DALL'ETA' MEDIA A QUELLA MODERNA


Tradizione storica vuole che nell'alto medioevo, la citta' di Ruvo si spopolo' e quindi decadde a causa della guerra greco-gotica, cominciata nel 535 con l'imperatore Giustinianol. Un periodo descritto da Giovanni Jatta "di ignoranza, di barbarie, di servitu'". La discesa dei Longobardi, invece, non apporto' tragiche conseguenze: dalla necropoli scoperta in contrada Patanella si evince una integrazione fra gli autoctoni e gli invasori, sfociata in un ripopolamento rurale. La citta' ne risenti' di questo nuovo assetto territoriale. I1 sistema insediativo ebbe un radicale mutamento nel V sec. d.C. quando piu' che un abbandono si ebbe un calo della popolazione con gravi conseguenze economiche. Una certa attivita' commerciale e' testimoniata dal ritrovamento di sedici monete d'oro con iscrizioni arabe nelle adiacenze della chiesa di S. Sabino ( larghetto Fiume) a meta' strada tra le chiese di S. Giovanni Rotondo e la Cattedrale in una zona dove, peraltro, erano state segnalate sepolture del IV sec. a.C. e iscrizioni funerarie romane. Unico fenomeno insediativo della Ruvo dell'alto medioevo e' identificabile nella Cattedrale e in particolare in un terreno di ricolmamento effettuato tra il periodo tardo antico e l'Xl secolo. Tra 1'853 e 1'856, il govematore musulmano di Bari, Mufarra', dopo aver ottenuto rinforzi dalla Sicilia, stabili' presidi in 24 citta' della Puglia. Risale a questo periodo la costituzione di una guarnigione di Saraceni che si stabili' a Ruvo tra la Cattedrale e la chiesa del Purgatorio in un quartiere denominato "fondo moresco". Nel 1009, la citta' venne assalita e distrutta da Longobardi, Goti e Unni ma i ruvesi la riedificarono verso meridione. L'epoca normanna vede Ruvo con un castello circondato da mura con fortificazioni come l'attuale campanile della Cattedrale e la torre del Pilota. Non si conosce la data di costruzione del castello ne' tanto meno della torre le cui fabbriche si presentavano diverse tra loro. I1 maniero fu costruito nella parte piu' alta adiacente ad una delle porte della citta', attorniato da una vasta area detta in seguito "largo del Castello o di S. Rocco" vista la vicinanza dell' omonima chiesetta. Feudata da Tancredi di Conversano, Ruvo rimase sotto la dinastia dei Normanni fino al 1198 quando sali' al trono Federico Il di Svevia che fece assurgere le citta' della Puglia a grande prosperita' artistica e culturale. Di questo periodo la splendida Cattedrale, iniziata in epoca romanica e ultimata in quella gotica. Dal 1266, con l'avvento degli Angioini e l'istituzione dei Pubblici registri (defetari) si puo' avere una storia piu' completa. Il 29 settembre 1269, Carlo 1 d'Angio' dono' Ruvo e i Casali a Rodolfo de Colna. A godere maggiore considerazione era Calentano per la presenza di un' antichissima chiesa dedicata alla vergine Annunziata. La vita e l' economia cittadina migliorarono solo quando si usci' dalla condizione di feudo. Tra il 1291 e il 1310, i feudatari succedutisi a Ruvo furono Amolfo II de Colant, Roberto de Juriaco e poi il figlio Galerano. Con il passaggio da citta' feudale a demaniale, sotto il dominio della regina Sancia d'Aragona, Ruvo fu venduta al conte di Terlizzi per essere devoluta nel 1387 alla reale Corona. Nel 1458 la citta' fu ereditata da lsabella del Balzo, moglie di Federico d' Aragona e venduta, tre anni dopo, a Galzarano de Requesens, conte di Avellino. Ebbero inizio in tale epoca i conflitti tra Francia e Spagna per la definizione dei territori(In tutto una ventina: Calentano, Matine, Strappete, Santa Lucia, Fenicia, Capo Casale, Gigliano, Mondragone, S. Eugenia, S. Domenico, Lago Cupo, Valenzano, Polvino. Summa, Lama delle Grotte, Specchione.) e i francesi dopo aver occupato tutta la regione, stabilirono la loro piazzaforte a Ruvo. Faceva parte della guamigione d'Oltralpe, il cavaliere Carlo de Togues, signor La Motte il quale, prigioniero a Barletta, parlando con i capi dell' esercito spagnolo, disprezzo' gli uomini d' arme italiani. E uno di questi, Ettore Fieramosca, per vendicare l'ingiuria, lo sfido' in combattimento. Tredici cavalieri italiani e altrettanti francesi duellarono in un campo equidistante da Ruvo e Barletta, in una zona denominata S. Elia (tra Corato e Andria) con risultato favorevole agli Italiani. In questo periodo Ruvo subi' il flagello della peste che spinse i cittadini a interpellare le grazie di S. Rocco che proclamarono protettore. Nel 1510, lsabella, figlia di Galzarano de Requesens vendette a sua volta la citta' al cardinale Oliviero Carafa che, dieci anni dopo, la cedette al nipote conte Antonio e questi, al figlio Fabrizio. Ebbero inizio abusi ed eccessi che misero al lastrico agricoltura e pastorizia. Anche in questo periodo, Ruvo era ben fortificata tanto che gli Spagnoli, in uno dei tanti attacchi, dovettero ricorrere all'artiglieria per abbattere un pezzo di muraglia. I campi di Ruvo erano occupati da pastori abruzzesi che venivano a svernare percorrendo i tratturi della transumanza. Le calamita' naturali cominciarono ad incidere frequentemente e negativamente sull'economia ruvese. Nel 1606 vi fu una invasione di cavallette che distrussero i raccolti; nel 1616 un' abbondante nevicata con gelatura fece sentire le proprie conseguenze negative per dieci anni. Ad una siccita' del 1622 segui' poi nel 1627 un terremoto con un elevato numero di morti che, per mancanza di tombe, venivano bruciati. Nonostante queste calamita' non mancarono tentativi di rinascita culturale in maggior modo con Antonio Avitaja e l'Accademia degli lncogniti3. Il risveglio politico e morale della citta' e' caratterizzato dalla partecipazione dei ruvesi alla costituzione della repubblica partenopea, dopo il ritiro di Ferdinando 1V in Sicilia. Era il 30 gennaio 1799 quando sulla torre dell'orologio fu innalzata la bandiera tricolore. Govematore e molti cittadini gia' si fregiarono di coccarde francesi manifestando la propria gioia. Ma non vi era ancora una certa unita' nel portare avanti questa ardua conquista tanto che il cosiddetto "albero della liberta'" veniva innalzato e qualche giomo dopo, abbattuto. I1 sogno della conquista di liberta' svani' nel 1802 quando tutti i capi dell'insurrezione tra cui Francesco Caracciolo, Mario Pagano, Domenico Cirillo, Ettore Carafa, Ignazio Ciaia e molti altri furono ghigliottinati.