Museo d'arte contemporanea WATARI-UM -Tokyo-
architetto Mario BOTTA

Il museo d'arte contemporanea Watari-Um non è di pubblica proprietà ma appartiene alla famiglia Watari che ne ha commissionato il progetto all'architetto elvetico Mario BOTTA nel 1985.
L'edificio è di piccole dimensioni. E' stato realizzato su un lotto di 160 metri quadri di forma triangolare che ha occupato interamente (secondo le prescrizioni urbanistiche della città di Tokyo) recependone la forma nella pianta a triangolo isoscele. Il lotto, infatti, originariamente rettangolare, è stato diviso in due triangoli (uno grande l'altro piccolo) da una strada costruita qualche anno prima del museo e sulla quale si affaccia il prospetto principale del Watari-Um. Gli altri due prospetti, prospetto lato 2 e prospetto lato 1 danno, rispettivamente, su un terreno inedificato e su un piccolo vicolo sopravvissuto allo smantellamento della vecchia Tokyo.
Le lunghezze dei lati del triangolo isoscele sono: 17m,17m e 24m. L'altezza dell'intero corpo di fabbrica è di 19,45m che diventano 24.8m se vi si comprende la struttura di servizio per i sistemi meccanici. L'edificio è formato da 6 piani di cui 1 interrato e 5 fuori terra.
Nelle piante è evidente la suddivisione tra una superfice a triangolo isoscele più piccola che, per i vari piani, costituisce lo spazio espositivo vero e proprio e una fascia, in corrispondenza di un lato del suddetto spazio espositivo, che ha la funzione di un'area di servizio.
Il piano interrato è stato pensato come libreria, il piano terra come ufficio informazioni e negozio del museo, mentre i restanti piani (escluso il quarto piano che è la residenza del custode) costituiscono gli ambienti espositivi.
Per il piano terra ed il primo piano l'illuminazione naturale è assicurata da un finestrone largo circa 4 metri che per i piani successivi si restringe fino a costituire una fenditura di circa 90 cm che percorre tutto il prospetto principale fino al terrazzo. L'illuminazione naturale è, inoltre, garantita da due cavedi triangolari sui due spigoli del triangolo isoscele più piccolo, che percorrono l'edificio in tutta la sua altezza. Al terzo e quarto piano è, invece, importante l'illuminazione attraverso, rispettivamente, una vetrata ed un balcone, in corrispondenza dello spigolo opposto all'ipotenusa.
L'entrata alla galleria è decentrata rispetto alla facciata principale.
Oltre che dalla caratteristica scala di sicurezza (che si incurva tangente all'ipotenusa sul prospetto principale), il collegamento verticale è assicurato soltanto da un ascensore.
La forte sismicità della regione ha imposto un solaio a cassettoni che, oltre alla funzione statica assolve bene anche il compito di assicurare un buon impatto visivo interno.
Caratteristico è il rivestimento esterno del museo col suo alternarsi di fasce in pietra chiara e scura.

Mario BOTTA

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