RACCOLTA E GESTIONE DI ACQUA E LIQUAMI

In Puglia uno dei principali problemi è sempre stato quello della scarsa disponibilità d'acqua, cosa che, per un paese legato alla coltura dei campi, non poteva essere risolto senza opere idrogeologiche specifiche ancor oggi perfettamente funzionanti. Ognuna di queste è il riflesso diretto di un preciso modo di pensare, secondo cui ogni pietra è posta in un determinato punto e in una precisa maniera per soddisfare, insieme con le altre, delle precise funzioni. Al concetto di funzione va associato un altro, secondo cui nulla si crea e nulla si distrugge e, quindi, tutto è sapientemente riutilizzato.

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Nella masseria S. Martino i percorsi dell'acqua sono evidentissimi e contribuiscono a definire l'estetica della costruzione. Una serie di precise canalizzazioni convoglia l'acqua di tutte le falde dei tetti in una cisterna per l'uso domestico posta sotto il piazzale antistante. L'unico tetto risparmiato da questa raccolta è quello, lunghissimo, della stalla. In questo caso l'acqua è convogliata in una seconda cisterna per l'abbeveraggio delle bestie attraverso un'apposito pluviale fortemente inclinato.
Il materiale che, almeno in passato, era utilizzato per tutti i compluvi era la malta pozzolanica ottenuta impastando calce con pozzolana.
Il termine "pozzolana" definisce un tipo di rocce incoerenti o semicoerenti, emesse da un vulcano nella fase esplosiva di un'eruzione, costituite da piccoli granuli di sostanza vetrosa, più o meno porosa, accompagnata da granuli cristallini e minuti frammenti di rocce diverse. Le pozzolane hanno carattere generalmente acido e sono in grado di fissare calce formando composti di tipo idraulico, per cui sono state usate in edilizia, oggi come in passato, per formare malte resistenti all'azione dell'acqua. Questo genere di materiale ha la possibilità di fissare l'elemento calcio da una sospensione acquosa di calcio dando, se impastato con questa, malte capaci di far presa e di indurire anche in acqua.