BREVE STORIA DI GIOVINAZZO (pag.2)

1) – La romana Natiolum (? – VII sec.)
Uscito dallo smembramento del vastissimo territorio dell’eroica Canosa, ultimo baluardo della resistenza pugliese contro i Romani, un gruppo di famiglie, in fuga dinnanzi alla spinta di popoli più forti, si ricompose su di una serra di scogli in riva al mare verso la fine della Repubblica Romana, ed in ricordo del luogo di provenienza "in finibus Nitii", ossia nel tenimento di Nizio (probabile veterano romano di guerra), si diede il nome di Natiolum, un diminutivo che rispecchiava le sue minuscole dimensioni (poche centinaia d’abitanti). Con tale voce è citata nell'itinerario Teodosiano di fine 300 d.C., come si ricava dalle notorie Tavole peutingeriane, ma la tradizione già la ricorda evangelizzata dall'Apostolo Pietro, fortificata dall'Imperatore Traiano verso il 105 e fornita di chiese ai tempi di Costantino il Grande. Poi seguirono le invasioni barbariche, e c’è da credere che la località, forse per la sua posizione strategica e logistica, sia stata risparmiata dalle rovine, giacchè nel 530 meritò l'elevazione a Diocesi, prova evidente di una certa consistenza civile ed ecclesiastica raggiunta con l’afflusso degli stranieri e del Greci. L'ultima citazione della città col nome di Natiolum si trova nella ''Anonymi Ravennatis Cosmographia" di fine secolo VII, cui segue un periodo piuttosto lungo d'assoluto ermetismo della storia. Ma si era già in pieno Medio Evo. Oggi, all'infuori di brandelli murari dell'epoca traianea e di androni sotterranei ritenuti catacombe dalla tradizione, più nulla si vede di Natiolum, che giace seppellita sotto la Juvenatium, e compressa fra l'antica emergenza degli scogli e l'attuale livello stradale. Si tratta di un’enorme intercapedine dello spessore di circa 10 metri, frazionata in numerosi pozzi e scantinati, della cui esistenza fanno fede la Cripta della Cattedrale con l'attiguo cimitero e le profonde strutture murarie che reggono il Palazzo Ducale. Continua