LO STUPORE DEI FRATI...
Lo stupore dei frati del convento si manifestò nel convincimento che si trattasse di un miracolo che Dio aveva voluto operare direttamente sul corpo del suo Servo. Pertanto, non si esitò a collocare la salma sull'altare maggiore e successivamente nella cappella di sant'Antonio, una specie di grotta, con il tacito consenso del vescovo di Bitetto Vincenzo Pistacchio. Nella circostanza non ci fu alcuna azione di impedimento, perchè il Vescovo era convinto che non era tanto l'incorruttibilit&grave del corpo, di per sè miracolosa, che lo induceva a comportarsi in modo indulgente, quanto il fatto che fra Giacomo in vita e durante il ventennio della sepoltura aveva sempre goduto di fama di santità. Questa si era così diffusa da attraversare la penisola fino a raggiungere Lisbona. Qui, fu raccolta e annotata da fra Marco nell'opera citata. Il celebre divulgatore della storia del francescanesimo europeo, a differenza del fiorentino fra Mariano, che continuò a chiamarlo fra Giacomo, si servì dell'apposizione Servo di Dio tutte le volte che lo menzionava. Alcuni anni più tardi, Francesco Gonzaga lo invocava con l'attributo di beato. Aveva visitato il convento di Bitetto nel 1581 e nel 1585 in veste di Ministro generale dell'Ordine francescano, in occasione della celebrazione del Capitoli Provinciali di Terlizzi e di Andria, pregando davanti al corpo integro e incorrotto fino ad allora, come potevano constatare senza ombra di dubbio tutti coloro che si avvicinavano per venerarlo. Da queste note si ha la conferma che il culto si era diffuso, manifestandosi pubblicamente come se fosse stato riconosciuto da Roma: ne fu diretto testimone, appunto, Francesco Gonzaga.
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