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Realizzato seguendo l'insegnamento del primo '900 viennese, l'edificio si configura non come un hortus conclusus, bensì come un oggetto d'architettura in cui lo spazio, non frammentato da una rigida separazione fra interno ed esterno, risulta sospeso in una dimensione scandita, sia dal tema della luce che da una costante ricerca di un rapporto armonicamente definito tra le parti.
Non è un evento puramente stilistico il riferimento alla Secessione Viennese nell'architettura degli esterni e ad elementi classici in quella degli interni, non si tratta di un'architettura generata sulla base di un modello sperimentato nel passato e riproposto in quanto frutto di un vago e disattento lavoro di mimesi, bensì di un percorso scaturito da una forma di apprendistato architettonico, filtrato per mezzo delle lenti del presente, e di cui è sempre riconoscibile l'archetipo.
La bicromia degli esterni, tutti giocati sull'uso della pietra locale e l'utilizzo del legno nel completamento degli interni, non fanno che rafforzare l'idea di una continuità con quella tradizione artigianale che l'utilizzo delle moderne tecnologie ha progressivamente messo da parte.
Sebbene non si prescinda da quella mistificazione che investe la realizzazione delle pareti mediante l'utilizzo contemporaneo di materiali tradizionali e moderni, tuttavia si guarda all'insegnamento del passato nell'intento di stabilire un rapporto di continuità.


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