...Il DUCA D'ATRI

Chi era codesto Conte d'Atri, e che ha a che fare un conte con un umile fraticello?
Il occasione della "Congiura dei Baroni" il re del regno di Napoli Ferdinando I costrinse i baroni all'umiliazione, anzi allorchè vide questi disarmati, fattili venire a sè li fece arrestare e tagliare la testa. Il Duca d'Atri, Andrea Matteo Acquaviva, figlio di Giulio Antonio Aragona Acquaviva, principe di Teramo, marchese di Bitonto e conte di Conversano, dalla paura di essere arrestato e decapitato, si rifugiò nel convento di fra Giacomo. Un giorno, poco prima di pranzo, mentre Giacomo era al suo posto in cucina e ammaniva, tra il fuoco e le affumicate pignatte, un tegame pieno di fave per farne una saporosa minestra ai suoi frati; ecco che, tenendo egli il vaso e volendo cuocerlo al fuoco, gli successe uno dei suoi ordinari fenomeni. Il suo cuore, pieno d'amore di Dio e riboccante di gioia celeste, non era più tra le pentole; ma assorto in Dio in una dolce estasi profondissima, mentre le lacrime scorrevano giù e venivano a cadere sulle fave. Gran lezione per il conte il quale al vederlo, prima restò come sopraffatto di ammirazione; poi rientrato in sè, esclamò: "Beati voi che mangerete la minestra delle fave, cotte nelle dolci lacrime di fra Giacomo!" Il Conte dovendo lasciare il convento e avendo tanta paura si recò da fra Giacomo chiedendogli consiglio ed il Santo gli disse: "Évai liberamente e presentati al re che ti riceverà amorevolmente, e ti abbraccerà e non ti farà nessun oltraggio, come ha fatto purtroppo agli altri compagni tuoi. Anzi, quando tornerai a casa ti restituirà tutti i tuoi beni e ritroverai la contessa tua moglie, che avrà partorito un figlio maschio". Il Conte lo ascoltò e così avvenne.

...LA VIA ISTANTANEA

Dopo un pò di tempo dal suo ritorno a casa, il Conte spinto da immensa gratitudine verso il Servo di Dio, si recò a Bitetto. Giunto al convento e chiesto di fra Giacomo, all'incontro con lui il Duca si gettò tra le sue braccia come un bambino in braccio al nonno in segno di gratitudine. Il Servo del Signore ringraziò il Duca con tutta umiltà. Il Duca volendo dimostrare concretamente la propria gratitudine chiese a Giacomo se volesse qualche favore...quest'ultimo visto che tale offerta veniva proprio dal profondo del cuore disse: "Ebbene, vuoi tu far qualcosa che sia utile ai miei religiosi, vantaggiosa per i passeggeri e grata al Signore? Costruisci la strada che dalla città porta al convento, visto che la presente strada è una straduccia, stretta e bistorta e crea molti disagi a chi viene e a chi va". Il Duca corse a soddisfare tale desiderio e riuniti a sè i Signori delle terre sopra cui doveva passare la strada, ottenne da essi una risposta negativa poichè avevano paure che smembrando i possessi avrebbero assottigliato le entrate. Il Duca avuta una tal risposta molto dispiaciuto si recò dal Santo e quest'ultimo, sentito ciò gli disse: "...non si perda di coraggio. Ad ogni cosa c'è rimedio. Faccia venire questa sera molta gente da Bitonto, che subito si darà principio alla strada". Il Duca subito diede ordine che venisse la gente e desse principio alla strada. E tanto si affannarono in quella notte, che la mattina la strada era pronta, così bella che la gente del paese rimase strabiliata e vista "quell'istantanea", restarono ammirati mentre gli avari proprietari borbottavano tra loro. E questa strada bella, diritta e spaziosa dura tuttora la presente ed è chiamata "la via del Beato Giacomo".

PAG. 1 PAG. 2 PAG. 3 PAG. 4 PAG. 5 PAG. 6 PAG. 7 PAG. 8