RICOGNIZIONE FISICA
L’area, su cui sorgono i capannoni delle ex Acciaierie e Ferriere Pugliesi, è ubicata nel settore sud-orientale del territorio urbanizzato del Comune di Giovinazzo, per una estensione complessiva di circa mq. 93500 con mq. 42500 di edifici e mq. 18000 di aree scoperte.
La superficie si presenta quasi perfettamente orizzontale con quote che variano non bruscamente dai 10 ai 18 mt s.l.m., per una quota altimetrica media di circa 17 mt s.l.m.
Nel settore orientale, l’area confina con la lama denominata localmente"Lame di Castello", elemento strutturale del territorio in stato di assoluto degrado e cattivo utilizzo. In questa zona la superficie della porzione confinante con la lama si eleva di circa 6 mt sul livello marino, risultando a livello con l’ingresso posteriore del capannone situato a NE.
Il fronte meridionale degli ex AFP è confinante interamente con la Linea Adriatica delle FF.SS. nel tratto Bari – Foggia, ed è presente tuttora un raccordo ferroviario per lo scalo delle materie prime e dei manufatti prodotti, tronco ora in disarmo.
Dal punto di vista delle opportunità offerte dalle vie di comunicazione, il sito si presenta in zona assolutamente strategica: oltre alla presenza del già citato scalo ferroviario, infatti, segnaliamo la SS 16, che lambisce l’area a non più di 100 mt, e la SS 16 bis, che taglia in due il "ventaglio" del territorio comunale di Giovinazzo ed è facilmente raggiungibile a mezzo della SP 88 Giovinazzo – Bitonto, su cui si affaccia l’ingresso principale delle ex AFP nel settore occidentale.
È proprio quest’ultima arteria stradale che costituisce tuttora l’unica possibilità di raggiungere e praticare l’area.
Il settore Nord - Occidentale è contermine ad un’area interessato da interventi di edilizia residenziale di ultimissima fattura.
Il settore a NE è chiuso da una superficie residuale in stato di assoluto abbandono e degrado (costituendo in pratica un ricettacolo dei rifiuti).
Qualche considerazione in più va fatta sulla lama: la zona confinante con l’ex fabbrica è occupata da un vasto terrapieno formato dalle scorie di lavorazione. Tale rilevato, attualmente di altra proprietà, insiste totalmente nell’alveo della lama ed è soggetto a facile erosione, non essendo stato stabilizzato e preservato dall’azione dilavante delle acque meteoriche. I materiali portati in soluzione invadono quindi l’alveo e vengono trasportati fino al mare, provocando l’interrimento della foce.
Già da alcune immersioni amatoriali nella cala che costituisce la foce, "Cala di Spiriticchio", si è potuto rilevare la presenza di materiale estraneo alla normale conformazione dell’ambiente marino costiero locale; inoltre le acque sono relativamente basse nell’intera zona della cala: solo agli estremi si superano i 3-4 m.
Tutti i fabbricati dell’impianto sono ormai in disuso da anni ed il loro stato di manutenzione è, di conseguenza, alquanto precario, anche per l’accumulo di detriti e rifiuti; comunque si deve tenere in conto l’interesse che presentano i capannoni con struttura a capriate e travi in profilato di acciaio, i quali, date le loro macro-dimensioni e la loro facile recuperabilità tecnico-tecnologica, rendono fattibile il recupero del linguaggio architettonico e del valore archeologico industriale, che tali manufatti esplicano.
I capannoni posti nell’estremo settore a Nord – Ovest, tra le nuove costruzioni e la strada che porta a Bitonto, oltre al discorso immediatamente sopra, presentano chiusure verticali in conci squadrati di pietra locale, proveniente con tutta probabilità dalle vecchie cave disseminate nell’agro giovinazzese, ora dismesse.
Alcuni capannoni dell’area sono attualmente occupati da piccole imprese come deposito di materiale e macchinari e lavorazione (si tratta, per lo più, di imprese del settore idraulico – installazione di serbatoi e impianti termico-sanitari).