L'ETA' MODERNA


Nell' agosto 1806 fu abolita la feudalita'. Nonostante le nuove riforme apportate dalla casa regnante, tale politica non piacque al ceto medio e ne' tanto meno ai giovani che avvertirono l'esigenza di unirsi per la conquista di ampie liberta'. Si costituirono leghe segrete, sparuti gruppi si riunirono in sette chiamate "vendite". Quella ruvese era denominata "Perfetta fedelta'". Dal 1815 al 1860, Ruvo visse un periodo tranquillo; nel 1820 re Ferdinando autorizzo' la nascita della prima scuola pubblica affidata ai padri Paolini, nello stesso periodo ebbero inizio i lavori di costruzione della strada Corato-Ruvo-Terlizzi e venne abbattuta l'antica porta Noja. Nel 1821 furono sciolte le societa' segrete grazie ad una fervida attivita' di Francesco Rubini. Tra il 1840 e il 1844, la famiglia Jatta fece costruire su progetto dell'architetto bitontino Luigi Castellucci, un palazzo signorile fuori dalle mura, abbattute nel 1820. I1 primo edificio della nuova espansione urbanistica destinato anche ad accogliere in alcune stanze il materiale vascolare rinvenuto. Dopo l'entrata di Giuseppe Garibaldi in Napoli, i liberali di Ruvo si divisero in due fazioni. Seguirono le idee piu' moderate di destra Giovanni Jatta, Vincenzo Chieco e Michele Cotugno; quelle piu' progressiste Francesco Rubini, Vincenzo Cervone attomiati da tanti operai. Nel 1877 il comune acquisto' dalla principessa di Molitemo la torre del Pilota, fatta crollare nel 1881. Questa, costruita nell'Xl sec., si ergeva all' interno della cinta muraria nei pressi del Castello e dell' omonima porta, per un'altezza di circa 33 metri. La costruzione, di forma circolare, fu attorniata nel XIV sec. da un bastione che gli girava fino all' altezza del primo piano. Nello stesso anno, poi, entro' in funzione la Ferrotranviaria che per 75 anni ha collegato Ruvo con Bari e citta' limitrofe . Una epidema di colera colpi' la citta' nel 1886; quattro anni dopo fu inaugurato il cimitero monumentale e nel 1905, l' illuminazione elettrica. Una grave crisi a livello nazionale caratterizzo' il 1907. In Puglia il movimento bracciantile si mostro' unito nelle richieste di nuove tariffe salariali che, respinte dagli agrari, originarono moti popolari dalle conseguenze gravi. I1 1908 fu un anno di grande siccita'. Molti traini (karrote) si recavano a Molfetta per approvvigionarsi di acqua che i treni portavano dall'Ofanto. Questi giravano per le strade vendendo ogni dieci litri (na quartore) per un soldo. Con la realizzazione dell' acquedotto pugliese nel 1914 si ebbe una svolta nel settore dell'igiene pubblica e privata culminata nel 1933 con i lavori della fognatura. Quindi la guerra. Alla fine del primo conflitto mondiale presero vigore le lotte contadine. I braccianti agricoli (le zappatiure) che vivevano lavorando la terra solo quando erano ingaggiati, tendevano a risolvere il loro problema attraverso la concessione delle terre demaniali e l'imposizione di un congruo numero di giornate lavorative obbligatorie. Queste loro aspirazioni erano sostenute dalla locale Camera del lavoro che riceveva un solido appoggio dalla sezione del Partito socialista. Per sostenere tali rivendicazioni non era raro vedere dietro i portoni dei terrieri, che si rifiutavano di accettare l'imposizione delle giornate, il deposito delle zappe in segno di disponibilita' di lavoro. Nascevano a volte dei tafferugli con sassaiole (la petriote) e qualche volta intervenivano i militari inviati dal Prefetto. A tali prese di posizione dei contadini, i proprietari come prima cosa cominciarono ad organizzare delle squadre d' azione composte sia da idealisti che da veri e propri mercenari. Erano per lo piu' giovani che indossavano durante le riunioni, la camicia azzurra e a cui interessava soprattutto difendere l'ordine monarchico che poteva essere attaccato dalle forze di sinistra, nel contempo ostacolavano le azioni dei braccianti guidati dal partito socialista. Quando il fascismo assunse aspetti legali, confluirono in esso perdendo la qualifica di nazionalisti. A Ruvo, l'agrario che si adopero' maggiormente per organizzarli fu un certo Stragapede soprannominato "Falinue". Nel 1918 Ruvo fu colpita dalla febbre spagnola e per il ridotto numero di medici e la mancanza di antibiotici, i morti furono tanti da non esservi piu' legno per le bare. Per emergenza venne distrutto un cinematografo in legno (sala Roma) dei fratelli Bartolo, Luigi e Michele Di Terlizzi. I tentativi di ripresa economica e culturale, dopo il 1948, anno della proclamazione della repubblica, si rivelarono positivi. Vennero avviati numerosi cantieri di lavoro con la nascita di nuove imprese artigiane, fabbriche di laterizi e industrie enologiche. Al cinema Vittoria, entrato in funzione nel 1938, si affiancarono il teatro Politeama (1950) nelle adiacenze della sala Roma e il cinema Giardino (1952). Oggi l'attivita' cinematografica viene assicurata solo dal cinema Vittoria dopo la chiusura delle altre due sale causata dalla crisi generale che ha investito questa forma di spettacolo. Il 15 marzo 1960, 28 soci dettero vita alla Cantina cooperativa della Riforma Fondiaria, vista l'enorme produzione viticola dell'agro ruvese. Una realta' in continuo crescendo che ha visto un costante ammodemamento degli impianti e dell' intero complesso. La cantina lavora una media annua di 200 mila quintali di uva pari a 170 mila ettolitri di vino. I1 doc "Castel del Monte" nei tre tipi bianco, rosso e rosato assorbe il 40% dell' intera produzione. Lo stabilimento ha un proprio impianto di imbottigliamento che produce un milione di confezioni ogni anno ma il merito della Cantina sta nell' aver pianificato e realizzato su 2000 ettari, il reimpianto di vigneti specializzati di varieta' autoctone locali che stavano estinguendosi. Oltre ai doc Castel del Monte ottenuti da uve Pampanuto, Bombino e uve di Troia, la cantina produce vini rossi ad indicazione geografica come il Sangiovese e il Moscatello oltre a vari vini da tavola da usare come aperitivi. Alla Cantina della Riforma Fondiaria si sono aggiunte col passare degli anni altre realta' cooperative per la lavorazione dell' uva come la Cantina Sociale, la Cooperativa Vitivinicola, le aziende Lamonarca e Lovino che esportano il vino ruvese verso i maggiori mercati nazionali. I1 4 ottobre 1965 entro' in esercizio la nuova Ferrovia Bari Nord in sostituzione della vecchia "cequelatere" che collega Ruvo con Bari, Bitonto, Terlizzi, Corato, Andria e Barletta. Un servizio rivelatosi molto utile anche per la commercializzazione dei prodotti agricoli locali. Si comincio' ad avvertire l'esigenza di far conoscere le bellezze artistiche e monumentali della citta' attraverso l'operato della Pro Loco e di altre associazioni giovanili ma questa spinta innovativa per la crescita turistica di Ruvo ebbe un contraccolpo con la chiusura del Museo decisa dalla famiglia Jatta nel 1988 e risoltasi cinque anni dopo. Nel 1980, dopo alterne vicende, vennero assegnati i primi lotti nella zona artigianale nelle adiacenze del santuario della Madonna delle Grazie per la costruzione di laboratori per la lavorazione del legno, del ferro, di manufatti in cemento e di confezioni. Un'altra svolta positiva nel settore dell'igiene pubblica si e' avuta nel 1991 con l'avvio della costruzione di un nuovo collettore per la fogna bianca lungo l'Estramurale Scarlatti. I1 1994 segna un altro importante traguardo per la cultura rubastina. I1 7 novembre, infatti, fu firmato a Milano un contratto tra l'amministrazione comunale e il pittore Domenico Cantatore che affidava le sue opere (oli, acquerelli, mosaici, tempere, disegni) in comodato al Comune che si impegnava a sistemarle in una pinacoteca utilizzando l' ex convento di via Madonna delle Grazie. Un avvenimento culturale di grande importanza per una citta' che vede consolidare il suo ruolo di centro d'arte. Sempre nel 1994, in contrada Colajanni, lungo la complanare alla statale 98, entro' in funzione il primo lotto di una struttura agro-alimentare costituito dallo stabilimento oleario Eurocoop nato dalla fusione di cantina e oleificio sociale e Tercoop. I moderni macchinari installati sono in grado di lavorare 40.000 quintali di olive conferite da circa 800 soci, con un prodotto finito di altissima qualita' (extravergine). Con il nuovo oleificio provvisto anche di un polmone di stoccaggio di 6.000 quintali di olio si posero le fondamenta per una nuova fase commerciale attraverso il confezionamento in loco e la ricerca di quel mercato sempre attento ad una produzione certificata da un punto di vista qualitativo (rispondente alla caratteristica delle cultivar - coratina e olearola). L' impianto e' dotato di vasche di stoccaggio per le acque di vegetazione per una capacita' di 12.000 quintali predisposte, tra l'altro, ad ospitare un depuratore onde limitare i costi di smaltimento. Oggi Ruvo conta oltre 25.000 abitanti e il 40% della popolazione attiva risulta impiegata in attivita' agricole. Circa il 27% lavora presso industrie mentre un altro 27% e' dedito ad altre attivita'. L'8% e' costituito da giovani in cerca di prima occupazione. La struttura urbana, maggiormente negli ultimi anni, si e' modificata: oltre quel pentagono i cui lati (corsi principali) racchiudono viuzze e palazzi rinascimentali, monumenti ed attivita' commerciali, sono sorti nuovi quartieri maggiormente nella zona Nord lungo la fascia- delimitata dalla nuova estramurale Pertini. Zone residenziali sono sorte in zona Madonna delle Grazie e Calentano. E nonostante un suo progressivo svuotamento, il nucleo antico ruvese continua ad essere vivo perche' zona di passaggio da un quartiere all'altro. Ma occorre un'attenta politica di recupero.