalle laterali. Si tratta di blocchi di muratura delle dimensioni di
m. 1,25 x2,50, disposti trasversalmente rispetto all'asse della chiesa.
Le caratteristiche di tali elementi autorizzano a ritenere che le strutture
verticali da essi sostenute fossero dello stesso tipo di quelle presenti
nella soprastante cattedrale romanica. D'altra parte, tenuto conto che
la chiesa eretta da Bisanzio allo scopo di sostituire l'edificio preesistente
con un altro di più ampie dimensioni richiama in modo evidente
le caratteristiche dell'antica basilica, ripetendone in gran parte lo
schema planimetrico, non c'è motivo per escludere che ad una
cosi spiccata analogia dell'iconografia dei due edifici potessero corrispondere
anche analoghe soluzioni strutturali.
Risulterebbe in tal modo definitivamente chiarita la dibattuta questione
della presenza delle colonne binate nella cattedrale romanica, da alcuni
studiosi attribuita ad influenze esterne alla penisola italiana, richiamando
esempi di architetture medievali della Francia settentrionale, collegate
all'arrivo in Puglia dei Normanni in concomitanza con l'inizio di quel
particolare fervore costruttivo che portò all'edificazione delle
grandi cattedrali romaniche.
Al contrario, una volta riconosciuto che le colonne abbinate corrispondono
semplicemente al recupero ed alla riconferma di un modello strutturale
già presente in loco ed appartenente ad un edificio presumibilmente
costruito intomo al V secolo, come è attestato dai resti del
mosaico pavimentale, risulta del tutto comprensibile e giustificata
l'adozione di un lessico architettonico largamente diffuso nell'edilizia
religiosa tra il V ed il VII secolo, con numerosi esempi, particolarmente
nel vicino nordafrica, e nella stessa penisola italiana a Roma (Santa
Costanza) e a Nocera Superiore (Battistero). Vengono
così a trovare conferma alcune considerazioni esposte dal Krónig
(W. Krònig, Contributi all'architettura pugliese del Medioevo,
in "Atti del IX Congresso naz. di Storia dell'Architettura",
Roma 1959) che, pur richiamando l'analogia con monumenti francesi, aveva
posto in rilievo per primo la particolare affinità dello schema
delle colonne binate di Trani con l'architettura paleocristiana. Oltre
ai resti della basilica sono venuti alla luce altri elementi di notevole
interesse relativi alle preesistenze nella medesima area ed alle vicende
costruttive delle fabbriche ivi edificate.
I resti del mosaico pavimentale ritrovati in sito corrispondevano alla
sola zona dell'intera area dell'antica chiesa rimasta indenne da una
serie di manomissioni operate nel corso dei secoli. La parte orientale,
infatti, compresa tra il mosaico ritrovato e l'abside, venne scavata
per realizzare l'ipogeo di San Leucio, le cui volte superano il livello
del pavimento della chiesa, con la conseguente distruzione della corrispondente
zona di mosaico. Nella rimanente parte dell'area della basilica, invece,
il pavimento venne progressivamente distrutto per realizzare un gran
numero di sepolture, in parte sistemate mediante lo scavo del banco
tufaceo sottostante, altre poste a quote intermedie tra questo ed il
pavimento. Le tombe risultano sempre orientale in direziono E-0, secondo
l'asse principale della chiesa e sono, quindi, da attribuire ad un arco
di tempo compreso tra l'edificazione della basilica paleocristiana e
il XIX secolo come testimoniano le numerose monete ritrovate tra le
sepolture più recenti.
Dal livello a cui sono poste e dalle caratteristiche di esecuzione,
oltre che dai numerosi reperti, è possibile classificarle in
due gruppi; il primo appartenente alla necropoli realizzata nella basilica
paleocristiana, il secondo risalente ad epoca successiva all'edificazione
della cattedrale romanica, quando cioè nella cripta di Santa
Maria, che corrispondeva parzialmente alla precedente basilica, venne
mantenuta l'usanza di inumare i defunti. Le sepolture del primo gruppo
si trovano disposte in parte ai livelli inferiori e sono scavate nel
banco di tufo con sagoma antropomorfa per una maggiore larghezza nella
parte mediana. In alcuni casi le tombe sono sovrapposte fino ad impegnare
l'altezza contenuta tra il banco naturale ed il livello del pavimento.
Le tombe di questo gruppo, sistemate superiormente al banco di tufo,
sono realizzate mediante lastre di pietra in funzione di pareti laterali,
mentre per la chiusura dei lati corti sono stati impiegati blocchi di
tufo.
In tre tombe, insieme con gli scheletri sono state rinvenute altrettante
croci di fattura longobarda, due in argento ed una in lamina d'oro.
Alcune lastre di pietra usate per comporre le tombe hanno rivelato la
presenza di numerosi graffiti rappresentanti simboli cristiani, scritte
e nomi di origine longobarda. Le tombe del secondo gruppo, realizzate
dopo la costruzione della cattedrale romanica, sono, invece, eseguite
secondo conformazioni varie in relazione allo spazio risultante dalla
presenza delle sepolture più antiche. In generale sono realizzate
con tecnica sommaria, delimitate da muratura in blocchetti di tufo e
coperte con volte in muratura. Tra il copioso materiale frammentario
rinvenuto nel terreno sconvolto per l'esecuzione delle sepolture sono
stati ritrovati numerosi elementi provenienti dalla demolizione della
basilica paleocristiana e dalla suppellettile esistente prima della
costruzione della cattedrale romanica. Di particolare interesse sono
risultati i frammenti di pavimentazione musiva e ad opus sedile,
del rivestimento di intonaco dipinto, una lastra marmorea appartenente
ad un altare con un'apertura centinaia, probabilmente la fenestella
confessionis, un sarcofago risalente al V-VI secolo, due sculture
in marmo pario raffiguranti teste di aquila e monete di varie epoche
tra il IV e il XIX secolo.
Gli
scavi hanno, inoltre, rivelato l'esistenza di una costruzione anteriore
alla basilica paleocristiana posta a circa m. 0,90 più in basso
del mosaico già ritrovato. Gli scarsi elementi superstiti non
consentono di definire ne la forma ne l'estensione di tale edificio,
ma il rinvenimento di alcuni frammenti della decorazione pittorica dei
muri che la delimitavano permettono di formulare l'ipotesi che possa
trattarsi di una costruzione adibita al culto cristiano non molto più
antica della basilica paleocristiana, demolita per far posto a questa.
Ciò risulta, in particolare, dalla posizione e dalle caratteristiche
di alcuni reperti ritrovati in condizioni di assoluta attendibilità.
Infatti, come già detto, la sola zona non alterata dagli sconvolgimenti
causati per la realizzazione delle sepolture era quella corrispondente
al mosaico trovato in sito. Dagli scavi esguiti nelle zone immediatamente
adiacenti è stato possibile osservare la particolare stratificazione
del materiale sottostante al mosaico, che appariva chiaramente leggibile
e rivelava, al di sotto degli strati di preparazione, un deposito di
detriti ricco di frammenti di intonaco affrescato. Dopo la rimozione
del mosaico, necessaria per consolidare il prezioso reperto che appariva
del tutto inconsistente per l'elevato stato di aggregazione delle tessere,
è stato possibile recuperare alcuni frammenti di dimensioni sufficienti
per apprezarne le caratteristiche. E' risultato trattarsi di immagini
probabilmente di soggetto biblico di età tardo-romana, attribuibili
al IV-V secolo. Gli esigui elementi superstiti della costruzione più
antica, consistenti in alcuni tratti di murature ed in una limitata
zona pavimentata con lastre in pietra di forma irregolare, non consentono
di aggiungere altro all'ipotesi dell'esistenza di un edificio di culto,
che costituisce il momento iniziale di una continuità della presenza
religiosa nel luogo dove oggi si erge la monumentale cattedrale.
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