Il Convento del Beato Giacomo


I Riformati, quando nel 1625 subentrarono agli Osservanti nell'abitazione del nostro convento, trovarono il piano superiore "che minacciava rovina perchè molto vecchio" (Bonaventura da Lama, op. cit., vol. II pag. 225). Fu l'occasione per intraprendere una serie di ristrutturazioni, che, del resto, avrebbero fatto anche se avessero trovato il fabbricato conventuale in buone condizioni. Servendosi dei propri architetti e delle loro maestranze, com'erano soliti fare nella fondazione di nuovi conventi, ricostruirono il piano superiore, secondo precisi canoni architettonici, ispirati da principi di povertà e di austerità, che esigevano corridoi stretti e celle piccole. Seguendo la traccia dei muri portanti del pianoterra, ottennero tre corridoi, larghi mt. 1,83, e alti mt. 340 c. Il "circa" è d'obbligo a causa delle lievi differenze dovute all'utilizzazione del vecchio tracciato non sempre regolare. Ai lati costruirono sei file di celle, che s'affacciano da una parte sull'orto, e dall'altra sulle terrazze aperte che corrono sulle volte del quadriportico.

Fecero altresì dei lavori di consolidamento, condotti tutti all'insegna della povertà, che voleva il nuovo senza distruggere il vecchio, se era ancora in buono stato. E così, in alcuni locali inferiori, alzarono muri di sostegno che s'intersecano poco bellamente con quelli preesistenti, e in alcuni punti rifecero le mura perimetrali, le cui suture emergono con le infiltrazioni d'acqua e la caduta dell'intonaco. Affrescarono i corridoi e le celle con storie di santi, di beati e personaggi illustri dell'Ordine Serafico, e scrissero sull'ingresso delle celle versi e frasi latine di carattere meditativo. Ora tutto è stato cancellato dall'incuria e dal naturale degrado, salvi un tondo con la figura di un papa francescano nella cella prospiciente la veranda del giardinetto, e il grande pannello della gloria di S. Francesco in fondo al corridoio che porta in chiesa.
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