Parte 4 - L’edilizia civile modugnese.
Se la maggior parte delle abitazioni del vecchio nucleo urbano di Modugno era formata da casupole e da tuguri, non mancavano però costruzioni di un certo interesse architettonico. Soprattutto nei secoli XVII XVIII, alla periferia del suburbio, dalla parte di levante, la città si abbellì di un’edilizia notevole sia per dimensione dei fabbricati che per stile, ad opera di alcune famiglie nobili. La vita della città di Modugno, regolata da una economia essenzialmente agricola, non consentì nel passato che famiglie, anche distinte e doviziose, sentissero la tradizionale ambizione di richiamare presso di sé artisti e maestri di fama. Per questo l’edilizia cittadina non poté assurgere ad espressioni spiccatamente monumentali, come in altri centri maggiori, dove condizioni diverse permettevano la realizzazione di opere ideate sotto l’influsso delle maggiori scuole del tempo. Tuttavia l’architettura delle abitazioni modugnesi, nella sua corale espressione, forma un insieme di un certo interesse, dato sia da elementi caratteristici affioranti qua e là su antiche costruzioni e sia dai palazzi patrizi dove sono evidenti gusto, concezioni, espressioni figurative-architettoniche diverse da quelle locali. In queste opere sono trasfusi gli elementi architettonici propri delle composizioni dei maestri che operano nei grandi centri della Toscana e della Campania, anche se contenuti nelle diverse e più ristrette esigenze dell’ambiente provinciale. La mancanza di fonti bibliografiche, le deturpazioni e le sovrastrutture rendono difficile la ricostruzione storica dell’architettura modugnese, per cui l’esame dell’edificio può prendere le mosse solo da qualche elemento di esso ancora integro, come un portale, uno stemma, una loggia o altro rudere. Pertanto la presenza di detti particolari architettonici bizantini, gotici, catalani e soprattutto rinascimentali, conferma l’opinione della influenza delle grandi scuole sui costruttori locali, mentre non possiamo escludere del tutto la presenza di qualche artefice di valore, chiamato ad operare a Modugno. Una considerazione si può fare circa la presenza di queste notevoli testimonianze culturali. Una parte dell’aristocrazia locale era formata da nobili venuti da altre regioni e perciò apportatori di nuovi concetti, di gusti ed espressioni artistiche. Se pensiamo che alcune famiglie nobili stabilitesi a Modugno erano vissute con Isabella d’Aragona nel ducato di Milano, dove in quel tempo era in pieno sviluppo il periodo aureo artistico lombardo, si comprende come sia sorta, dal Cinquecento in poi, un’edilizia di gran lunga superiore a quella locale precedente. D’altro canto le stesse famiglie aristocratiche si ingentilivano, per così dire, attraverso i loro componenti "figli cadetti" che, espatriando per dedicarsi ad altre attività (soprattutto militari come già detto), importavano cultura e gusto di altre regioni più o meno lontane. Sembrerebbe però che il palazzo non sia stato fabbricato dal Pascale, ma dalla famiglia Scarli, che ne fu proprietaria nel secolo seguente. Infatti la presenza dei due grandi balconi con mensole a gradoni agli estremi della facciata, essendo elementi dal tardo Rinascimento, farebbe supporre che la costruzione fu da lui solo iniziata e condotta poi a termine dalla famiglia Scarli, la quale non sappiamo come sia venuta in possesso del fabbricato. L’ispirazione stilistica dunque del palazzo è del tardo Rinascimento, la costruzione per la sua mole e per le leggere modanature proprie dello stile, si presenta insieme imponente e leggiadra. Un grande paramento di bozze di pietra calcarea prende la metà dell’altezza dell’edificio dal piano strada. Una prima cornice marcapiano e un’altra successiva, su cui sono impostate le finestre, formano una fascia ricorrente per tutta la facciata, interrotta solo dai due balconi. Il paramento del muro del piano nobile è formato da liste alterne longitudinali lisce in tufo, mentre oltre il colmo delle finestre e per il resto della facciata fino al cornicione di coronamento dell’edificio, le liste ugualmente alterne longitudinali sono di forme geometriche rettangolari e romboidali. Un’altra serie di piccole aperture in asse con le prime scandiscono la superficie superiore della facciata. Il maestoso portale, prettamente rinascimentale, costituisce la nota esterna dominante della costruzione. L’apertura armata a tutto sesto e i due piedritti, contornati da una larga fascia bugnata, sono contenuti fra due paraste le quali terminano con capitelli ionici e festoni. Una ricca fascia decorata a basso rilievo con motivi floreali e la trabeazione a forte aggetto concludono l’armonica composizione. Palazzo di Guarino Capitaneo (1° ramo della famiglia Capitaneo) : è il prototipo dei palazzi che sorsero in via Conte Sella ad opera delle antiche famiglie nobili di Modugno. Queste costruzioni hanno tutte la medesima impostazione stilistica che si richiama al puro Rinascimento. Esse infatti sono caratterizzate da un alto parametro di bozze di pietra calcarea che dal piano terra sale fino a metà altezza della facciata. Su una cornice continua e lievemente aggettante, posta al limite di detto parametro, poggiano le finestre contornate da fascia più o meno riccamente decorata. Il palazzo di Guarino Capitaneo è dell’inizio del Cinquecento : sul portone era scolpito su pietra lo stemma della famiglia con la seguente iscrizione :"Die prima marcii 1512 - Guarinus Captaneus de Novara castellanus Bari". Il Capitaneo, oriundo di Novara, venne a Bari al seguito di Isabella d’Aragona nel 1501 con altre famiglie lombarde. Egli fu molto caro alla duchessa Isabella che lo nominò castellano di Bari. In seguito egli si trasferì a Modugno per volere di Bona, secondo lo storico Trentadue junior, cui si deve l’origine delle tre famiglie nobili Scarli, Capitaneo e Cesena che portò con sé quando venne a visitare Modugno. La data però del palazzo (1512) lo esclude, poiché in quel tempo Bona era ancora la giovane figlia della duchessa Isabella ; è perciò più probabile che sia stata la stessa Isabella a volere i Capitaneo a Modugno. Guarino fu molto caro anche a Bona, che quando partì sposa per la Polonia nel 1518 lo volle al suo seguito ; a Varsavia fu molto stimato anche dal re Sigismondo, dal quale fu nominato cavaliere aurato il 18 aprile 1518. Quando nel 1556 Bona si ritirò nel ducato di Bari, Capitaneo ritornò con la regina e prese dimora nel suo palazzo di Modugno. Anticamente la famiglia Capitaneo era cognominata "Cataneo seu Capitaneo", ora negli atti pubblici è rimasto il solo cognome Capitaneo. Dopo l’estinzione di questo ramo della famiglia Capitaneo, avvenuta nel gennaio 1916 con la morte di Maria Capitaneo ultima diretta discendente del capostipite Guarino, l’antico palazzo di questa nobile famiglia fu alienato. Nel 1966, durante l’esecuzione di lavori di rinnovamento, esso venne orribilmente deturpato nel suo pregio artistico per la trasformazione delle finestre in insignificanti balconi e per lo scempio fatto delle armoniose linee architettoniche rinascimentali. La lapide recante l’iscrizione su riportata fu salvata dall’ing. Antonio Capitaneo, membro dell’altro ramo della famiglia Capitaneo, che la fece apporre sul muro dell’atrio della sua abitazione. Palazzo Cornale : situato in Vico Fortunato in fondo al quale sorge il palazzo appartenuto anticamente alla famiglia Cornale, che ebbe illustri personaggi, quali Amedeo Cornale, insigne letterato di origine cremasco, venuto dal ducato di Milano al seguito di Isabella d’Aragona e poi stabilitosi a Modugno nel 1526, ed il fratello Girolamo Cornale, sacerdote colto che la regina Bona volle tra i suoi consiglieri a Varsavia, dove morì. Il palazzo è preceduto da un atrio cui fa da ingresso un arco ricco di fregi vari. L’arco è a tutto sesto, impostato sui capitelli degli stipiti, fiancheggiati questi da due paraste scanalate. Al centro dell’arco una maschera : ai lati fregi di rosoni e fogliame. Nella fascia sovrastante la cornice vi è il distico : "D.O.M. B.M.V. HAEC ISABELLA TENET CORNALIS ET ANNA SORORES ABBAS QUAE TUTOR LIMINA SCARLA STRUIT A.D. MDCLVIII" (a Dio ottimo massimo e alla Beata Vergine Maria. Le sorelle Isabella e Anna Cornale hanno in possesso questa casa, il cui ingresso è stato costruito dal tutore abate Scarla. Anno del Signore 1658). Al centro del distico il blocco lapideo dello stemma di famiglia. La trabeazione è formata da una grande cornice aggettante, ornata di sottostante fregio a denti di sega. L’arco è coronato da una bella balaustrata, sul cui alto basamento corre la serie dei balaustri quadrati, variamente decorati ed intramezzati da un pilastro ugualmente ornato. In fondo all’atrio due rampe di scale di accesso al palazzo. Il complesso è ora stato diviso da diversi proprietari che lo hanno deturpato in vario modo. Palazzo Motta : ridotto ora ad abitazioni private è attraversato da un’unica strada che inizia da un largo antistante, ove è eretto il palazzo dell’antica famiglia lombarda Cesena, venuta a Modugno al tempo della regina Bona. Il palazzo è addossato al fabbricato del castello, ma è posteriore di molto ad esso perché costruito alla fine del Seicento. Il complesso di forma quasi circolare è situata nel centro del paese su una leggera prominenza. Si suppone che in un remoto passato sia stato un castello, un presidio bizantino. Il nome Motta ha varie etimologie : motta sta’ "per piccolo rialzo di terreno diffuso nella toponomastica" o potrebbe derivare dall’antico nome di Mottugno poi diventato Modugno che il paese aveva. Certo è che il paese attuale è sorto e si è sviluppato intorno a quella fortezza forse per difesa nelle frequenti incursioni dei Saraceni a quei tempi, giacché in quel castello doveva avere dimora un presidio bizantino. Il palazzo dei Cesena è formato da due piani : quello inferiore ha il portone con stipiti ed arco a tutto sesto, decorati da fregio a dentiera. A sinistra un ex cappella ora dissacrata, dedicata alla Natività della Vergine, come si rivela dall’iscrizione scolpita sull’architrave della porta :"Deiparae Virginis Nativitati - Cesena 1691". Il piano superiore è formato da due ali leggermente angolate tra loro. L’ala destra ha di particolare una grande bifora con colonnina al centro dl capitello a foglie, ed arco impostato su due semicolonne ; sulla bifora si apre un grande occhio. L’ala sinistra ha modeste finestre ed in alto un campaniletto a vela. La parte più interessante del fabbricato è la larga terrazza antistante il piano superiore, delimitata da un’elegante balaustrata, intermezzata da pilastrini recanti fregi di mascheroni o di vasi e al centro uno stemma. Estinta la famiglia Cesena il palazzo passò alla famiglia Pilolla e poi alla famiglia Caporusso, che fece collocare in essa le statue dei Santi Medici in Napoli, onde il popolo usò chiamarla chiesa dei Santi Medici. Dissacrata la cappella, le statue del santi furono trasferite nella chiesa del Carmine. La strada che attraversa il castello sale verso il punto più prominente, ove si apre una piccola piazzetta dalla quale, per una viuzza a gradoni fiancheggiata da grosse muraglie, si esce dalla parte opposta dell’ex fortezza, che ha quindi due soli accessi : uno largo ed est, che doveva essere l’ingresso principale, l’altro strettissimo a ovest, per il quale può passare uno sola persona e doveva servire per necessità particolari. Palazzo della famiglia Maffei : sorge dopo il palazzo di Guarino Capitaneo, separato da esso da un vico, ed è dei primi anni del Seicento. Ha il portone contornato da fascia bugnata con due colonne ai lati ; l’architrave è sormontato da uno stemma. Manca la cornice marcapiano ; in corrispondenza del portone al piano nobile si apre un grande balcone con mensole a gradoni, particolare questo che ne attesta l’epoca di costruzione del tardo Rinascimento, epoca confermata dal dipinto del soffitto ligneo del salone del piano superiore. Sull’architrave del finestrone è scolpito il distico "QUI TIMET DOMINU NIHIL TREPIDABIT - QUONIA IPSE EST SPES EIUS - ECCLES. CAP. 34" (chi teme il Signore non avrà paura di nulla, poiché egli è la sua speranza). A destra del balcone si aprono due finestre con parapetto balaustrato e mascheroni laterali ; le finestre del lato sinistro furono alcuni decenni fa insanamente deformate dal proprietario del tempo con l’eliminazione dei balaustri per trasformarle in insignificanti balconi. Palazzo della famiglia Scarli : sorge all’angolo di Piazza Sedile come è attestato da una lapide. La famiglia Scarli, oriundi lombardi, venne a Bari al seguito della duchessa Isabella d’Aragona, e si trasferì a Modugno al tempo della regina Bona. In seguito verso la fine del Settecento si trasferì a Fasano. Il palazzo è interessante per la larga terrazza sull’ordine inferiore, delimitata tutt’intorno da un’elegante balaustrata, intermezzata da pilastri ornati da stemma o da vasi o da mascheroni. In uno scudo è incisa la seguente iscrizione :"HIC SCARLI FAMILIA EX NOVARIA - HAS AEDES - POSUIT - A.D. 1601" (qui la famiglia Scarli di Novara eresse questa costruzione nell’anno del Signore 1601). Palazzo della famiglia Angarano : di notevole interesse sono i motivi ornamentali della facciata di questo palazzo sito all’inizio di via Cairoli. Nell’ordine inferiore il portale reca un arco a tutto sesto, impostato sui capitelli a dentiera. Le paraste sono sormontate da modiglioni ornamentali decorati con fregi, al di sopra dei quali spiccano metope. Le paraste sono contornate nella parte superiore da decorazioni, scolpite nella pietra, floreali nella parte interna e a volute in quella esterna. Nella fascia della trabeazione è scolpita la seguente inscrizione :"D.O.M. - B.M.V. - HIERONIMUS I.C. ORIGINE PLACENTINUS EX PATRITIA FAMILIA DE ANCARANO SUIS ET FAMILIARIBUS EREXIT - ANNO SALUTIS MDCLVIII" (A Dio ottimo massimo - Alla Beata Vergine - Girolamo piacentino di origine della famiglia patrizia degli Angarano eresse per i suoi e i familiari - nell’anno delle redenzione 1658). Di famiglia di origine piacentina, Angarano però prima di venire a Modugno risiedeva a Bitonto. Una cornice marcapiano gira intorno a tutto il palazzo. Motivo ornamentale dell’ordine superiore è una grande trifora, formata da due colonnine con capitelli ionici e due semicolonne laterali, sormontate da cornice aggettante. La trifora è impostata sul parapetto balaustrato della larga loggia : i balaustri sono intermezzati da due robusti pilastrini, che recano scolpite figure di volti umani. La facciata presenta a sinistra un corpo notevolmente avanzato, il cui paramento è di bozze di pietra a corsi regolari. Il piano superiore poi si arretra per formare un terrazzino circondato da bellissimi balaustri decorati nella base da rosette, nel fusto rigonfio da fogliame e nella parte superiore rastremata da sovrapposto collarino e toro. Ai lati della balaustrata pile ricche di fregi a notevole rilievo. |