POLITECNICO DI BARI

FACOLTÀ DI INGEGNERIA

Corso di Laurea in Ingegneria Edile

Insegnamento: STORIA DELL’ ARCHITETTURA

 

 

 

 

I TRATTURI DEL TAVOLIERE DELLE PUGLIE

 


Docente

Prof. CUCCIOLLA
Studente:PETRILLO ANTONIO

matr. n° 506100R

 

I TRATTURI

 

La trasmigrazione delle greggi dagli Abruzzi alle zone pianeggianti del Tavoliere risale a tempi antichissimi, perché la pastorizia nomade veniva esercitata dai Sanniti ancora prima della fondazione di Roma.

Dopo la conquista romana, le terre non coltivate, coperte di cespugli e vegetazione spontanea, chiamate "salde" dal latino saltus, vennero destinate al pascolo pubblico dietro pagamento di un dazio per ogni capo di bestiame.

Ma il clima delle varie zone del Sannio, della Sabina e della Puglia non permetteva agli armenti di stare in tutte le stagioni nel medesimo posto e quindi durante l’inverno si doveva trasmigrare nelle terre calde di Puglia. Le greggi degli Abruzzi erano condotte alle pianure pugliesi lungo publicae calles. La parola calles significa appunto sentieri o cammini erbosi delle montagne percorse dalle greggi, in altri termini, le strade armentizie.

Su queste strade, considerate di uso pubblico fin dall’antichità per il passaggio delle pecore trasmigranti, i pastori godevano del libero passaggio e del pascolo gratuito. Tali privilegi furono poi chiamati tractoria nei codicidi Teodosio e Giustiniano che regolavano l’uso gratuito di tali percorsi pubblici.

In seguito essi furono detti tracturi e da quest’ultimo deriva il termine tratturo che fu usato per la prima volta intorno al 1480 in epoca aragonese.

I tratturi sono sempre stati tutt’uno con la transumanza. Questa non fu un fenomeno solo italiano, ma interessava l’intera area mediterranea ed aveva il suo centro nella nella Spagna, dove più accentuati sono i contrasti tra pianura e altopiani. Qui la pastorizia venne in seguito sistematicamente favorita con la costituzione di una grande organizzazione, chiamata mesta o meseta, che durò dal 1272 al 1836.

Nel mezzogiorno d’Italia, invece che fu secondo solo alla Spagna per la importanza del fenomeno la pastorizia venne organizzata e favorita con l’istituzione della "Regia Dogana della Mena delle Pecore in Puglia " voluta da Alfonso I d’Aragona nel 1447.

Ilsuo ordinamento ricordava in parte quello della Mesta di Spagna e la sua funzione era quella di utilizzare i pascoli della regia Corte, di amministrare le terre del demanio regio, di tutelare i "locati", di convogliare gli armenti dagli Abruzzi in Puglia.

Alfonso d’Aragona diede un impulso notevole all’industria armentizia con la sua famosa leggislatura sulla Dohana menae pecudum Apulie del 1 agosto 1447 diretta al catalano Francesco Montluber, doganiere commissario generale. Questi, nel regolare e integrare tutti i "regi demani ", secondo la denominazione normanna, detti poi "regie difese", comprendenti appunto le terre di Puglia, stabili la larghezza di tutti i tratturi allora esistenti e tracciò la rete dei bracci e dei tratturelli attraversanti le regie difese del Tavoliere per l’accesso delle diverse locazioni.

I tratturi erano larghi 60 passi napoletati, corrispondenti a 111,11 metri. I principali erano quindici per una estensione complessiva di 1360 Km e prendevano il nome dai paesi o dalle località estreme (Aquila-Foggia, Foggia-Ofanto, ecc.) oppure dalle province e zone che attraversavano .

Il loro maggior sviluppo era in pianura perche la morfologia del terreno era piu idonea alla pastorizia. Verso i monti queste vie si riducevano di numero, vi si allungavano solo i principi tratturi che formavano quattro grandi diramazioni.

Il tratturo più lungo e più importante era quello che collegava la città dell’Aquila a Foggia (Km 243,597).

Gli altri tre erano Foggia-Celano (Km 207), Candela-Pescasseroli (Km 211), Lucera-Castel di Sandro (Km 127). Tra i più corti sono da ricordare i tratturi Foggia-Ofanto (Km47) e S.Andrea-Biferno(Km 27).

Da queste arterie principali, che formavano le direttrici della transumanza, si diramavano i tratturelli e i bracci che collegavano ad essi i paesi più lontani e più impervi da raggiungere. I tratturi erano delimitati lunghi il percorso da "termini lapidei" sui quali erano scolpite le lettere R.T. (Regio Tratturi). Adiacenti ad essi in località pianeggianti,ricche di erbe e presso corsi d’acqua, si estendevano i "riposi". Qui le greggi potevano sostare fino a tre notti prima di essere condotte nella assegnata "locazione". I riposi principali erano otto,i piùestesi erano tre: il Saccione, il Gargano, le Murge. Alla fine dell’800 la rete dei tratturi nella sola provincia di Foggia era di 370 chilometri.

Fino all’epoca aragonese i tratturi non furono sottoposti ad alcuna precisa regolamentazione, per cui nessuno tutelava gli interessi dei pastori e controllava le usurpazioni da parte dei feudatari. Questi a loro volta allargavano abusivamente i confini nelle terre poste sotto la loro tutela a discapito delle aree destinate ai tratturi ed ai riposi, vietando il passaggio delle greggi. Con l’istituzione della Dogana la monarchia aragonese, sensibile alle numerose lamentele dei pastori, ordinò che i tratturi fossero ampliati e tentò di arginare le usurpazioni dei baroni facendo loro pagare al fisco una tassa per il passaggio delle greggi sulle loro terre ma gli abusi non ebbero fine, sebbene nel corso dei secoli si procedesse più volte alla reintegra delle aree tratturali. Ogni reintegra consisteva nella misurazione, accompagnata o meno dalla redazione di piante, di parte o di tutti i territori tratturali del Tavoliere. Tale compito veniva affidato agli "agrimensori" o "compassatori" che collaboravano con la Dogana. Loro compito era quello di ripartire tra i locati ed i massari di campo gli appezzamenti che componevano la vastissima estensione del Tavoliere, di verificarne i confini, di reintegrare al fisco le superfici abusivamente occupate o dissodate, di intervenire in ausilio del tribunale della dogana e dirimere le numerose controversie confinarie che insorgevano frequentemente tra i massari di campo, locati, feudatari.

Il bagaglio di esperienza dei compassatori doveva essere tale da consentire loro, anche in presenza di territori molto accidentati dei quali non si poteva procedere alla misurazione. Questa particolare categoria di tecnici conseguiva la preparazione professionale utile allo svolgimento dell’attività attraverso la pratica dei luoghi e l’apprendistato presso altri compassatori doganali. A volte essi esercitavano privatamente per svariati anni prima di ottenere il riconoscimento formale ed ottenere nell’ambito della Dogana, cosa che avveniva mediante un esame da parte di due regi compassatori a ciò deputati ed il conferimento in caso di superamento della prova dell’apposita patente. Le abilità loro richieste erano semplici: saper adoperare la catena ed il compasso ed aver pratica di "ridurre in quadro", ossia suddividere gli appezzamenti in tante figure geometriche.

Le reintegre servivano al recupero delle aree primitivamente occupate dai tratturi o da riposi e poi abusivamente messe a colture, trasformate in parchi, boschi, mezzane o su cui erano sorte costruzioni.

Ogni reintegra era preceduta da un bando.

La prima generale reintegra che permise la misurazione di tutti i fondi del Tavoliere fu esequita, per ordine del vicerè Toledo, dal reggente Francesco Revertera, tra il 1548 ed il 1551. Essa, però, riguardò solo marginalmente i tratturi, di cui si occupò di fissare la larghezza a non meno di 60 passi napoletani, pari 111,11 metri.

Seguirono varie altre reintegre e le relazioni delle più antiche di esse sono conservate nel vol.17 della 1a serie dell’Archivio della Dogana.

Negli anni 1574-1576 fu effettuata una reintegra per ordine del regio doganiere Fabrizio de Sangro, dato in febbraio 1574 ed un’altra negli anni 1599 e 1600, per ordine dell’uditore della Dogana Lelio Ricciardi, dato il 10 dicembre 1599.

L’uditore partecipò di persona alla ricognizione, verificando i trattuti di Celano e di Aquila, anche quello di Pescasseroli.

Nell’anno 1601 fu effettuata una nuova reintegra per ordine del presidente della regia Camera della Sommaria Pietro Antonio Mastrillo. Nei mesi di aprile e maggio 1601 fu provveduto alla titolazione di tutti i tratturi, riportandoli all’antica misura di 60 trapassi.

A chiusura del proprio incarico il Mastrillo, con bando del 24 maggio, ordinò a tutte le autorità dei luoghi prossimi ai tratturi da vigilare sulla conservazione dei titoli di pietra e di impedire ogni occupazione dei tratturi, colpiti non più con pene corporali, ma solo con sanzioni pecuniarie.

La reintegra eseguita negli anni 1611 e 1612 dal credenziere Gianluigi Corcione ed altri ufficiali della Dogana, per ordine del duca di Vietri, fu eseguita, nell’anno 1645, da quella del reggente Fabio Capece Galeota, duca della Regina, con la ricognizione e titolazione della maggior parte dei tratturi dagli Abruzzi alla Puglia.

Per ordine sovrano del 23 dicembre 1649, nel 1651 fu diretta una nuova reintegra da Ettore Capecelatro, marchese di Torrella. In seguito a tale operazioni furono disegnate per la prima volta, anche se in modo impreciso, le piante di diversi tratturi, ad opera dell’agrimensore Giuseppe di Falco

La rappresentazione grafica del seicento.

La tecnica da essi usata nella redazione delle piante, sebbene ricca di particolari e di paesaggi, è elementare .Ciò dipende sostanzialmente dalla necessità di compilare riproduzioni dei territori utili ai fini amministrativi che nello stesso tempo fossero di immediata interpretazione anche da parte di persone poco esperte.

Per qusto motivo l’elemento principe della rappresentazione grafica, intorno al quale tutto gravita, è il regio tratturo; il resto ha soltanto valore di ambito, punto di riferimento e di orientamento per una migliore lettura ed interppretazione del suo tracciato.

Nella compilazione il de Falco non dichiara l’adozione di un rapporto scalimetrico sebbene la costante distanza delle due linee che ne demarcano la larghezza inducano ad ipotizzare almeno l’uso di una misura fissa. Spesso nel disegno, con tratteggio che congiunge i lati delle vie erbose, è riportata la larghezza di queste in 60 passi. Sul margine alto sono riprodotti i termini lapidei dove è possibile leggere scolpite le lettere T.R. per "Tratturo Regio".

La sua larghezza è indicata con cifre poste quasi sempre sulla parte superiore del tracciato, tra i punti fissi. Nella zona centrale è rappresentato, con disegno che serve a dare l’idea della concavità, il sentiero in terra battuta dove si concentra la maggior parte del traffico. In uguale maniera sono riprodotti i percorsi stradali che lambiscono o attraversano il tratturo.

I corsi d’aqua, invece, sono reilizzati con disegno pieno. Di ogni località, costruzione, chiesa, convento, fiume, bosco od altro è indicata la denoninazione.Il disegno delle costruzioni e dei luoghi abitati eè reso molto semplice in prospettiva frontale. Esso segue tuttavia, nello svlgersi, due metodi che integrandosi a vicenda servono a superare la carenza tecnica. Il primo consiste nel rappresentare gli ambiti tratturali cosi come li sarebbe potuti vedere in un ideale percorso: città, chiese, fontane, pozzi, ecc. Hanno sulla mappa le giaciture più svariate, ma conservano l’orientamento giusto rispetto al tratturo. Il secondo è quello di rivolgere sempre al lettore il prospetto principale delle costruzioni o gli elementi significativi di un centro abitato, anche se non concide con la realtà. Il tutto mira a fornire una visione essenziale e, quindi, più semplice ed immediata delle località toccate dal tratturo. Per esempio la città di Lucera dove sono presentati vicino e sullo stesso piano due ingressi della città (porta Foggia, porta Troia)che in realtà si trovano distanti. Gli stessi elementi possono essere riscontrati anche nel disegno del centro urbano di Foggia. L’attenzione nel rilievo del de Falco a tutto ciò è posto sul tratturo o nelle sue vicinanze risulta, a distanza di oltre tre secoli, molto utile per l’individuazione di siti ora scomparsi

Le reintegre associate alla cartografia dal settecento in poi:

In seguito per ordine dell’imperatore carlo VI, nel 1712 l’avvocato fiscale Alfonso Crivelli ed il credenziere Domenico Freda reintegrarono il tratturo aquila-Foggia, le cui piante furono disegnate dall’agrimensore giacomo di Giacomo di Bisegna.

Quando alla giunta subentrò il duca della torre, amministratore generale del tavoliere, affidò a vari ufficiali, l’operazione della reintegra iniziata nel dicembre del 1809, che riguardo prima tutti i tratturi, tratturelli e riposi in territorio pugliese, con l’eslusione di quelli che da Candelaro conducevano nei demani del gargano e San Giovanni Rotondo e poi, tra il 1810 e il 1812, dei tratturi abruzzesi

Dopo il ritorno dei Borboni, l’amministrazione e la reintegra dei tratturi furono di competenza della Commissione istituita con reale rescritto del 29 novembre 1815.

La legge sul tavoliere del 13 gennaio 1817 dedicò ai tratturi e alla loro reintegra gli articoli 53-57, mentre quella del 25 febbraio 1820, istitutiva di una seconda camera le controversie riguardanti i tratturi ed anche l’incaricato della reintegra.

Nel 1826, Nicola Santangelo, intendente di Capitanata, ricevette il compito di provvedere al più presto alla reintegra dei tratturi. Le relative operazioni durarono molti anni: il braccio tratturale che collegava il tratturo Foggia-Cerignola con la tenuta di Tressanti fu reintegrato nel 1838 dall’incaricato Tommaso de Serris; il tratturo che dal Ponte della Tittola portava a Palmori, in tenimento di Lucera, fu reintegrato.nel 1843 dall’incaricato Pasquale Balestrieri.

Le piante dei tratturi reintegrati furono disegnati, per la maggior parte, dal geometra Michele Innantuono e riunite in un unico atlante di grande formato tutte quelle che si riferivano ad un solo tratturo.

Con decreto 14 dicembre 1858, si ebbe l’approvazione di un regolamento sui tratturi che conteneva nuove norme sulla loro amministrazione, accentrata a Foggia presso la Direzione del Tavoliere e l’intendente di Capitanata.

L’amministrazione unica dei tratturi cesso con la legge 26 febbraio 1865, n 2163 ed il regolamento di esecuzione il 23 marzo 1865, n 2211, con cui ebbe fine il sistema del Tavoliere.

La conservazione dei tratturi e dei riposi fu affidata alle Direzioni delle Tasse e del Demanio delle varie provincie interessate (Aquila, teramo, Chieti, Foggia, Campobasso, ecc.), ma gli effetti di questa di sposizione non furono positivi.

Moltiplicatesi le occupazioni ed i disordini , gia nel 1868 si incomincio a parlare di necessità di una nuova reintegra. Le operazioni di reintegra, affidate all’amministrazione forestale presso l’ispettorato Forestale di Foggia), comincirono verso la fine del 1875 ed ebbero termine nel 1884.

L’anno seguente l’ispettorato Forestale trasmise all’intendenza di Finanza di Foggia tutte le carte relative all reintegra.

In seguito, i suoli dei tratturi continuarono ad essere usurpati e messi a coltura o occupati anche dai centri abitati in espansione.

Nel 1908 fu costituito il Commissariato per la reintegra dei tratturi, con il compito di procedere alla misurazione delle aree tratturali ancora disponibili, ad eccezione dei quattro tratturi più importanti, quali:il piu lungo più importante era quello che collegava la città dell’ Aquila a Foggia (Km 243,597). Gli altri tre erano Foggia-Celano (Km 207), Candela- Pescasseroli (Km 211), Lucera- Castel di Sangro (Km 127).

Tra i più corti sono da ricordare i tratturi Foggia-Ofanto (Km 47) e S.Andrea - Biferno (Km 27).

Dopo la compilazione dell’elenco e della carta generale delle vie armentizie si predispose la vendita di alcuni suoli tratturali e fra questi quelli del tratturo Foggia - Ofanto in Cerignola; ma con il sopraggiungere della seconda guerra mondiale tali piani non furono attuati.

* (E associato l’elenco dei tratturi )

 

I percorsi tratturali da Foggia all’ Ofanto

 

La zona che si estende tra la collina di Ascoli Satriano e la foce del fiume Ofanto ospita, dapprima i centri abitati di Orta Nova, Ordona, Carapelle, Stornara e Stornarella, noti col nome di reali siti; e, più avanti, quasi al confine tra la Puglia piana e terra di Bari, la cittadina di Cerignola.

E’ probabile che motivazioni di ordine geologico o climatico naturali abbiano provocato, nel passato, l’ abbandono delle terre, relative alla prima area geografica.

Le quattro masserie di Orta, Ordona, Stornara e Stornarella, infatti si popolarono soltanto nel 1774 per volontà del re Ferdinando IV di Borbone e grazie all’ insediamento in loco di 410 famiglie di coloni, ad ognuna delle quali vennero destinate 12 versure di terra. Orta e Ordona erano due locazioni ordinarie dell’istituto aragonese della Dogana delle pecore di Puglia e possedevano terreni buoni e per il pascolo e per la coltivazione. Infatti le pianure che scendono con poca inclinazione dal Comune di cerignola verso Foggia presentano i più fertili ed i più opportuni pascoli alla pastorizia; e le terre le più adatte alla coltivazione dei cereali. Esse sono situate a destra ed a sinistra del Regio Tratturo e della strada grande, strada consolare che lo fiancheggia, formano quattro grandi locazioni, di Orta, Salpi, Ordona, e di Tressanti.

La più vicina a Cerignola, e quella che comincia a poca distanza dal Comune è la locazione di Orta. Essa confina a ponente con la locazione di Ordona, e con le terre di Stornara; a mezzogiorno con la locazione di Salpi; ed a levante e setentrione con la locazione di Tressanti. La strada consolare che da Foggia porta a Cerignola, la divide in modo che sei poste dell’intera locazione rimangono in tale direzione, e le altre rimangono sulla sinistra della strada, e del R.T. .

Quasi in mezzo della locazione sorge il comune di Orta; e dal lato di levante e di settentrione che si prolunga fino a Tressanti, il fiume Carapelle la bagna per lungo tratto, scorrendo da ponente a levante.

Quasi tutta la locazione di Orta, che abbraccia 303 carri, 19 versure, e 15 catene di terre, corrispondenti a circa 24800 moggi napoletani, è situata in piano, ed è costituita da poche colline che convergono in qualche posta. In alcuni luoghi ove il livello delle terre è più alto, dove qualche straripamento del fiume Carapelle produce delle inondazioni, si trovano delle piccole maremme dette in Puglia volgarmente "marame", che in questa locazione la quale non manca di acqua e di luoghi bassi, che al contrario di essere proficue al pascolo, lo impediscono, e lo rendono inutile alle pecore.

Benchè le terre della locazione di Orta non siano poste in luoghi molto elevati, e benchè godano di una buona esposizione non producono però una buona erba .

Queste circostanze unite a quelle della vicinanza a Comuni di Orta, di Stornara, e di Cerignola, quest’ultimo il più popolato, ed il più agricolo che sia nella Puglia, rese le terre argomento di dissodazione abusive, soggette in seguito a reintegra da parte del potere centrale.

La prima reintegra cui si fa riferimento ,fu quella eseguita da Francesco Revertera alla metà del 1500 per ordine del vicerè don Pedro de Toledo. Le locazioni di Orta, Ordona, e Stornara furono prese in esame nell’ottobre del 1548 e la relazione del Revertera sulla zona ci conduce in prossimità dei percorsi tratturali esistenti tra Foggia e l’Ofanto.

 

Poste presenti nella locazione di Ortafacende parte del tratturo Foggia-Ofanto :

 

Nella locazione di Orta si rintracciano, le poste del saldo: Canne, Bonassisa, Ficora, Fonte, Grassano, Isca, Paduletta, Palata, Torre, Trionfo, Santa Felicita, ecc..

Individuamone alcune; la posta di Santa Felicita è la più bella che si rivenga nella locazione di Orta. Confina a mezzogiorno con la posta di Bonassisa, ed a ponente col fiume di Carapelle. E’tutta in piano ed ha un buon terreno, e bun’erba nella parte non dissodata e non addetta alla coltura. La sua estensione e di 15.01.15 carra. A nord di Santa Felicita, poi, troviamo la posta del Trionfo al lato del tratturo Foggia-Cerignola. Circa la quarta parte di questa posta è stata dissodata ed addetta alla coltura. Essa confina a levante con la posta di Santa F., ed a ponente con la strada consolare. E’ben esposta, non molto elevata, l’erba che vi si trova è di buona qualità. Essa ha una estensione di 13,19 carra.

La posta di Bonassisa: Essa confina sud-est con il fiume di Carapelle attraversato dal Regio Tratturo Foggia-Ofanto. E’ ben esposta, ed è tutta in pino, produce erba mediocre, ed ha un mediocre terreno, rimanendo tutta addetta ad un uso di pascolo. La sua estensione è di 16,17 carra circa.

Le terre della posta Profico sono vicine a Cerignola e situate in, un piano, in modo che nella più gran parte sono addette alla coltura. A settentrione confinano col Regio Tratturo che da Foggia porta a Cerignola, a mezzogiorno colla masseria detta Torriciello, a ponente colla posta di Belmantello, ed a levante con quella di Acquamele. La buona qualità del terreno, la buona esposizione, e la vicinanza al Comune di Cerignola ,non farebbero meritare a questa posta una riduzione di canone, ma prendendosi in considerazione la perdita da essa sofferta del dritto di pascere su due carri e quattro versure e mezza di terre di portata di cui godeva, e che ha perduto allorchè la servitù fiscale fu affrancata, egiusto che partecipi anch’essa della munificenza sovrana nel tenue disgravio proposto.

Poco distante dal Comune di Orta e dalla strada consolare, questa posta èsituata in luogo piuttosto elevato ma piano. E ben esposta, ed il terreno che ha, è di qualità buona. L’erba che produce non è proporzionata però alla bontà del terreno.

Essa è frequentemente interrotta dà giunghi e dalla gramigna che particolarmente vi abbonda, e quindi gli animali minuti non godono del pascolo, e di quell’erba chè più adatta per essi. Questo svantaggio è compensato solo, ed in parte, dal pascolo estivo al quale queste terre si prestano.

La posta di Palata è situata in luogo piuttosto elevato ma ben ben esposto, a piccola distanza dal Comune di Orta, e propriamente dal lato di settentrione, Confina colla strada consolare, e col passo di Orta. Ha buon terreno, ma questo non produce erba molto buona per pascolo, gicche per contenere molto umido e dell’argilla, è fecondo di erba gramignacea, e di giunchi, forse più de terreni vicini.

Un simile svantaggio è compensato in parte però dal buon pascolo estivo che si trova su di essa.

La posta di Acquamele confina a settentrione col Regio Tratturo che mena da Cerignola a Canosa, a mezzogiorno coi terreni del Capitolo di Cerignola, a levante coi terreni di alcuni particolari dello stesso comune, ed a ponente colla posta di Profico, e con altre terre de signori Gala di Cerignola.

. La zona è interessata da tratturi, tratturelli e bracci di tratturi:1) il tratturo regio Foggia - Ofanto che congiunge Carapelle, Orta, Stornara e Cerignola, terminando presso San Ferdinando; 2) il braccio Orta- Tressanti che raggiunge Cerignola; 3) il tratturello Carapelle-Stornarella che passa anche per Orta; 4) il tratturello Salpitello-Trinitapoli che tocca Orta e Cerignola; 5) il tratturello della " Ficora " che collega direttamente Orta e Cerignola. Punto di riferimento frequente per agrimensori e reintegratori della zona, vedi Revertera, Capecelatro, Michele, della Croce, ed il fiume Carapelle, sorpassato dal regio tratturo Foggia-Ofanto. Non compare, invece, menzione della località omonima al fiume Carapelle.

Allorchè, espulsi i Gesuiti dal regno di Napoli, Ferdinando IV volle un esperimento di colonia agricola di Orta, si cominciò a costruire i cinque villaggi, detti reali siti.

I primi quattro siti, Orta, Ordona, Stornara e Stornarella, sorsero intorno alle antiche mezzane dei Gesuiti, l’ultimo, Carapelle, più tardi, presso il ponte sul fiume omonimo. Le quote di terra e le abitazioni rurali vennero assegnate col sistema del sorteggio in bussola e si centrarono intorno ai fabbricati esistenti, ovvero, lungo i tratturi.

Per i coloni, tuttavia, la vita fu dura e stentata: difficoltà di organizzazione, ostacoli creati da clima e marane, crisi economiche, soprattutto pastoie legislative e invalicabili limiti territoriali dovuti alla sopravvivenza della, ormai logora ma ancor potente, struttura della Dogana delle pecore di Puglia.

Una ben nota legge napoleonica poneva termine all’antico sistema doganale il 21 maggio 1806. La Giunta del Tavoliere dava il via ai lavori, mentre per i coloni dei reali siti si profilava un più dignitoso stato giuridico.

Orta e Stornarella vedevano, infatti, riconosciuto loro il titolo di Università, primo passo verso la successiva trasformazione dei reali siti da masserie a comuni.

La strada consolare che dalla Daunia porta al Barese per un tratto, sembra correre quasi in parallelo con l’antico percorso tratturale Foggia-Ofanto conduce ora nella seconda area geografica.

A metà, circa, del tragitto su di una collina sorge la cittadina di Cerignola.

Se la posizione geografica la collega, quasi naturalmente, alla viabilità tratturale dei reali siti, non si può dire lo stesso per la sua storia e per la sua economia. Di antica origine municipio romano, noto campo di battaglia tra francesi e spagnoli, il territorio di Cerignola fu interessato anch’esso alla Dogana aragonese. Alcuni dei suoi territori, infatti, "locazioni aggiunte" della Dogana. Erano ricche di erba naturale e di acque. Ancora nell’800 numerosi erano i pastori abruzzesi che portavano greggi al pascolo nei fertili prati del cerignolano, anche se delle 47007 versure del suo territorio due terzi erano ormai dedite alla coltura. I percorsi tratturali che interessano Cerignola sono numerosi. Oltre ad essere tappe del regio tratturo Foggia-Ofanto, ed essere collegate con i bracci ed i tratturelli già elencati, ricordiamo a proposito del territorio dei reali siti, ancora il braccio Cerignola-Ascoli e nove tratturelli, alcuni dei quali Foggia-Tressanti-Barletta, Ponte di Canosa-Trinitapoli, Foggia-Zapponeta, Trinitapoli-Zapponeta.

Le aree geografiche delle quali si è parlato vivono, progredendo, ma non dimenticano le loro radici socio-economiche, ancora oggi collegate agli antichi percorsi armentizi della Dogana della Mena delle pecore di Puglia. Ricordiamo alcuni dei tratturi da noi esaminati: tratturo Foggia-Ofanto, ed il braccio Orta-Tressanti.

 

Descrizione del tratturo che va dal ponte di Cervaro alle Murge di Montegrosso (includendo il tratturo Foggia-Ofanto):

Il tratturo regio che va dal ponte di Cervaro alle Murgie di Monte Grosso verso l’arco di Carapelle, comincindo a camminare per cento passi diritto verso gli alberi del bosco della Santissima Incoronata, si arriva al pontone della masseria di Santa Chiara, la quale è coltivata da Domenico Belmonte di Foggia, dove si è ritrovato un titolo con le seguenti lettere T.R. che indicano il Tratturo Regio, di fronte non essendovi trovato un altro titolo si è lasciato il regio tratturo con la solita distanza di 60 passi, dove si è piantato un altro titolo simile al precedente, ed allo svoltare della strada che va dal suddetto Ponte alla Santissima Incoronata, il quale confina con la riva di Cervaro in questo tratturo. E così proseguendo in direzione delle Murgie di Minervino, lasciando questa terra a sinistra verso Carapelle alla quale si arriva con 629 passi, dove di fronte sono posti i soliti 60 passi. E con le solite lettere si arriva con 250 passi in un vallone, su di un canale che confina con altri 300 passi a dei ponticelli e svoltando la strada che viene da Cerignola per Incoronata e passando il detto canale per quella direzione si arriva con altri 135 passi. Agli antichi ponticelli dove fa Pontone la mezzana di Santa Chiara nella Correa, oltrepassando il canale si arriva con 180 passi confinando a destra con il tratturo ad una motta detta Monticelli, la quale taglia il confine con 8 passi circa, e dove in detta coppa si è posto un titolo come si è soliti predisporre, dall’uno all’altro di questa motta dove questo tratturo di poco volta a destra camminando per 270 passi si arriva dove sono posti due titoli uno a destra e l’altro a sinistra. Seguendo la direzione dal ponte di Carapelle si arriva alla Carapelle Vecchia con 335 passi e proprio sopra il primo canale, dove confina con la locazione della Correa, e d’Orta, seguendo detto tratturo passando per tre volte il detto canale, il quale procedendo per detto tratturo, si arriva vicino al ponte di Carapelle, sulla sinistra si è ritrovato un titolo, mentre sulla destra se n’è posto un altro con le suddette lettere. Proseguendo per il tratturo si arriva al Ponte di Carapelle con 50 passi e con altri 60 lo si oltrepassa, e con altri 205 si giunge nel tratto destro del tratturo, il quale confina con la masseria del Venerabile Collegio Romano dei padri Gesuiti nella locazione d’Orta, anticamente posseduta da Mario del Tufo tutto Feudo d’Orta, avendo di fronte un titolo a 60 passi, e seguendo la direzione per Cerignola si arriva con 380 passi nel territorio della Posta dell’Ischia, dove si sono ritrovati due titoli malposti in seguito riordinati alla solita distanza e proseguendo verso Cerignola si arriva con altri 210 passi ad un pò di altura, dove sono sempre stati ritrovati due titoli maldisposti e in seguito riordinati, e così proseguendo per i territori della Locazione d’Orta e Posta della Palata si arriva con altri 310 passi dove di fronte erano posti due titoli, proseguendo si arriva con altri passi al solito tratturo che proseguendo per la direzione, si passa alla Padula del Trionfo, e con 800 passi si arriva dove sono stati ritrovati di fronte due titoli con la solita distanza di 60 passi, e proprio sotto la masseria della Palata coltivata dal Troiano Corigliano. Seguendo quella direzione si arriva con 200 passi circa ad un titolo il quale confina con la masseria del Venerabile Collegio Romano, il quale titolo oltrepassandolo con 620 passi si sono ritrovati due titoli uno all’erta e l’altro a terra, i quali erano stati posti secondo la solita distanza. Proseguendo detto tratturo si arriva all’emitone dove di solito scorreva l’acqua del mulino del salice, il quale passandolo con 100 passi si arriva ad un titolo posto sul confine di Torre Giordano, il quale passando per quella direzione si arriva con 38 passi alla taverna d’Orta, dove sono stati ritrovati di fronte due titoli alla disatanza di 25 passi dalla fontana, che si conclude col confine del tratturo a sinistra. Proseguendo il tratturo nella stessa direzione si arriva con 18 passi alla taverna e la si oltrepassa sfociando nel tratturo, la quale passando con 750 passi si arriva alla portata del salice del cosidetto Venerabile Collegio Romano dove sono stati ritrovati tre titoli, uno in mezzo, l’altro a destra, e l’altro a sinistra distanti l’uno dall’altro come di solito. E proseguendo detto regio tratturo verso Cerignola, si arriva con 250 passi dove sono stati ritrovati, di fronte, tre titoli posti a distanza di 30 passi l’uno dall’altro. E proseguendo per quella direzione con altri 550 passi sono stati posti altri due titoli. Proseguendo si arriva alla Valle di Femmina morta, la quale passandola con passi 683 si arriva al confine della masseria del Venerabile Collegio Romano, e proprio dove comincia la località della Stornara finisce quella di Orta, dove si sono ritrovati tre titoli alla solita distanza di 60 passi l’uno dall’altro, seguendo il regio tratturo per quella direzione voltando un po' a destra si arriva con 770 passi dopo aver attraversato una valle a ritrovare due titoli posti alla solita distanza, proseguendo si arriva con 540 passi alla Valle del Pingo, dove finisce il suddetto V.C.R. e si entra nel quarto di San Giovanni di Cerignola, e proseguendo si passa il tratturello della Valle del Pingo, e si arriva per il paese della Posta di Belmantello con altri 200 passi dove si sono ritrovati due titoli alla solita distanza di 60 passi. Proseguendo dellt tratturo voltando a sinistra, si arriva con 235 passi al ritrovamento di altri due titoli. Seguendo con altri 190 passi si arriva dove sono stati ritrovati altri due titoli seguendo si rilascia il Piano della Valle del Pingo e si arriva, dietro la Posta di Belmantello con 420 passi. Proseguendo la si oltrepassa con 570 passi e seguendo la stessa direzione con 510 passi si arriva lì dove sono stati ritrovati tre titoli nel modo predetto, continuando si attraversa il confine di Belmantello, la Valle e con 710 passi si arriva lì dove sono stati ritrovati tre titoli nel modo predetto, continuando si attraversa il confine di Belmantello, la Valle e con passi si arriva dove sono stati ritrovati tre titoli alla solita distanza, e in direzione per Cerignola, si arriva con 760 passi agli ornali di Cerignola.

Voltando nel tratturo a destra, si rilascia la strada che va a Cerignola, su cui a sinistra sono stati ritrovati due titoli, e a destra nell’angolo del tratturo vi è stato posto un altro alla solita distanza di 60 passi. Proseguendo e poi voltando a destra si trovano i confini di Orta a passi 110 sono stati ritrovati due titoli, proprio nella strada entrante per Stornara. Proseguendo per il tratturo, nella stessa direzione della Venerabile Chiesa, e del Convento di Santo Rocco, sono stati ritrovati due titoli, uno a destra nei confini degli hortali, anticamente posseduta da Giovanni Francesco Arcano, L’altro sempre a destra nei confini degli hortali, il cui possessore era Giovanni Sacco, mentre sulla sinistra nell’angolo del tratturo, vi è stato posto un altro alla solita distanza.

Proseguendo per il tratturo avendo a sinistra i confini del Duca e a destra i confini i confini con gli hortali, si giunge con 245 passi per la strada d’Ascoli al piano di Santo Rocco, continuando si arriva alla di fronte la porta della Chiesa di Santo Rocco, la quale ci si allontana da destra con uno spazio di 5 passi, proseguendo avendo a sinistra i confini degli hortali, si arriva alla Cappella di Santo Leonardo, la quale e posta sul tratturo avendo uno spazio di 20 passi. Facendo 275 passi la si oltrepassa trovando due titoli di fronte.

Proseguendo per il tratturo verso destra si arriva con 750 passi al posto dove sono stati ritrovati come nel modo precedente tre titoli. Seguendo il tratturo per i confini della Locazione della Trinità Santissima, per territori di Santo Pietro di Cerignola, si arriva con 850 passi nel luogo in cui sono stati ritrovati tre titoli, proseguendo passando la Valle di Santo Marco con 730 passi si arriva, al ritrovamento di altri tre titoli; è proprio nella fossa vicino la mezzana di S.Marco avvicinandosi all’Ofanto, voltando un po' verso destra si arriva al confine di detta mezzane, il cui territorio era del Duca di Bisaccia padrone di Cerignola, ed a 380 passi sono stati ritrovati tre titoli. Voltando a sinistra e poi a destra si trova di fronte la masseria dei Turi, situata nel territorio di Monte Arsente (locazione di Vallecannella), e a 330 passi si sono ritrovati due titoli. Scendendo si arriva, oltrepassando la fontanella di S.Marco soprannominata dei "pezzenti ", 700 passi sono stati ritrovati sopra un altura tre. Proseguendo per la direzione, del Ponte di Canosa, voltandosi un po' a sinistra, si arriva con 640 passi alla taverna del Duca di Bisaccia. E voltando a sinistra con 315 passi si arriva al Ponte di Canosa dove finisce il territorio di Cerignola, e si entra in quello di Canosa.

 

 

 

Descrizione del "braccio Orta - Tressanti "

Il braccio di tratturo che porta nella tenuta Reale di Tressanti prende la sua origine dal Gran tratturo che da Foggia porta a Cerignola, e propriamente dal punto detto le "Fontanelle" in tenimento di Orta Provincia di Capitanata sotto la latitudine Geografica di 41,16 gradi e longitudine 13,24 gradi contando dal primo meridiano che passa per l’osservatorio di Parigi e termina al limite della detta tenuta reale. Non vi è indizio alcuno che indica l’epoca della sua apertura ma sembra probabile che questo tratturello abbia esistito fini dalla designazione del Gran tratturo, per aver la comunicazione da questo, alle poste delle Locazioni di Orta e Tressanti.

Nel 1810 fu trascurato di reintegra. In forza del decreto del 9 ottobre del 1826 è stato reintegrato dall’incaricato D. Tommaso De Serris dal di 12 al 17 gennaio 1838. Il risultato delle operazioni presenta una lunghezza di miglia 3 passi 931 e mezzo. Coll’area di versure 21 e 29, con una occupazione di versure 21 e passi 29, di modo che l’occupazione corrisponde all’intera estensione del tratturello, perché perfettamente chiuso.

 

 

BIBLIOGRAFIA

- L’Archivio del Tavoliere delle Puglie (Vol. V )

- Archivio di Stato di Foggia "Dogana delle Pecore

di Puglia" (il Tavoliere di Puglia nella prima

meta del XIX sec.

- A. S .F. " Cartografia e Territorio in Capitanata

dal XVI al XIX sec."

- A. S. F. " Percorsi Tratturali da Foggia- Ofanto"

Giacomo Desimio

- A. S. F. "Atlante Italiano, Tratturi,

Tratturelli, Riposi"

- A. S. F. " Inventario a cura di Pasquale Cicco"

- Catasto di Foggia , Sezioni Terreni

" documentazione grafica dei percorsi Tratturali,

con elenco delle reintegre."

Hanno collaborato : Michele Lisi, Pino Facchini,

Gabriella Ginosa *