L'esecuzione
dei necessari lavori ha offerto l'occasione per svolgere preliminarmente
una serie di ricerche e verifiche per un chiarimento delle vicende
costruttive del monumento. In seguito al riscontro di alcune anomalie
nella tessitura muraria dell'ipogeo di San Leucio e nelle zone di
contatto tra le strutture di tale ambiente e quelle della costruzione
romanica, è parso utile eseguire alcuni saggi per una completa
analisi della fabbrica ai livelli inferiori. L'esame ha preso avvio
proprio da questo ambiente sotterraneo che, secondo la tradizione
scritta e orale risultava appartenere alle fasi più antiche
del complesso. Secondo le notizie già ricordate infatti, l'ipogeo
sarebbe stato costruito tra il VII e il IX secolo per custodire i
resti mortali di San Leucio, quindi prima che venisse edificata l'attuale
cattedrale. Esso consta di un ambiente quadrangolare absidato, al
centro del quale vi è una camera rettangolare. Presenta due
accessi dei quali uno, dalla navata sinistra della cripta longitudinale
che immette nel braccio sinistro del deambulatorio. Le murature sono
realizzate con elementi irregolari di pietra locale calcarea e costituiscono
una fodera che delimita lo scavo eseguito nel banco tufaceo. L'abside
risulta inserita all'intemo di quella della basilica soprastante.
La camera centrale è munita di due varchi di accesso sui lati
ovest e nord e di una finestra rivolta verso l'abside. A ridosso del
muro absidale sono stati rinvenuti, a seguito dello scavo e della
rimozione di materiale osteologico, i resti di un altare del tipo
a blocco, fiancheggiato da un secondo elemento liturgico probabilmente
riferibili al rito bizantino.
Tutti gli ambienti del sacello ipogeico sono coperti con volta a botte.
Un particolare interessante è costituito dalla presenza, nella
volta che copre il tratto di deambulatorio posto davanti alla camera
centrale, di due piccole aperture ostruite dall'attuale pavimento
della cripta soprastante. Ciò testimonia una originaria differente
relazione tra l'ipogeo e l'ambiente superiore, evidentemente modificata
all'epoca della creazione della cripta secondo l'attuale assetto.
Una conferma in tal senso è data dalla presenza di una seconda
scala di accesso all'ipogeo, che in origine conduceva al livello superiore
in posizione opposta, rispetto all'asse longitudinale, all'altra già
menzionata.
Siffatta strutturazione del sacello avvalora l'ipotesi che l'ipogeo
dovesse appartenere ad un contesto strutturale diverso dall'attuale.
Le indagini sono state quindi rivolte alla ricerca delle eventuali
parti superstiti dell'edificio che in origine conteneva l'ipogeo,
poi sostituito dalla fabbrica romanica.
L'esplorazione, iniziata con la rimozione del pavimento della cripta
longitudinale nei pressi dell'altare è stata estesa all'intera
superficie di tale ambiente, con scavi fino alla profondità
di circa due metri.
I risultati delle ricerche si sono rivelati di estremo interesse per
il ritrovamento di numerosi elementi che hanno consentito di individuare
le caratteristiche di un edificio il cui piano di calpestìo
era posto a circa cm. 30 al di sotto del pavimento della cripta di
Santa Maria. Di tale edificio, corrispondente senza dubbio all'antica
cattedrale di Santa Maria, sono stati ritrovati:
- i resti di un mosaico pavimentale policromo a motivi geometrici;
- lo sviluppo delle fondazioni e, in alcuni tratti, la parte inferiore
delle strutture in elevazione, corrispondenti ad un impianto basilicale
a tre navate, senza transetto, concluso da un abside semicircolare;
- numerosi reperti provenienti dalla demolizione della basilica, tra
cui frammenti di intonaco dipinto;
L'andamento
delle murature d'ambito ha rilevato la perfetta coincidenza delle
pareti laterali con quelle corrispondenti della fabbrica romanica,
mentre la posizione della facciata è risultata arretrata di
6.40 metri rispetto all'allineamento dell'odierna cattedrale; infine
la parete orientale absidata si sviluppava in corrispondenza della
muratura che oggi separa le due cripte.