STORIA DELLA TORRE


ARMARSI PER SOPRAVVIVERE
Spingendo nel tempo il pensiero, non è possibile concepire un popolo primitivo, sia esso pastore, agricoltore o barattatore, che non abbia provveduto alla propria difesa. Il nomadismo con il flusso e riflusso di genti su territori messi a coltura o naturalmente ricchi di frutti, avrà certamente suscitato appetiti e provocato aggressività per il possesso di essi e, contemporaneamente, pari reazioni per la propria difesa e sopravvivenza da parte dei residenti. Ogni popolo pertanto doveva essere necessariamente armato con strutture difensive suggerite dalle necessità del territorio, dai mezzi a disposizione, dalle tradizioni inculcate. Esempio limite furono gli agguerritissimi Sanniti, popolo di pastori a noi vicino, che batterono i Romani.


 


DALLE SPECCHIE ALLA TORRE DEL PILOTA
La Puglia è piena di specchie: costruzioni rudimentali a tronco di cono, usate nel tempo per esigenze diverse: - tombe a tumolo (famose quelle degli Atridi nell'Ellade); - alture di vedetta per esplorare e controllare il territorio (donde il nome di speculum); - ricettacolo umano per la sucurezza notturna e la conservazione delle masserizie; - infine quale struttura difensiva. Queste caratteristiche costruzioni a secco, oggi destinate ad altro uso e chiamate casedde o trulli, sono una larga testimonianza dell'insediamento dei trogloditi sul nostro territorio dopo l'abbandono delle grotte.


GLORIE E LUTTI DEL CASTRUM RUBI
L'essere Ruvo originariamente rivolta verso la Daunia e verso l'Adriatico, ci induce a ritenere valida l'ipotesi della fusione di due gruppi etnici: i Peuceti e i Pedicli. I primi, dediti all'agricoltura e al commercio, giunti dall'Oriente via mare e insediatisi lungo l'Adriatico, e i secondi giunti forse dall'Illiria, dediti alla pastorizia, insediatisi sulle Murge. Essi consolidarono una struttura territoriale tra la costa e le propagini appenniniche: felice fusione in un solo territorio, solcato da un importante carrareccia chiamata Minucia (o via Egnazia), divenuta poi la via consolare Traiana. La considerevole estensione del territorio, quindi, ponendo inevitabili e seri problemi di controllo e di difesa, aveva indotto a installare nei punti strategici, torri fortificate, intorno a cui poi sorsero i casali: vedi il villaggio di Calentano. La stessa Terlizzi, scorporata dal territorio, altro non era che un gruppo di tre torri, come la torre del monte, di Nebbia, e così via; torri che costituivano, forse, le vecchie difese costituite dalle specchie. Il fortificatissimo centro di Ruvo si riscontra: - dai simboli della monetazione peuceta, - dall'essere stato sempre bersaglio militare, attaccato in ogni contesa, - distrutto più volte onde eliminare una resistenza determinante nella zona, - raso al suolo per sgombrare la zona di un centro nevralgico di difesa. Non va d'altra parte ignorato il prezzo umano, sociale e materiale di quella realtà militare. Erano tanto avvertite quelle luttuose conseguenze, che nel 600 la città di Ruvo, chiese ed ottenne dal feudatario di casa d'Andria, al prezzo di ottomila ducati annui, di costituirsi camera riservata, cioè di avere il privilegio dell'esenzione dall'ordinario alloggio delle truppe.