Oggi gli avanzi dell'antico castello di Ruvo,
indarno vi si ricercherebbero le vestigia gloriose della importante e bene agguerrita fortezza medievale;
giacchè di relativamente antico non restano che l'atrio (tutt'altro che spazioso) con lo scalone allo scoperto,
e una parte dei corpo centrale del fabbricato con la spaziosa sala dei piano superiore,
una bifora ed un rosone dei XIV o XV secolo e qualche altro pezzo minore di ornamentazione.
Per tutto il resto, il lato orientale venne verso la metà dei secolo passato sostituito da una ricca palazzina
e la spianata a ridosso lungo il
lato nord-est fu trasformata in
giardino: mentre più recentemente nei locali messi a sinistra
dell'atrio si è fatta sorgere una
chiesa e a lato della stessa sono
tuttora in costruzione delle nuove
case, le quali occupano l'area
donde verso la metà del passato
secolo venne rimossa una grande
scarpata che rincalzava il castello lungo il lato nord-ovest. Ma un
secolo fa l'intera e vasta area,
su cui oggi si accumulano queste nuove costruzioni e la piccola
parte che avanza dell'antica, era
tutta occupata dal castello medievale, il quale situato allo estremo nord della città,
addossato alle mura della stessa, sovrastava alle due porte che si aprivano verso nord-est e
nord-ovest, di cui la prima prospiciente alla parte più elevata e rocciosa della
collina, era perciò detta porta Sarra e porta Castello si nominava l'altra.
Può tuttora stabilirsi facilmente il perimetro della città medievale, seguendo la larga via circolare formata
dai corsi Cavour, Jatta ed Ettore Carafa, i quali furono costruiti presso a poco sull'antico pomerio. Ben solide erano le sue mura,
e vi si entrava per quattro porte: le due accennate, una terza che prospettava verso le Murge a sud-ovest,
porta degli Schiavi, e ultima che si apriva verso Bitonto a sud-est, che si chiamava porta de Noha, perchè
per essa si accedeva ad alcune paludi situate a sud della città - Fra il castello e la porta dello stesso nome, a maggior difesa di quest'ultima,
si ergeva un'altissima torre cilindrica a tre piani,
detta volgarmente torre di Ribio, con ingresso dal lato dei castello, e ricinta fino al primo piano da un bastione ottagonale
a scarpata e in giù da un fossato (rivellino), che girava intorno a quest'ultimo.
Il bastione, le si dovette aggiungere quando cominciò l'uso delle armi da fuoco.
Quattro solidi torrioni erano in altri punti costruiti a ridosso della muraglia.
Degli stessi i due che fiangheggiavano la porta de Noha esistono tuttora,
ma vennero rimossi nella seconda metà del secolo passato gli altri due, cioè:
quello messo a destra della porta de Sarra, e l'altro situato a fianco della porta degIi Schiavi.
E' proprio dal castello che il 13 febbraio 1503 i tredici francesi
che presero parte alla disfida, dopo aver udita la messa e ricevuta la benedizione dal Vescovo Spallucci, uscendo di buon mattino,
per la porta omonima si recarono al luogo designato per il combattimento. Nello stesso anno, profittando della momentanea
lontananza del grosso dell'esercito francese accorso sotto
il comando dello stesso Nemours a sedare la rivolta di Castellaneta, Consalvo di Cordova portò assedio a Ruvo; e con una breccia
aperta nella muraglia la prese, facendo prigioniero l'intero presidio. Anche in questa occasione la città fu saccheggiata e
devastata spietatamente; e molti cittadini furon condotti in ostaggio a Barletta, ove Consalvo con la sua gente fece sollecitamente
ritorno.
Qualche anno fa, rimuovendosi un vecchio muro del castello, fu rinvenuto un piccolo deposito di monete di oro (20-30 pezzi),
per lo più francesi coniate sotto il regno di Luigi XII.
Dopo l'accennato luttuoso episodio, del castello di Ruvo quasi non si parlò più. Le mura della città furono in parte ricostruite
nel 1516, quando vennero anche rifatti la porta de Noha e i due torrioni che la fiancheggiavano, e forse anche in quell'epoca fu
aggiunto il bastione alla torre di porta Castello. Oggi però della torre non ci resta che il lontano ricordo,
ed il castello, interamente trasformato, nulla più conserva dell'avuta sua grandezza.