APERTURE E TECNICHE PER LA STABILITA'

Com'è facile intuire, le masserie, simbolo di quell'architettura rurale spontanea ma al contempo necessaria, sono il risultato e l'assemblaggio di materiali di fortuna recuperati sul luogo o prelevati da vicine cave: pertanto, il materiale utilizzato nella costruzione è stato quasi esclusivamente la pietra. Da questo fondamentale dato di partenza bisogna cominciare a ragionare e a capire quali siano state le tecniche costruttive che si sono sviluppate e quali stratagemmi si siano utilizzati nel risolvere quei problemi statici che ogni volta si proponevano.
Il materiale lapideo ha imposto la costruzione secondo il sistema costruttivo pesante con tutte le conseguenze e gli accorgimenti tipici di questa tecnica come per esempio la risega dei muri perimetrali e di spina man mano che si sale dal piano terra ai piani superiori o la perfetta assialità delle aperture ai diversi livelli.
Quello che c'interessa capire e sottolineare è la tecnica con cui tali aperture erano rese possibili. La più semplice tecnica utilizzata e utilizzabile solo per le aperture non attraversabili, che non prevedevano l'affaccio (come le finestrelle negli iazzi che servivano solo come punti di luce e prese d'aria), è stata quella di prevedere piccole finestre sormontate da un architrave lapideo che, come tutti sanno, non ha una grossa resistenza a trazione e che nel caso di luci grandi da sormontare, non è utilizzabile in quanto non ha buona resistenza al taglio.
Ma allora per le aperture più grandi come si procedeva? La tecnica utilizzata per le aperture con luce maggiore come le porte di ingresso ai vari ambienti o le finestre che permettevano l'affaccio è una tecnica semplice, ma, allo stesso tempo, ingegnosa di cui si è riscontrato due piccole varianti. La tecnica consiste nell'utilizzo di due archi sovrapposti sopra la luce libera, uno quasi a tutto sesto e l'altro nettamente ribassato. L'arco superiore è quello a tutto sesto ed è detto "arco verace" in quanto è quello che in realtà riceve, sopporta e trasferisce i carichi a terra secondo il comune criterio dei mutui contrasti fra i conci. L'arco inferiore è ribassato ed è detto "arco bastardo": è una vera e propria piattabanda che ha delle funzioni statiche molto limitate, ma delle funzioni estetiche molto rilevanti. In entrambi i casi i conci sono tessuti in maniera trasversale rispetto allo sviluppo dell'arco.
Lo stesso principio di funzionamento e di scarico delle forze viene seguito e sfruttato dalla seguente tecnica: al posto dell'arco verace a tutto sesto se ne impiegava uno a sesto ribassato; sotto si lasciava una fessura e al posto della piattabanda inferiore si adoperava un architrave in pietra, meno bello a vedersi, ma comunque efficace. Questa fessura, in caso di rottura dell'arco superiore, evita che venga interessato l'arco inferiore. In alcuni casi, lo spazio fra i due elementi e stato ingenuamente riempito con pietra, malta o cemento per evitare che all'interno s'insediassero gli uccelli con i loro nidi.