LA BENEDETTA: Luogo di preghiera del Beato Giacomo




UBICAZIONE: La Benedetta, poco lontana dal convento, a vista della chiesa.

DESCRIZIONE: La cappella si compone di due corpi, l'anteriore che costituisce la chiesina, e quello posteriore fatto con due piani di due vani ciascuno e nel quale è impiantato il campaniletto a vela. La cappella, ad una sola aula, ha pianta rettangolare e facciata monocuspidata, su cui si dispongono, in linea verticale, il rosone, la nicchietta con bassorilievo e il portale. Le due fiancate sono anch'esse monocuspidate, e hanno tettoie a due spioventi che formano con quella della cuspide frontale una croce a Tau.

MISURE: 1330 x 830

NOTA STORICO-CRITICA: La cappella deve la sua notorietà e il culto quasi continuo al fatto che vi si recava spesso a pregare il Beato. Per tal motivo i frati del convento e il popolo di Bitetto non l'hanno mai abbandonata, apportandovi sempre i necessari restauri e perfino degli ampliamenti. Nel 1668, il vescovo Francesco Gaeta, con il consenso della comunità conventuale, la ingrandì notevolmente, utilizzando i conci migliori provenienti da una chiesa medievale "extra moenia" diroccata. Da una copia della Cronologia di Iacovielli trascritta e postillata da P. Giuseppe Maria Sciarra il 1835, si apprende che nella prima metà dell'Ottocento vi abitava un frate eremita alle dipendenze del convento. Dopo la cacciata dei frati, la Benedetta fu adibita successivamente a ricovero dei colerosi, poi a deposito dei cadaveri e sala di autopsia, e infine a cimitero, sia all'interno che nelle adiacenze. Nei primi decenni del ventesimo secolo, cominciò a rovinare a causa del completo abbandono. Dopo il 1970, il Comune, con il concorso di ditte e di privati cittadini, la restaurò al completo, e trasformò a parco l'area antistante, proteggendola con muretto e inferriata. La parte principale delle spese del restauro la sostenne la Ditta Binetti "come controparte della scomparsa della chiesa di Materdomini, diroccata per lo scoppio delle mine della vicina cava di pietre di sua gestione" (Nicola Milano, Le chiese della diocesi di Bari, Edizioni Levante, Bari, 1982, p. 296). Lo stesso autore, nell'op. cit. p. 292, accenna a documenti in possesso del Municipio di Bitetto, della Prefettura di Bari e del Ministero delle Finanze, dai quali risulta che il corpo posteriore della Benedetta era l'avanzo di un ex monastero dipendente da Donnaregina di Napoli.