CASA MILÀ (1906-1910)



Al di là della facciata in pietra, modellata arcaicamente senza alcun interesse per le potenzialità costruttive del materiale e strutturata come un organismo architettonico autoportante e antirazionale, Casa Milà si apre in due grandi cortili, uno circolare e l'altro ovale, da cui si sollevano le fluide scale che conducono agli appartamenti.
All'interno del "polmone di pietra", come è stato appropriatamente definito l'edificio, gli ambienti sono disposti secondo un'aggregazione alveolare che configura spazi irregolari e molteplici, una libera espontanea gemmazione che non anticipa, come è stato detto, il "plan libre" di Le Corbusier quanto piuttosto le strutture organiche di Finsterlin.
Sono spazi misteriosi e inafferrabili, geometricamente ambigui come dettagli d'origine naturale dilatati a scala architettonica e percorribili secondo un occulto tracciato spaziale: <<Gli edifici di Gaudì sono degli ottimi posti per nascondersi>>. Pavimenti in ceramica dai disegni stellari in cui si sommano allusioni terrestri e marine, e allarmanti soffitti in gesso modellati come pulsanti falde scagliose, sovvertano l'orientamento in un'ondosa e delirante sequenza continua, cosmica prefigurazione della casa futura immaginata da Gaudì: <<Spariranno gli angoli e la materia si manifesterà abbondante nelle sue rotondità astrali, il sole vi penetrerà per i quattro lati e sar6agrave come un'immagine del paradiso>>.
Segnacoli cosmici sono anche i celebri fumaioli e sbocchi delle scale di servizio che popolano, come un plotone surreale, le ondulate terrazze della Pedrera e che tanto hanno impressionato critici e artisti di tempi posteriori a Gaudì.