Nacque a Zara, circa il 1400, da Beatrice e Leonardo Varingez.
La data più probabile della morte oscilla tra il 1485 e il 1490.
In una data imprecisata, partì dalla Dalmazia e approdò a Bari, dove sostò per qualche tempo nel convento di S. Pietro, ora distrutto.
Dopo il 1462, anno in cui fu fondato il convento di S. Maria dell'Isola a Conversano, fu trasferito in quella casa religiosa dove fece il cercatore, l'ortolano e il cuciniere. Nelle ore libere si nascondeva nella grotta sottostante alla chiesa per trascorrervi molto tempo davanti all'affresco della Madonna.

In un anno successivo al 1469, data di fondazione del convento, lo troviamo a Cassano Murge, nel remoto eremo di S. Maria degli Angeli. Amò molto questo convento, dove rimase parecchi anni, trascorrendo le sue ore più belle, ora nella grotta-cisterna, davanti all'icona affrescata della Vergine, ora in un'antica tomba del giardino, dove costruì sette cappelline, come per compiervi un ideale pellegrinaggio alle sette basiliche di Roma.

Forse quando già era avanzato in età, fu trasferito nel convento di S. Francesco a Bitetto.
Tuttavia, l'età non gli smorzò il fervore caritativo, che dimostrò in modo infaticabile durante la peste del 1483, quando girò di casa in casa per assistere agli appestati;

e nelle terribili estati di siccità, quando, attingendo acqua dalle cisterne del convento, la distribuiva alla gente che premeva alla porta del convento. Poco lontano dal convento, vi è la bella chiesa della Benedetta che ai tempi del Beato era un piccolo sacello campestre con un'icona della Vergine Maria, dove andava a pregare di giorno edi notte.

Fu qui che un giorno una lepre braccata dai cani di un cacciatore si acquattò sotto il suo abito trovandovi la salvezza.
A Bitetto morì dopo il periodo più aspro della fallita congiura dei baroni e le vendette spietate del Re di Napoli, che accaddero tra il 1486 e il 1487.
La sua fama di santità si accese una ventina di anni dopo la sua morte, quando il suo corpo fu trovato, nel sepolcro comune dei frati, ancora colorito, flessibile e incorroto.
La causa di canonizzazione, iniziata nel 1629, dal vescovo locale Michele Masserotti, fu ripresa e conclusa dal vescovo Onofrio Odierna. Nel 1700, Clemente XI lo proclamò Beato in considerazione del suo culto immemorabile.