Oggi mi ritrovo a vivere la realtà di un sogno avverato, fattosi concreto nella mia storia, e che per anni mi ha accompagnato. Oggi faccio memoria e custodisco nel mio cuore quegli eventi meravigliosi, vissuti la sera del 13 ottobre scorso, nell'antica chiesa cattedrale di Bitetto, mio paese natale, quando l'Arcivescovo poneva sul mio capo le sue mani di padre e di pastore per trasmettermi la forza dello Spirito e poter essere anch'io padre e fratello per tutti coloro che mi incontreranno; quando dalla sua bocca usciva, come una dolce melodia, la grande preghiera di consacrazione; quando quelle nuove vesti sacerdotali che indossavo; quando quell'olio santo, il Crisma, si posava sulle mie mani per non staccarsi mai più. Così custodisco nel mio cuore, con molta gelosia, il ricordo di quella splendida mattinata, baciata dal sole, del 14 ottobre, quando, attorniato da molti confratelli sacerdoti e non, da diversi parenti e amici, mi sono ritrovato a presiedere per la prima volte l'Eucarestia nel santuario del Beato Giacomo, a me molto caro. Inoltre qui mi viene data l'occasione per ringraziare il Signore per tutti coloro che, con me, hanno voluto preparare questo momento di grazia nel santuario del Beato con un triduo di preghiera, che ha aiutato a comprendere meglio la figura e la missione del presbitero nella Chiesa. Ringrazio tutta la comunità del Santuario di Bitetto, che mi ha aiutato tanto, coloro che hanno animato, con la loro parola e la loro testimonianza, le tre serate di preghiera: P. Graziano Sala, responsabile della pastorale giovanile della Puglia, il quale ha aiutato a guardare la figura del presbitero come "ministro della Parola"; P. Giancarlo Li Quadri Cassini, promotore vocazionale della nostra provincia religiosa, sulla figura del presbitero come "ministro dell'Eucarestia"; il M.R.P. Donato Sardella, ministro provinciale della nostra provincia, sulla figura del presbitero come "ministro della misericordia".

Ma ora, vorrei svelarvi un segreto e cioè il nome di colui che ha fatto sì che potesse succedere tutto questo nella mia vita. Si tratta di un vecchio amico, che ho conosciuto quando avevo nove anni; allora lui aveva la veneranda età di 96 anni circa; oggi ne ha ancora tanti. Qualcuno potrebbe chiedersi come mai un bambino possa farsi amico di un vecchietto di una certa etˆ. Beh, per me è successo, anzi, vorrei precisare, è stato lui che mi ha attirato verso casa sua e da allora non mi ha mai più mollato, tanto è vero che oggi vesto come lui. Si, carissimi, avete capito molto bene. Il suo nome è Giacomo Varingez, il Beato. E' lui che mi ha condotto, da piccolo, a conoscere Gesù Cristo, attraverso la guida di S. Francesco d'Assisi; è grazie a lui che sono stato affascinato dal dover lasciare tutto per seguire il Tutto; è con la sua insistenza che ho detto il mio "si" a Dio, consacrandomi a Lui. Poi un giorno fra Giacomo mi ha sussurrato all'orecchio questa parola: "Non basta che tu sia suo servo, lui ti renderà sacerdote in eterno affinchè tu porti lui stesso fino ai confini della terra". E' per tutto questo che il giorno 14 ottobre, quando facevo il mio ingresso in santuario per presiedere solennemente la prima volta l'Eucarestia, con grande commozione, portavo tra le mie mani la venerata reliquia del Dito di questo mio vecchio amico. Questo stava a significare per me che lui non mi ha lasciato in tutti questi anni di formazione, mi ha sempre seguito con il suo "bastone" e mi ha sempre confermato in ogni momento e, quel giorno, anche lui faceva festa per me e con me. Ora, a conclusione, vi dico anche i tre regali che fra Giacomo mi ha fatto in occasione della mia ordinazione; tre cose che lui ha sfruttato al meglio durante la sua vita e che ora li ha donati a me: la preghiera, l'umiltà e il servizio, cose che deve fare un degno testimone di Cristo.

Fra Rocco
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