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Nello stesso capitolo, Iacovielli dice che nel 1761 "di
bel nuovo fecesi la Prospettiva della Chiesa, ampliandosi come oggi vedesi, con
situarsi sulla cima d'essa tre statue, di Maria Immacolata, di S. Francesco e del Beato Giacomo". Sempre secondo lo stesso cronologo bitettese, "nell'Anno seguente si stucchiò tutta la chiesa predetta per dargli maggior lustro, e si proseguì con l'indoratura". Gli stucchi indorati incorniciarono i Misteri della Madonna che Giuseppe Musso nello stesso
anno dipinse a tempera sull'intonaco della volta, divisa in sei campate.
Nel 1901 il portale della chiesa subì vistose trasformazioni, come si rileva da due iscrizioni datate e firmate. La prima, incisa sotto l'architrave della porta, dice: "A. 1901 G.no Chiapparini rifece". La seconda, incisa sul bordo inferiore del medaglione lapideo, sospeso nel timpano del portale e raffigurante a rilievo il Beato con l'albero-bastone, dice: "Al Beato Giacomo dono di S. Percoco-maggio 1901".
Gli interventi del 1901 sul portale non disturbarono l'euritmia del prospetto del 1761, il quale sviluppa un discorso architettonico logico e coerente fino alla naturale conclusione del fastigio. Infatti, i tre ordini o scomparti, in cui si divide, si intrecciano armonicamente tra di loro mediante le linee orizzontali, rappresentate dalle due trabeazioni, le linee verticali delle quattro lesene, le cui mediane si concludono con i due acroteri della cuspide. Tra i capitelli dorici delle lesene e la prima trabeazione, corre un bel fregio, fatto con sei piccoli dischi ombelicati e quattro fasce scanalate a guisa di triglifi, collegati tra loro da
una linea dentata.
L'interno della chiesa ha continuamente cambiato aspetto, a seconda dell'arrendevolezza dei superiori, sollecitati dalla petulanza di certi devoti, desiosi di eternare la loro memoria con qualche opera vistosa e consistente. Con i successivi rifacimenti della pavimentazione fecero sparire le lapidi sepolcrali dei Carafa e dei de Angelis, attestate nel 1647 da Diego
da Lequile e che sarebbero state di grande aiuto allo storico. La voglia di erigere nuovi e più lussuosi altari cancellò vaste aree di pitture murali, di cui è rimasto uno scampolo di testine d'angeli nella nicchia della Pietà. Nel 1943, con il finanziamento del barone Vincenzo de Ruggiero e la consulenza del sovrintendente Schettini, furono smantellati gli altari, per essere sostituiti con sei nuovi in marmo giallo, i quali non ebbero tregua, perchè nel 1976 divennero cinque, ai quali furono mozzati la mensa e la pedana. |