UN TERRITORIO DALLA STORIA MILLENARIA




L'archeologia preistorica si basa su tanti resti di civilta' che ci riportano ai vari domini della geologia stratigrafica resi evidenti a causa della debole inclinazione della roccia su cui poggia principalmente il territorio della provincia barese. In particolare, tali fenomeni non hanno permesso, prima e dopo il periodo glaciale, che fossero scavati letti profondi che potessero originare fiumi. I primi utensili dei tempi protostorici rinvenuti sulle Murge baresi e appartenenti a Ruvo sono strumenti in silice usati anche per ricavare il fuoco. Oggetti tutti riferibili all'epoca neolitica da cui emerge bellezza e fine lavorazione. Una fabbrica fu rinvenuta in Ruvo pero' dall'analisi degli scarti emerse che il materiale siliceo era di importazione, considerata anche la natura argillosa del terreno. Altro elemento. pero' raramente impiegato, era l'ossidiana la cui fragilita' non la rendeva idonea alla fabbricazione di armi e coltelli. Le rocce cristalline, in Puglia, si incontrano raramente fatta eccezione per quegli strati piu' antichi che finirono per sollevarsi dal mare formando banchi cretacei nel Gargano, nella parte piu' elevata delle Murge baresi e nella penisola salentina. Alla fine del Mesozoico, quindi, la Puglia era immersa nell'acqua come testimoniato da numerosi calcari cretacei, risultato di una ininterrotta sedimentazione. Il ritrovamento di un sauro varanoide, dichiarato non marino. avvenuto nel gennaio 1994, avvalorerebbe la natura lagunare di quella terra che venne emergendo e che doveva formare una prima conformazione della Puglia intorno alla seconda metˆ del terziario. Il fossile ritrovato e' un carnivoro, a conferma che la nostra regione, come la Campania, sino alla Jugoslavia era costituita da terre emerse, coperte da qualche centimetro dÕacque palustri e salmastre. Dopo l'epoca mesozoica si conformano quindi due grandi isole ovvero la Garganica e la Murgiana che occupava il tratto oggi identificabile tra le cittˆ di Canosa e Ostuni. circondata da isolotti con coste irregolari e frastagliate. Queste isole erano circondate da un mare profondo sui cui fondali, nel corso dei secoli, si sono depositati materiali vari come gusci di conchiglie, scheletri di pesce, sabbie e detriti. Quindi appare evidente l'esistenza di un'antica terraferma, chiamata Adriatide, inabissatasi in fondo al mare, che divideva l'attuale Adriatico in due bacini: uno collegato al mar Jonio; l'altro che costeggiava fino al capo di Leuca. Nel primo periodo dell'era terziaria, poi, il Gargano si amplio' mentre la regione murgiana rimase immutata. Nella seconda meta' del periodo miocenico vi fu un nuovo movimento di elevazione che continuo' nel periodo pliocenico quando emersero altre masse calcaree. Nell'epoca terziaria, estese aree gia' occupate dal mare si ricolmarono di calcari argillomagnesiferi. Fu all'inizio dell'epoca quaternaria (pleistocene) che ulteriori sedimentazioni marine apportarono un nuovo assetto fino a quando a chiusura dell'epoca glaciale, furono colmate nuove insenature. I depositi pliocenici sulle Murge raggiunsero i 500 metri ma il movimento di elevazione fu piu' intenso sul versante sud-ovest (Gioia. Noci). Comunque appare certo che prima dell'epoca pliocenica, le isole pugliesi erano ancora divise tra loro e l'isola murgiana occupava gran parte della Daunia e scendeva fino alle foci del Basento. Un attento studio della Murge ci porta a scoprire l' origine remota delle sue rocce. Piu' di cento milioni di anni fa, al loro posto vi era un mare tropicale in cui, per opera di microrganismi e particolari condizioni chimiche e fisiche, alcune sostanze si separarono sotto forma di fanghi finissimi o mucchi di gusci. L'accumulo di questi materiali determino' un ulteriore spessore della crosta terrestre. Da ceramiche e alcune armi litiche si possono accertare tracce della piu' progredita civilta' eneolitica nelle grotte di Pulo di Molfetta i cui abitanti erano in continuo contatto con il villaggio di Ruvo; nei sepolcri di Andria, nei fondi di capanne di Terlizzi dove la vita continuo' a svolgersi senza interruzioni. A Ruvo, nella tenuta Matine, a 11 Km. dall'abitato, fu rinvenuta una tomba di forma ellittica circondata da sassi dello stesso modello delle tombe della necropoli di Molfetta. Non va dimenticato che l' uso della pietra co- ninciava ad essere frequente per le costruzioni di abitazioni e tombe. I morti si seppellivano seduti o distesi in piccole fosse scavate nella nuda terra ricoperta da uno strato di ciottoli. Queste rimanevano scoperchiate dopo essere state ripiene di terreno o erano coperte da una lastra di calcare. Una tomba a tumulo rinvenuta in contrada Coppa lungo la statale Trani-Gravina, ci ha restituito materiale molto usuale nell'VIII sec. a.C. (fibule ad arco, pendagli con protomi di animali) testimonianze appunto l' esistenza di comunita' organizzate su quei rilievi facenti parte dell' area enotrio-peuceta. Il sepolcro che ci richiama ai piu' raffinati dolmen, testimonia l'importanza dell' area murgiana e lo sfruttamento della pietra come elemento essenziale. Altre tombe a tumulo risalenti al IV sec. a.C. furono rinvenute nelle contrade Difesa, Regio Tratturo, Parco del Conte, Selva Reale, Lama d'Api, Giuncata, tutte in piena Murgia. Numerosi monumenti funerari e non, oggi appartenenti ad altri comuni confermano l'antichita' del nostro sito. Dal Dolmen di Bisceglie a 10 Km dall'abitato ruvese, scoperto nell'agosto 1909, emersero punteruoli in osso, frammenti di ossidiana, ciottoli forgiati.