LE QUATTRO TORRI



Le quattro torri, collegate da passaggi aerei e concluse da fantastiche germinazioni geometriche, dovevano accogliere smisurate campane tubolari, il cui suono sarebbe stato differentemente modulato dalla studiata inclinazione e ampiezza delle aperture delle torri.
La loro iniziale pianta quadrata si trasforma a un terzo dell'altezza in circolare a seguito di un ripensamento in corso d'opera (1898), in coerenza con il pensiero di Gaudì per il quale il progetto non è altro che un'idea aleatoria in continua evoluzione.
Gaudì immagina l'interno del tempio come una selva di simboli sacri e di strutture arboree che sorreggono volte iperboliche, un luogo misticamente organico che ricrea <<l'intimità con ampiezza del bosco>> come ripeteva spesso <<con l'esaltazione serena e sorridente del veggente>>.
In una sorgiva proliferazione, le colonne si inclinano e si biforcano secondo una crescita esatta, assorbendo tutte le sollecitazioni statiche senza l'aiuto di archi rampanti e di contrafforti dell'architettura gotica.
Le colonne di sostegno del "cimborio", immagine di Cristo, sono l'elemento di coniugazione tra terra e cielo: le colonne alte ventuno metri - spiegava Gaudì - si sviluppano come i tronchi degli alberi e al tempo stesso rispecchiano le orbite stellari, in un geometrico delirio di comunicazione cosmica.
Analoghi valori cosmici avevano tanto la progettata configurazione stellare dello spazio urbano attorno al tempio, che l'avrebbe offerto alla ricchezza cinetica di vedute oblique, quanto i fori che, come in uno spettacolo futurista, dalla sommità delle torri avrebbero dovuto lanciare i loro fasci di luce mistica verso il "cimborio", verso la città e verso la volta celeste: <<la decorazione del tempio>>, diceva Gaudì, <<si fonda sui santi che salgono dalla terra verso il cielo e sugli angeli che scendono dal cielo alla terra>>.