"IAZZI" E LORO TIPOLOGIE COSTRUTTIVE

Quello che si suole indicare col termine dialettale "iazzo" non è qualcosa di ben definito; nella sua italianizzazione non trova un perfetto sinonimo ma una serie di termini che ne descrivono parzialmente il significato. Infatti per "iazzo", a seconda della zona che si prende in considerazione, si intende "stalla per animali" che può essere coperta o a cielo aperto, "grosso cortile" per il raggruppamento degli animali all'interno della masseria, "ambiente abitato in comproprietà con animali" e molte altre sfumature diverse. A parte questa puntualizzazione, tuttavia è da riscontrare che tutte le masserie prese in considerazione e, si può affermare, tutte le masserie in generale contengono al loro interno uno o una serie di iazzi.

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La masseria Losito possiede un eccellente esempio di iazzo per le mucche (u staddo-n di vacc), un rifugio coperto che, in alcuni casi, può essere anche scoperto. Il suo tessuto murario è ad opus incertum, in quanto le pietre prelevate direttamente dagli scavi limitrofi venivano poco e sommariamente lavorate, successivamente erano assestate con un concetto statico degno di quella "scienza pratica" caratterizzante queste architetture.
Lo iazzo della masseria Losito è un ambiente di nove metri di luce voltato a botte con un sistema particolare che permetteva un limitato impiego di malta. La stabilità estrema di questa struttura e la sua realizzazione sono una questione di mutui contrasti e centine: le centine permettevano una tessitura di 4 metri alla volta (sono visibili i giunti che le sostenevano) e, posto l'ultimo concio di chiusura, grazie a delle carrucole e a dei rulli, si potevano spostare e tessere i successivi 4 metri fino a coprire l'intera lunghezza dell'ambiente. Il piano di imposta è molto basso e sembra quasi che la volta parta da terra, o meglio, dall'altezza delle mangiatoie a circa un metro da terra; i conci che venivano messi in opera formavano tra di loro un giunto "maschio e femmina", cioè ogni concio veniva preventivamente lavorato e rastremato da un lato e poi lo si metteva in opera alternativamente con la rastrematura verso il basso e il successivo con la rastrematura verso l'alto; così si comprende facilmente come la malta perdesse quella sua fondamentale importanza di legante e l'arco non avesse un concio di chiave proprio, ma una serie di conci di chiave, pertanto impropri. Da questa tessitura muraria risulta un intradosso perfettamente statico ed esteticamente piacevole; l'estradosso era tale per modo di dire, nel senso, cioè, che si trattava di paramenti murari con carichi laterali a cui si andava ad aggiungere come zavorra, soprattutto all'altezza delle reni dell'arco, del materiale inerte che permettesse alla risultante dei carichi e delle spinte, dovute ai mutui contrasti, di ricadere all'interno del basamento del "piedritto" e in particolare proprio nel suo terzo medio.
La pavimentazione è formata da sassi levigati tondeggianti e presenta un compluvio perfettamente in asse che portava i liquami dentro un pozzo di sedimentazione interno ed uno esterno.
Affiancato a questo iazzo se ne trova un secondo costruito in seguito (nel '700) che presenta la stessa tecnica di tessitura muraria, ma che in realtà ha un piano di imposta più alto; tuttavia, avendo una freccia minore, risulta essere ribassato e maggiormente sollecitato, pertanto, riesce bene ad equilibrare le spinte derivanti dagli ambienti voltati tra cui è frapposta (infatti ancora vicino esiste l'abitazione del massaio strutturalmente identica ai due iazzi). Nello stesso ambiente di vita del massaio trovavano casa i cavalli a cui era riservato uno spazio per l'accoppiamento e un altro per lo stallone. Importante è osservare come da uno iazzo ad un altro cambiassero le mangiatoie nella loro intima tipologia strutturale in base al tipo di animali che doveva fruirne. Le mangiatoie del primo iazzo sono addossate al muro perimetrale e sono per certi aspetti simili a dei lavabi a cui manca il lato parallelo al muro; in compenso esistono delle fessure laterali, delle canalette dette "scarrass", che permettevano l'inserimento di pannelli di legno delimitanti lo spazio entro cui si poneva il cibo delle mucche; tali pannelli erano, viceversa, facilmente estraibili permettendo una facile pulizia del vano. Ognuno di questi "lavabi" è dotato di un attacco in pietra per le bestie e di un cuscinetto che funge in definitiva da paramuso. Le mangiatoie del secondo iazzo sono mangiatoie a nicchia, ricavate in negativo dallo scavo nella spessa muratura perimetrale e che, nelle pietre poste alla base della stessa nicchia, erano munite delle scanalature dove venivano ad inserirsi i già citati pannelli. Anche qui è presente l'attacco per le bestie in pietra lavorata (avente un foro). In entrambi gli iazzi, inoltre, è collocato un caminetto: nel primo c'è un caminetto a baldacchino con due archi; serviva per riscaldare gli uomini oltre che gli stessi animali nella tipica vita in simbiosi di qualche tempo fa; nel secondo esiste un caminetto simile che, però, era utilizzato per produrre formaggi e latticini.
All'esterno è situato un grosso iazzo a cielo aperto per le pecore, un ovile scoperto recintato con un
muro a secco tessuto in modo particolare: la parte superiore è leggermente aggettante e ha una funzione anti intrusione (una volta serviva a proteggere le pecore dalle persone e dai lupi).