Aspetto storico
Fanno parte della Fisionomia culturale ed ambientale del paesaggio
rurale pugliese anche i vari trulli sparsi nelle campagne, i ricoveri,
i pagliai e le piccole solitarie cappelle rurali.
La chiesa rurale in Puglia, assume un significato politico giacchè
rappresenta nel territorio il potere religioso.
La necessità di avere un luogo di culto risale all' epoca
in cui i primi cristiani si radunavano in cavità naturali
cosiddetti ipogei come nel caso degli anacoreti che scavavano
nella roccia le loro cripte divenute veri e propri centri religiosi
di notevole interesse.
La storia del monachesimo in Puglia è collegata a movimenti
similari che nascono in altre regioni e, secondo quanto asserisce
Gregorio Magno, le origini dei benedettini risalgono ai rapporti
esistenti tra San Sabino, Vescovo di Canosa e San Benedetto.
Nel 1071 con l'imminenza della conquista normanna di Bari, si
verificava una svolta importante nella vita religiosa della città:
Leucio, abate del monastero di S. Benedetto, ormai vecchio, chiamavva
Elia, abate di Santa Maria e gli affidava diversi monasteri e
chiese, comprese tutte le loro proprietà.
I monaci, insediatisi nelle campagne per evangelizzare la popolazione
contadina erigevano conventi e chiese su tutto il territorio e,
quando nel X secolo la bufera vandalica degli assalti saraceni
distruggeva i cenobi sia greci che latini,rimaneva ai monaci benedettini
l'impegno della ricostruzione, invogliati anche dalle donazioni
di Roberto il Guiscardo che nel l080 divveniva il più grande
benefattore dell' abate Desiderio.
La fisionomia di tali testimonianze architettoniche era diversificata
a seconda dell'ordine di appartenenza: i monasteri benedettini
tra cui quello di San Vito a Polignano, San Benedetto a Bari,
Ognissanti a Valenzano erano di vaste proporzioni mentre quelli
dei Cassinesi e dei Cavesi come S. Angelo a Mottola, Santa Maria
a Lecce e Santa Trinità a Bari si distinguev'ano per le
limitate dimensioni e la semplicità espressiva.
Oltre agli insediamenti dei Cassinesi e dei Cavesi, alla fine
dell'XI secolo si assisteva ad un'autentica fioritura di centri
monastici maschili e femminili che non tardarono ad assumere importanza
sociale e politica oltre che spirituale per l'enorme forza d'irradiazione
dei loro possedimenti terrieri e per la detenzione di monasteri
acefali quali S. Stefano a Monopoli, S. Vito e S. Benedetto a
Polignano, S. Giovanni a Fasano, S. Benedetto a Conversano.
Verso la fine del XIII secolo, molte chiese cavesi, a seguito
della sfavorevole politica economica e della mancanza di donazioni,
furono affidate al clero diocesano o concesse ai frati minori
che iniziavano a diffondersi nella nostra regione, o date in affitto:
S. Stefano a Monopoli fu ceduta nel 1317, all'Ordine Cavalleresco
di S. Giovanni di Gerusalemme e S. Vito a Polignano fu data in
commenda.
Il monachesimo continuò a sopravvivere per l'avvento dei Cistercensi cui si deve la costruzione di numerose
chiese rurali come Santa Maria dello Sterpeto a Barletta. L'architettura
rurale ha risentito delle vicende storiche e le tracce del potere
religioso sono evidenti sia nelle costruzioni che nelle distruzioni.
Ragioni di carattere politico e militare seguite da fenomeni
economici come l'andamento dei prezzi dei prodotti agricoli e
dalla fiscalizzazione condotta dai diversi invasori in terra pugliese,
hanno determinato, infatti, la scomparsa dei casali rurali presenti
nell'orbita di centri urbani fortificati come Bari, Conversano
e Monopoli.
La rinascita religiosa del monachesimo avviene solo dopo il Concilio
di Trento nel 1563 per resistere fino al XVIII secolo e sparire
nel 1809 con la soppressione dei monasteri in Puglia ad opera
di Gioacchino Murat.
L'origine delle cappelle rurali esistenti ancora oggi nelle campagne
pugliesi è incerta e problematica per la carenza di documenti;
potrebbe essere fissata intorno all'XI secolo per quelle appartenenti
a casali e monasteri e al XVII e XVIII secolo per le chiese annesse
a masserie costruite o ristrutturate nella stessa epoca.
Il maggior numero di cappelle appartenevano ad insediamenti rurali
per un vero e proprio processo di "aristocratizzazione"
sviluppato all'interno delle gerarchie ecclesiastiche.
Le famiglie erano divise in "piazze" cioè in
ceti e, poiché molti giovani discendenti da famiglie patrizie
ricoprivano cariche importanti nella gerarchia ecclesiale si verificava
il processo di aristocratizzazione della chiesa offrendo a molti
nobili la possibilità di investire cattedre vescovili,
capitoli e ordini religiosi.
Famiglie come Gironda, Dottula, Fanelli, Tresca, Lamberti ai
cui casati appartenevano vescovi e badesse possedevano cospicue
proprietà terriere e nello stesso tempo detenevano cariche
amministrative nella città di Bari.
Nelle famiglie aristocratiche del tempo, la chiesa divenne supporto
ed asse portante della società cittadina la cui influenza
era ovviamente avvertita finché nelle masserie, caratterizzate
dagli elementi di fortificazione per difendersi dagli assalti
dei nemici e dalle cappelle rurali private, per evidenziare il
legame con il potere ecclesiale della famiglia di appartenenza,
tanto che le loro dimensioni erano legate alla situazione socio-economica
dei proprietari.
Le cappelle sono dedicate spesso per devozione mariana, alla
Vergine, oppure ai Santi protettori della contrada o del Comune
di appartenenza.