MASSERIA LOSITO - Pianta interattiva - Localizzazione della masseria


Ingresso
La masseria Losito non presenta alcun androne d'ingresso.


"Iazzi" e loro tipologie costruttive
La masseria Losito possiede un eccellente esempio di iazzo per le mucche (u staddo-n di vacc), un rifugio coperto che, in alcuni casi, può essere anche scoperto. Il suo tessuto murario è ad opus incertum, in quanto le pietre prelevate direttamente dagli scavi limitrofi venivano poco e sommariamente lavorate, successivamente erano assestate con un concetto statico degno di quella "scienza pratica" caratterizzante queste architetture senza architetti.
Lo iazzo della masseria Losito è un ambiente di nove metri di luce voltato a botte con un sistema particolare che permetteva un limitato impiego di malta. La stabilità estrema di questa struttura e la sua realizzazione sono una questione di mutui contrasti e centine: le centine permettevano una tessitura di 4 metri alla volta (sono visibili i giunti che le sostenevano) e, posto l'ultimo concio di chiusura, grazie a delle carrucole e a dei rulli, si potevano spostare e tessere i successivi 4 metri fino a coprire l'intera lunghezza dell'ambiente. Il piano di imposta è molto basso e sembra quasi che la volta parta da terra, o meglio, dall'altezza delle mangiatoie a circa un metro da terra; i conci che venivano messi in opera formavano tra di loro un giunto "maschio e femmina", cioè ogni concio veniva preventivamente lavorato e rastremato da un lato e poi lo si metteva in opera alternativamente con la rastrematura verso il basso e il successivo con la rastrematura verso l'alto; così si comprende facilmente come la malta perdesse quella sua fondamentale importanza di legante e l'arco non avesse un concio di chiave proprio, ma una serie di conci di chiave, pertanto impropri. Da questa tessitura muraria risulta un intradosso perfettamente statico ed esteticamente piacevole; l'estradosso era tale per modo di dire, nel senso, cioè, che si trattava di paramenti murari con carichi laterali a cui si andava ad aggiungere come zavorra, soprattutto all'altezza delle reni dell'arco, del materiale inerte che permettesse alla risultante dei carichi e delle spinte, dovute ai mutui contrasti, di ricadere all'interno del basamento del "piedritto" e in particolare proprio nel suo terzo medio.
La pavimentazione è formata da sassi levigati tondeggianti e presenta un compluvio perfettamente in asse che portava i liquami dentro un pozzo di sedimentazione interno ed uno esterno.
Affiancato a questo iazzo se ne trova un secondo costruito in seguito (nel '700) che presenta la stessa tecnica di tessitura muraria, ma che in realtà ha un piano di imposta più alto; tuttavia, avendo una freccia minore, risulta essere ribassato e maggiormente sollecitato, pertanto, riesce bene ad equilibrare le spinte derivanti dagli ambienti voltati tra cui è frapposta (infatti ancora vicino esiste l'abitazione del massaio strutturalmente identica ai due iazzi). Nello stesso ambiente di vita del massaio trovavano casa i cavalli a cui era riservato uno spazio per l'accoppiamento e un altro per lo stallone. Importante è osservare come da uno iazzo ad un altro cambiassero le mangiatoie nella loro intima tipologia strutturale in base al tipo di animali che doveva fruirne. Le mangiatoie del primo iazzo sono addossate al muro perimetrale e sono per certi aspetti simili a dei lavabi a cui manca il lato parallelo al muro; in compenso esistono delle fessure laterali, delle canalette dette "scarrass", che permettevano l'inserimento di pannelli di legno delimitanti lo spazio entro cui si poneva il cibo delle mucche; tali pannelli erano, viceversa, facilmente estraibili permettendo una facile pulizia del vano. Ognuno di questi "lavabi" è dotato di un attacco in pietra per le bestie e di un cuscinetto che funge in definitiva da paramuso. Le mangiatoie del secondo iazzo sono mangiatoie a nicchia, ricavate in negativo dallo scavo nella spessa muratura perimetrale e che, nelle pietre poste alla base della stessa nicchia, erano munite delle scanalature dove venivano ad inserirsi i già citati pannelli. Anche qui è presente l'attacco per le bestie in pietra lavorata (avente un foro). In entrambi gli iazzi, inoltre, è collocato un caminetto: nel primo c'è un caminetto a baldacchino con due archi; serviva per riscaldare gli uomini oltre che gli stessi animali nella tipica vita in simbiosi di qualche tempo fa; nel secondo esiste un caminetto simile che, però, era utilizzato per produrre formaggi e latticini.
All'esterno è situato un grosso iazzo a cielo aperto per le pecore, un ovile scoperto recintato con un muro a secco tessuto in modo particolare: la parte superiore è leggermente aggettante e ha una funzione anti intrusione (una volta serviva a proteggere le pecore dalle persone e dai lupi).


Raccolta e gestione di acqua e liquami
L'elemento cardine che distingue la masseria Losito dalle altre sei importanti costruzioni è quello delle presenza di una cisterna (400 mc) in perfetto stato (grazie anche ad un accurato restauro). Si tratta di una vera e propria costruzione a sè stante, studiata nelle forme e nelle dimensioni, in maniera tale da risolvere i principali problemi che la gestione delle acque meteoriche comporta. E' formata da due parti principali, la cisterna vera e propria e un corpo connesso che può essere identificato come quello degli "elementi tecnologici". Tutte e due sono collegate per ottenere un perfetto funzionamento.
Le acque meteoriche, raccolte dalle falde della copertura, sono convogliate, attraverso un semplice sistema di canali, in un primo ambiente profondo circa 2,5 m che costituisce il luogo di sedimentazione. Qui si depositano i primi detriti lasciando l'acqua in superficie più pulita. Questa, attraverso uno "stramazzo" (un'apertura), tracima nell'ambiente più grande (profondo circa 5 m), dove avviene un secondo processo di sedimentazione grazie ad una vistosa pendenza del fondo, che, dal punto d'entrata, degrada verso la fine della cisterna. Questo fondo inclinato spiega il perchè della presenza sulla sommità di due aperture: una, in corrispondenza del punto più alto, per la raccolta dell'acqua, l'altra, sul lato opposto, per il controllo e l'eliminazione dei prodotti di sedimentazione.
Il pozzetto di prima raccolta, oltre a garantire la funzione appena vista, è provvisto di apposite aperture che lo collegano con due vasche laterali. Si tratta, secondo quanto rilevato, di un sistema contro l'eventualità di pioggia sovrabbondante che eliminava il problema del sovraccarico della cisterna e, al contempo, permetteva l'utilizzo di acqua altrimenti dispersa. Da una più attenta analisi, però, più che un sistema per il troppo pieno della cisterna, si tratterebbe di un semplice modo per trasferire acqua all'esterno dopo averla prelevata con dei secchi.

Un altro aspetto importante della masseria Losito riguarda la raccolta e la gestione dei liquami. In questo senso è utile analizzare il sistema, per certi versi analogo a quello della cisterna, che caratterizza la stalla più grande del complesso. L'ambiente presenta un deciso compluvio esattamente nel centro che lo attraversa tutto fino all'estremità. La funzione è quella di convogliare i liquami in un primo pozzetto dove si depositava la parte pesante, poi, attraverso una canalizzazione, la parte più leggera degli escrementi veniva collocata in un pozzo più grande all'esterno dell'abitazione. Le diverse dimensioni erano dettate dalle caratteristiche fisiologiche degli animali che, appunto, producevano più liquami liquidi che solidi. Gli uni e gli altri venivano recuperati sistematicamente per l'uso agricolo.

Difesa
La masseria Losito apparentemente non sembra avere delle strutture difensive evidenti, ma essa in realtà si configura come il simbolo dei sistemi difensivi indiretti.
Partendo dallo iazzo scoperto per pecore, esso si costituisce come un recinto la cui recinzione muraria, formata da elementi a secco, alta più di due metri assume una particolarità in sommità; essa ha degli elementi a sbalzo con base appuntita con la funzione di impedire lo scavalcamento sia alle persone sia agli animali feroci, soprattutto lupi, da qui il nome di "sparalup".
La masseria è formata da tre ambienti chiusi voltati a botte; il primo costituiva l'originaria abitazione ed è munito di un unico accesso ai lati del quale vi sono delle saettiere, piccoli fori che attraversavano obliquamente la muratura spessa quasi un metro.
In epoca successiva venne costruito il piano superiore a cui si accede dall'esterno attraverso un vano scala molto stretto, che ne favorisce quindi la difesa; in asse con le aperture si sono costruite in sommità delle caditoie per difendere meglio gli accessi agli iazzi.