Il cappellone

Posteriormente alla costruzione della chiesa, venne edificato nel 1642 il cappellone. Esso è formato da quattro grandi archi sui quali si imposta la cupola ottagonale. L'altare è del 1672 e fu consacrato dall'arcivescovo Giovanni Granafei in onore del SS. Sacramento e delle Sacre Reliquie, come è ricordato dalla lapide posta sul muro laterale.

Pregevoli sono i dipinti che ornano la parte superiore del cappellone.

" La cupola è decorata da un grande affresco raffigurante la Chiesa trionfante con la Vergine tra una gloria di Santi ed Angeli, opera del pittore bitontino Nicola Gliri. Lo schema generale della decorazione, pur esemplato su tradizionali modelli emiliani, è diretta derivazione napoletana; nella diffusa luminosità del fondo, nella resa dei personaggi, sono evidenti accanto a sviluppi dei motivi dell'ultimo Cesare Fracanzano, nuovi echi giordaneschi. Della bottega del Gliri e di molto minor qualità sono i pennacchi con le figure dei quattro evangelisti. Le tele dei tre lunettoni invece, tradizionalmente ritenuti dello stesso Gliri, spettano al pittore Carlo Rosa. Le due lunette sulle pareti laterali della cappella, di incerto soggetto biblico (pare rappresentino il re Assuero e la regina Ester), dimostrano derivazioni non solo dall'ambiente napoletano e fiammingo, ma anche da quello veneto, nel gusto con cui sono resi gli ambienti, le vesti dei personaggi, nel potenziamento dei valori di atmosfera, nella lesta del colore di ricordo veronesiano.

Più aderente all'ambiente napoletano l’altra lunetta sovrastante l'altare, che raffigura il " Passaggio del mar Rosso ". Nella sua enfasi barocca mostra accanto a ricordi del tardo manierismo napoletano, evidenti conoscenze dell'opera di Pietro da Cortona.

Pregevoli pure le due statue lignee fiancheggianti l'altare, raffiguranti S. Basileo e S. Castore, di scuola napoletana nel XVII secolo ".

Le vetrate istoriate della cupola, raffiguranti quella centrale il sacrificio di Cristo, Agnello di Dio, e le altre Isacco e Melchisedech, figure nel Vecchio Testamento di detto sacrificio, furono eseguite nel 1969 dalla Ditta Campler di Atri. Al centro della parete sinistra vi è una tela della " Ultima Cena ", di mediocre valore artistico, eseguito nel 1905 da Giuseppe Montrone di Bari. I due angeli ai lati del piccolo organo del cappellone sono affreschi di Umberto Colonna, dipinti nel 1939. Il 30 marzo 1764 venne istituita nel cappellone l'Arciconfraternita del SS.mo Sacramento per l'incremento e il decoro del culto dell'Eucarestia.

IL RELIQUARIO. Dietro l'altare del cappellone, sulla parete in alto vi è un grande Reliquario secentesco in legno dorato con eleganti volute barocche. Esso è diviso in 28 caselle disposte in due file, una verticale e l'altra orizzontale in forma di croce latina. Ogni casella è numerata ed è protetta da un telaietto con vetro.

Le caselle contengono, fin dal tempo della consacrazione del cappellone, numerose reliquie, gran parte delle quali furono donate nel secolo XVII dal notaio Amendola e dal Protonotario Apostolico Bartolomeo Leone, che nel 1639 resse la chiesa quale arciprete sostituto. Il 29 marzo 1939 l'arciprete Alvigini, autorizzato dalla Curia Arcivescovile, procedette alla ricognizione canonica delle Reliquie.

Le caselle furono trovate tutte sigillate con timbri in ceralacca rossa, riproducenti lo stemma dell'arcivescovo Gennaro Adelelmo Pignatelli che governò la diocesi di Bari dal 1770 al 1777.

Per poter procedere alla nuova ricognizione, l'arciprete Alvigini dovette rompere quei sigilli: furono riscontrate reliquie appartenenti a 57 Santi Martiri precisati con i nomi propri ed altre di Santi non nominati. Le più importanti sono i teschi di S. Vito, di S. Cipriano, e dei Santi Castore e Basileo, oltre alla reliquia delle due falangi del dito (probabilmente il mignolo) di S. Corrado, contenuta nella casella N. 4 e racchiusa in una piccola custodia di bronzo recante incise le lettere "S. C. ". In questa ricognizione fu prelevato uno stinco di S. Vito per donano alla chiesa di S. Scolastica al Porto di Bari ove il Santo è particolarmente onorato. Il 23 maggio 1939 alla presenza del cancelliere della Curia Mons. Giovanni Anaclerio furono chiuse le singole caselle, ricomponendo alla meglio gli antichi sigilli e apponendovi dei nuovi con i timbri dell'arcivescovo del tempo Marcello Mimmi e della Curia Arcivescovile.

Il reliquiario non poté essere chiuso a chiave, non consentendolo più il vecchio legname del telaio, che venne invece fissato al muro con chiodi. Della ricognizione fu steso verbale in triplice copia, di cui una, racchiusa in un tubetto di zinco inossidabile, fu conservata nella casella N. 11 dello stesso Reliquiario, un'altra fu depositata nella Curia di Bari e la terza conservata nell'archivio parrocchiale.