Ricerche archivistiche e nuovi contributi storiografici
Marino F. Cavalleri
La positio supervirtutibus, edita recentemente "Cogregatio de Causis Sactorum. Baren -Bituntina. Canonizationis Beati Iacobi Illyrici de Bitecto, religiosiprofessi Ordinis Fratum Minorum " 1400-1496 c.1Ś4 Romae 1998) consente
di fare il punto sulle nuove acquisizioni circa la biografia e l'opera di un personaggio che in altri tempi si sarebbe definito minore, ma che pur
non essendo stato nè un predicatore nè uomo di cultura nè aver ricoperto
ruoli autorevoli, ha tuttavia acquistato un significato rilievo storico per
merito della sua esemplare santità sullo sfondo di un secolo ricco e complesso
quale è stato il Quattrocento, in particolare nella storia del movimento francescano. Trattandosi
di illustrare la personalità di un religioso francescano del secolo XV,
originario della Dalmazia, che aveva trascorso l'infanzia e la giovinezza in patria e l'etè
adulta in Puglia, vissuto sempre nell'assolvere ai pi&u grave umili lavori manuali
in tre o quattro conventi della Terra di Bari, morto a Bitetto, un sopralluogo
nella sua terra natale si rendeva quanto mai opportuno. Avendo egli trascorso la
sua esistenza da religioso nel Regno di Napoli sotto la dominazione degli
Aragonesi ed essendo l'archivio della Corona di tale casa regnante conservato
a Barcellona, era doveroso ricercare eventuali riscontri in detta sede. Essendogli stato, infine, riconosciuto il titolo di Beato nell'anno 1700,
al termine di due processi, tenutosi il primo nel 1629 e il secondo nel 1695, era
significativo rintracciare i testi presumibilmente editi dalla Congregazione dei
Riti, in merito alla Causa di beatificazione di fr. Giacomo, conservati a Parigi
in seguito alle razzie nel patrimonio culturale e artistico italiano compiute
sotto Napoleone. Altri spunti di ricerca rivelatisi fondamentali, sono stati
forniti dalla segnalazione di P. Cesare Cenci circa l'esistenza a Firenze di
un manoscritto di fr. Agostino da Punzona (Al), contemporaneo di fr. Giacomo, che lo conobbe di persona nel Gennaio 1488 nel convento di Bitetto dove
era giunto nell'ambito della visita canonica del Vicario generale, fr. Giovanni
da Sestrini, in qualità di segretario-socio del visitatore. Le indagini si sono
dunque necessariamente allargate anche fuori dal meridione d'Italia e sono
state condotte in Italia, in Francia, in Croazia e in Spagna, consentendo di
reperire documenti importanti. A Firenze il già ricordato manoscritto del sec. XV del francescano Agostino da Ponzone. Il codice, che consta di ff. 264rv, si è rivelato una preziosa fonte di notizie
storiche. A Parigi i testi editi dalla S.R.C. relativi alla Causa di canonizzazione del Beato Giacomo e
precisamente la Positio super signatura Commissionis pro introductione Causae,Romae 1693; Positivo super cultu ab immemorabili eidem Beato prestito,Romae 1699; Concessionis Officii et missae in honorem B. Iacobi Illiricivulgo de Bitecto, Romae 1725; Concessionis Officii et missae de Communiin honorem B. Iacobi Illirici vulgo de Bitecto appelati, Romae 1749. A Bitetto nell'archivio
del Convento (ACB-BG) è stato rintracciato l'unico testo edito dalla S.R.C.
non presente tra quelli di Parigi. Si tratta della concessione della festa del
Beato Giacomo: Sacra Rituum Comgregatio festivitatem posse permetti censuit,Romae 1704-1705. A Zara, notizia circa l'estensione della Messa e dell'Ufficio in onore del B. Giacomo all'Arcidiocesi di Zara, concessa dal Papa Leone XIII con Breve del 29 maggio 1892. Conferma di tale notizia da parte dei Decreta, anno 1892 della Congregazione dei Riti, riscontrata a Roma presso l'archivio della Congregazione per le cause dei Santi (ACCS). A Zara è stato anche possibile individuare in Santa Maria del Porto la chiesa in cui verosimilmente il Beato era stato iniziato alla vita cristiana. Talune non insignificanti tracce del tempo sono tuttora conservate nel centro storico della città, presso le mura venete, là dove esso si innalzava. A Roma nell'archivio della Postulazione generale O.F.M., è stato reperito il brano riguardante il Beato Giacomo tratto dal Fasciculus chronicarum Fratuum Minorum di Mariano da Firenze, testo che si riteneva disperso da più di due secoli insieme
ai quattro volumi del codice. Solo dalla Spagna perora non è venuto alcun rapporto documentale, nonostante siano stati passati in rassegna gli Inventari; dell'archivio della Corona aragonese in
Barcellona relativi al Regno di Napoli del Quattrocento. Complessivamente
sono stati consultati 32 archivi; 60 mss. conservati in 15 sedi diverse; 22
edizioni critiche di fonti, in particolare francescane. Sono state esaminate
Bolle pontificie, diplomi e concessioni di re, regole, statuti, costituzioni, rituali,relazioni ufficiali di visite civili e canoniche, atti notarili, verbali,sentenze e decreti. Nel volume della Positio sono stati presentati in totale 55 documenti rigorosamente coevi per complessive quasi 400 pagine
delle 800 o poco più di cui si compone l'intera opera. E' stato inoltre possibile, per la prima volta, provare senza possibilità di ragionevole dubbio che il corpo incorrotto venerato da cinque secoli a Bitetto è quello del Beato Giacomo. La descrizione di lui, contenuta nel ms. di Agostino da Ponzone, con indicati alcuni particolari del suo aspetto fisico di venerando vecchio,
vicino ormai a novant'anni, quasi completamente sordo, piegato in due e incapace
di tenere la posizione eretta, raffrontata con quanto osservato e precisato dall'èquipe
di clinici incaricati dell'ultima ricognizione medico-canonica del 1986
eseguita sul corpo del Beato anche mediante lÕesame della Tomografia Assiale
Computerizzata (T.A.C.) ha permesso di concludere che il corpo preso in esame da
questi ultimi corrisponde esattamente a quello di fr. Giacomo descritto
cinquecento anni prima da fr. Agostino. Da ultimo, il materiale a stampa rintracciato a Parigi, relativo ai due processi seicenteschi del Beato Giacomo, che contiene rilevanti deposizioni testificali, ha inoltre permesso di capire che non si è trattato di un unico processo svoltosi in due tempi a
distanza di oltre sessant'anni l'uno dall'altro, come sin qui creduto,
bensì di due distinti processi, aventi due oggetti da inquisire e accertare, e
cioè "Super fama miraculorum et sanctitatis" il primo, ordinario; "Super cultu immemorabili" o "Caus exceptus" il secondo, apostolico. Diciannove testimonianze si sono avvicendati a rispondere a
nove articoli nel processo del 1629; sedici risposero ai ventotto articoli in
quello del 1695. Il primo processo, a causa della morte del Vescovo di Bitetto
Mons. Michele Masserotti, giudice del tribunale, rimase senza sentenza; il
secondo, oltre la sentenza del Vescovo Mons. Francesco Odierna, giudice delegato
della Congregazione, si ¸ pure avvalso delle perizie di due pittori, chiamati a
datare il materiale iconografico al fine di provare l'esistenza di un culto
sin dai primi anni dopo la morte del beato, a di due medici incaricati dalla
prima ricognizione medico-canonica sul suo corpo.