VASO DI TALOS
Esaminiamo, ora, il cratere in oggetto: Facciata A: (da sinistra verso destra rispetto all' osservatore). - La nave Argo, sulla quale siedono Zete e Cale', e' ancorata nel mare di Creta (simboleggiato dal delfino). Il personaggio sulla scala e' Giasone, capo della spedizione, che nell' atto di ritirarsi sull' imbarcazione volge lo sguardo indietro, testimone di un avvenimento eccezionale. - La maga Medea, discesa sul suolo di Creta, vestita di una lunga tunica e clamide, reca nella mano sinistra un calice . - I Dioscuri, Castore e Polluce, l' uno disceso da cavallo mentre l' altro ancora lo sella, sorreggono il gigante Talos morente. - Nettuno, Dio del mare, accompagnato dalla consorte Anfitrite; sotto di essi, una donna impaurita che fugge simboleggia l' isola di Creta privata del suo valoroso custode. Facciata B: - Castore e Polluce, coronati di alloro per la vittoria riportata su Talos, seguiti dalla Vittoria alata - Nikh - . - La Dea Minerva con una piccola Vittoria che aleggia sul suo capo. - Medea riceve gli omaggi di Giasone per la perfetta riuscita dei suoi incantesimi. La decorazione del vaso di Talos e' opera, secondo autorevoli giudizi, di un anonimo pittore ruvese. In ogni caso buona parte della facciata B del cratere ha subito un restauro che ha alterato il disegno originale. In base all' analisi del cratere prima del rifacimento, i personaggi quasi interamente ricostruiti della facciata B sono quelli di Minerva e Medea. Il criterio prevalente seguito durante il restauro e' stato quello di adeguare le figure ridipinte ai personaggi adiacenti. Il significato di questa operazione puo' essere compreso osservando, ad esempio, la testa della Dea Minerva (figura centrale facciata B); invece del tradizionale elmo, simbolo della Guerra, Minerva e' cinta di alloro per similitudine ai personaggi che la fiancheggiano (Castore, Polluce, Giasone). Anche il collo del vaso presenta una originale decorazione ornamentale. Facciata A: si distinguono quattro Satiri e tre Baccanti in una danza dionisiaca. Facciata B: tre Satiri, quattro giovani donne ed una figura di uomo travestito da baccante. Secondo alcuni autori, quest'ultima figura va interpretata come Penteo, personaggio di una tragedia di Euripide. |
" Gli Argonauti erano per giungere all' isola di Creta che eccelle su tutte le isole del mare; ma Talo uomo di bronzo scagliando pietre dallo scoglio, li sforzo' a tenersi lontano dalla terra com' entrarono nel porto di Creta. Costui, avanzo della stirpe di bronzo degli uomini frassigeni vivea tra uomini semidei custode dato da Giove all' isola di Europa, e tre volte la percorreva girando intorno intorno coi piedi di bronzo. Ed in tutte le altre membra e parti del corpo era di bronzo ed impenetrabile; ma sotto il tendine intorno al malleolo del piede aveva una vena che conteneva il sangue coperta di lieve tunica (o pelle), la quale potea divenir l'arbitra di sua vita o di sua morte. Gli Argonauti commossi da tale infortunio prestamente a forza di remi scostarono la nave dal lido; e miserevolmente si sarebbero allontanati dall' isola travagliati dalla sete e dai patimenti, se Medea non avesse lor detto: Ascoltatemi io ne so pi di voi, e sapr domare costui chiunque ei sia, abbia pure tutto il corpo di bronzo, giacche' non ha egli immortale la vita; laonde tenetevi qui pronti colla nave fuor del getto delle pietre, fin che io non l' avro' domo. Cosi' disse; e gli eroi tenner la nave fuor la portata delle pietre, standosi a vedere cio' ch'ella avrebbe fatto sopra ogni aspettazione. Medea tirando innanzi sull' una e l' altra gota la piega del purpureo suo peplo, sali' sul cassero, e su per le panche de' rematori la guidava Giasone per mano. Allora incomincio' l'incanto; e invoco' le mottifere Parche, celeri cagne di Plutone, che s'immettono tra i viventi versandosi per tutta l' immensita' dell' aere. Supplichevole adorandole adopro' tre volte magici carmi, tre volte le preci; e coll'invido sguardo, poi ch'ebbe invelenito l'animo, affascino' gli occhi del metallico Talo; spirogli un grave furore, gli pose finalmente innanzi de' crudi fantasmi e micidiali. O padre Giove, io mi sento abbattuto dal terrore; non per morbo o per piaghe soltanto si vien dunque a morte, ma v' e' ancora qualcuno che ci ferisce di lontano? E cos Talo, benche' di bronzo, fu domato dalla potenza della venefica Medea; imperciocche' nello svellere le grosse pietre, per impedire che entrassero nel porto gli Argonauti, egli urto' col malleolo ad una prominenza di sasso, tal che usci' dal foro fatale il suo sangue simile al piombo liquefatto; ne' pote' molto reggersi in piedi appoggiato allo scoglio; ma come alto pino, che i taglialegne lasciarono sui monti non al tutto reciso dalle scuri, allor che si partirono dalla selva; nella notte dei venti ai primi colpi si scuote, e quindi cade giu' spezzato dalla ceppaja; cosi' colui per qualche tempo si tenne ritto sugl' indefessi piedi, ma reso alfine esanime stramazzo' con grandissimo rumore. Gli Argonauti intanto passarono in Creta la notte, e come in cielo apparve l' aurora eressero un tempietto a Minerva Cretense, e provvedutisi di acqua diedero opera al remigare per passar oltre quanto prima il Salmonide promontorio". |