La Cattedrale di Ruvo, una delle più note chiese romaniche di Puglia, fu edificata tra il XII e XIII secolo sui resti di più antichi edifici culturali. Recenti scavi sotto il pavimento della chiesa (resi fruibili) hanno infatti evidenziato una successione di presenze che da resti urbani di età romana porta ai tempi immediatamente successivi al cristianesimo quando la città divenne sede vescovile; seguono i resti di una cattedrale romanica (ne rimangono i pilastri circolari e cruciformi oltre a frammenti di affreschi), crollata intorno all'XI-XII secolo, sui quali si impostò l'attuale tempio.
Quest'ultimo, del precedente oltre alle fondamenta, sfruttò gran parte degli elementi strutturali e decorativi impiegandoli variamente. Sulla facciata, notevolmente slanciata rispetto ad altre cattedrali, furono incastonati i due portali più piccoli. Non così è stato per il bel portale centrale che presenta una fitta e pregevole trama decorativa con elementi vegetali; negli archi superiori, oltre ai quattro simboli degli evangelisti, è la teoria dei dodici apostoli convergente, con quella degli angeli reggituribolo, alla figura centrale di Cristo. Il tutto è contenuto nella successione di telamoni, leoni stilofori e grifi.
Dopo la bifora col bassorilievo dell'Arcangelo, si apre il grande rosone a dodici raggi anch'esso di grande bellezza; all'apice una nicchia con una figura seduta variamente attribuita. Tutta la facciata principale, come pure quelle laterali, è movimentata da archetti pensili terminanti con motivi vegetali oppure a teste umane o di animali. Sul lato meridionale, il meglio conservato e sfuggito agli innumerevoli restauri del tempio, gli archetti terminano con sculture di età federiciana, tutte ispirate all'antico; tra queste è una testa coronata forse allusiva allo stesso Federico II.
Staccata dal tempio è la poderosa torre campanaria (X secolo) forse anticamente torre di difesa inserita nel circuto murario difensivo. Nel corso della frenetica distruzione delle sovrapposizioni barocche, vennero alla luce i residui frammenti degli affreschi che anticamente ammantavano le pareti del tempio. Sull'altare dell'abside di destra è una significativa tavola cinquecentesca con la Madonna di Costantinopoli.
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In quattro sale dell'ottocentesco Palazzo Jatta è il famoso Museo Archeologico composto da reperti
raccolti all'inizio del secolo scorso dai fratelli Giovanni e Giulio Jatta ed incrementato da altri
discendenti dell'illustre famiglia ruvese. La sistemazione museografica è della metà dell'ottocento
e si deve a Giovanni Jatta junior; egli, oltre alla sistemazione, curò lo studio degli oltre duemila
reperti pubblicando nel 1869 un voluminoso catalogo.
La prima stanza raccoglie materiale rustico rinvenuto nei sepolcri delle necropoli ruvestine
saccheggiate nel secolo scorso. La seconda stanza raccoglie al centro vasi di notevole grandezza
tra i quali le due belle anfore apule. Nelle vetrine è una gran quantità di vasetti per contenere
profumi ed unguenti ed una ricca tipologia di vasi con decorazioni zoomorfe, mitologiche e vegetali
in massima parte alludenti a culti funebri. La terza stanza conserva un pregevole cratere scena di un combattimento di Ercole.
La quarta ed ultima sala del Museo contiene al centro il celebre cratere attico con la morte di Talos,
del V sec. a.C., considerato uno dei capolavori in assoluto della ceramica greca. Nelle vetrine continua
la serie rhyta, e vasi di importazione corinzia e attica.
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Poco distante dalla Cattedrale c'è la chiesa del Purgatorio; la navata più antica fu edificata sul luogo ove
la tradizione religiosa locale ritiene si siano raccolti i primi cristiani sotto la guida di Cleto lasciato
da S.Pietro come primo vescovo della diocesi di Ruvo e diventato poi terzo Papa. La struttura ipogeica è in
realtà, a parte la pia tradizione, una cisterna per la raccolta delle acque di una terma di età romana. All'
interno della chiesa, purtroppo malamente restaurata, è conservato un pregevole polittico cinquecentesco,
opera di un maestro bizantineggiante; esso raffigura la Vergine in trono tra i santi Biagio e Cleto patroni
della città (1537).
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Posta sul punto più alto della città, la chiesa di S.M. Arcangelo, dalla bella facciata barocca in pietra locale,
fu edificata nel 1744 sui resti di un più antico edificio sacro. All'interno, anch'esso di un grazioso barocco per
fortuna sfuggito alle manomissioni, si conserva un prezioso patrimonio pittorico e scultoreo. Tra i dipinti, sul
portone d'ingresso è la famosa tela del fiammingo Gaspar Hovic con l'adorazione dei Magi (1613). Un altro dipinto
dell' Hovic è sull'altare centrale ed ha per soggetto la Madonna degli Angeli. La struttura conventuale francescana
unita al tempio ha un significativo chiostro intorno al quale si svolge pittoricamente la vicenda umana e divina di
S.Francesco d'Assisi; negli ovali sulle crociere sono i ritratti di santi appartenuti all'ordine.
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Anche la chiesa di San Domenico, la cui facciata fu l'ultimata nella metà del secolo scorso, sorge ove era anticamente
la cinquecentesca chiesa di S.Caterina. In linee barocche presenta anch'essa un interno ricco di preziose opere d'arte.
Tra i dipinti si ricordano la Madonna del Rosario (1604) di Alonzo de Curduba e la Madonna delle Grazie opera del
Napoletano Fabrizio Santafede attivo tra il XVI ed il XVII secolo.
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Tra le chiese si visiti anche quella settecentesca della Madonna delle Grazie che conserva, al centro di
una sfarzosa architettura illusionistica dipinta, un venerato affresco della vergine che allatta il Bambino.
Sugli altari laterali, inseriti in macchine barocche lignee, due dipinti del XVII secolo con la gloria di
Maria e la Flagellazione.
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