DOCUMENTO
Come abbiamo visto nelle pagine precedenti, il 30 agosto del 1848 Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, dichiaro' sciolta la Collezione Jatta dal vincolo di doversi vendere al Real Museo Borbonico. Questa decisione, caldeggiata con tutte le sue forze da Giulia Viesti, consenti a Giovannino Jatta, erede dell' importante patrimonio, di riprendere con maggiore slancio l' impresa dei genitori e della madre soprattutto, ed in particolare di incrementare e sistemare adeguatamente la collezione archeologica nel nuovo palazzo progettato dal Castellucci. Nacque quindi da quella decisione e per il tenace impegno di privati cittadini, il Museo Archeologico Jatta che fece di Ruvo, cittadina allora come oggi disattenta conservatrice del suo patrimonio storico-artistico, una tappa irrinunciabile nell'itinerario archeologico pugliese. Ma perche' Ferdinando II, un Borbone che come i suoi predecessori se non aveva saputo ben governare aveva comunque la stessa passione per le arti e soprattutto per le antichita' che trasformo' il Regno in un immenso cantiere archeologico, rinuncio' all'acquisto di quella che gia' da allora era reputata come una delle piu' importanti collezioni di vasi antichi? La risposta a tale interrogativo e' nella lunga lettera che Bozzelli, responsabile del Ministero e Real Segreteria di Stato dell'Istruzione Pubblica, invio' il 2 settembre del l 848 all' Intendente della Provincia di Bari affinche' questi comunicasse all'erede della raccolta la decisione che il sovrano prese dopo aver ascoltato i responsabili del Ministero dell'Interno e del Tesoro. Si tratta, a nostro avviso, di una lettera troppo importante perche la si lasci inedita negli archivi. L' analisi delle giustificazioni addotte alla rinuncia di acquisto costituisce, infatti, un importante strumento per la comprensione dei criteri che informarono l' ordinamento degli istituti museali. Ne risulta uno spaccato significativo delle concezioni tipiche del collezionismo della prima meta' dell'Ottocento che annoverava, tra le sue principali caratteristiche, la rigida selezione dei reperti; questi, infatti, venivano presi in considerazione solo se presentavano particolari decorazioni o si caratterizzavano tipologicamente. Molte volte erano destinati a svolgere una funzione puramente ornamentale nelle residenze reali e signorili. Era solo ai pezzi ritenuti migliori che toccava entrare nel Museo; di essi non era poi tanto importante sapere la provenienza (la quale spesse volte si ignora anche per pezzi di prima grandezza), la cronologia o le conoscenze pur minime sulle civilta' che li avevano prodotti. La stessa concentrazione di reperti nel Real Museo, provenienti dalle parti piu' disparate del territorio italiano e a volte non distinto neanche per localita', conferma egregiamente questo dato. Il Museo era quindi il luogo dove conservare il fior fiore delle antiche testimonianze, meta di un turismo elitario oltre che luogo di svago intellettuale: quasi il simbolo della preminenza non solo economica ma anche culturale di questa o quella famiglia, di questa o quella corte. Si tratta in definitiva di concetti diametralmente opposti ai significati che diamo oggi al Museo intendendo per esso non piu' il tempio dedicato alla celebrazione del passato ma la sede dello studio e della ricerca, centro primario di produzione e diffusione culturale; non un luogo polveroso di opere d'arte messe sottovetro per estatici visitatori ma una banca dati capace di tracciare l'identita' storica di una citta', di una regione, di una nazione. La direzione del Real Museo Borbonico, per ritornare alla nostra lettera, fece notare, che era inutile acquisire al patrimonio reale la collezione ruvestina anche perche lo stesso Museo Borbonico aveva acquistato in precedenza, Çnelle province di PugliaÈ, Çvasi interessanti per forme gigantesche e per soggetti che vi sono dipinti, in modo che non si trova piu' esso Museo in quella scarsezza che era negli anni passatiÈ. E se per la Puglia aveva ormai colmato la lacuna con vasi giganteschi dipinti con interessanti soggetti, altrettanto non poteva dirsi per le antiche citta' etrusche, anche queste messe in quegli anni a soqquadro, che, nonostante gli affannosi scavi, non erano rappresentate nel Museo. Oltretutto le nuove scoperte etrusche, secondo gli esperti reali, avevano fatto calare sensibilmente il valore della Collezione Jatta in considerazione del fatto che Çgli scavamenti eseguiti in Canino nel territorio dell'antica VulciÈ avevano restituito Çtante migliaia di questi antichi oggetti e della piu' grande importanzaÈ. Insomma, tra le altre dobbiamo dire grazie all'inflazione di vasi se Ruvo puo' oggi vantare uno dei piu' prestigiosi musei archeologici della regione. "Ministero e Real Segreteria di Stato dell' Istruzione Pubblica Sig. Intendente della Provincia di Bari La madre e tutrice dell'erede e nipote del fu D. Giovanni Jatta intimo' al Direttore di questo Real Museo Borbonico un atto giudiziario col quale domandava che quante volte il Museo medesimo non volesse fare l'acquisto della collezione dei vasi antichi ruvestini lasciati dal Jatta, l'erede fosse sciolto dal vincolo imposto dal testamento di aversi a vendere quella collezione ad esso Museo. S. M. in vista del detto atto comando' di sentirsi l'avviso del Consiglio di Stato. Questo consesso nella sessione del 16 Agosto ora scorso ha profferito il seguente parere ''D. Giovanni Jatta di Ruvo possessore di una importante collezione di antichi vasi dipinti, morendo nel 1844 dispose che la madre e tutrice del suo erede e nipote avesse procurato di vendere al Real Museo Borbonico la raccolta di vasi scavati nella massima parte nel territorio di quella antica citta' Italo Greca, Ruvo. Sino da quell' epoca dal Ministero dell'Interno di allora, vennero aperte delle trattative, e siccome di quella collezione una parte di vasi in numero di centocinque si trovava in Ruvo, ed un'altra parte di circa quattrocento vasi si conservava qui in Napoli, ne fu disposto un catalogo ragionato, e descrittivo, con apprezzo approssimativo. In seguito di queste pratiche nelle quali presero parte le Commissioni di antichita' di Ruvo e di Napoli venne a conoscersi, che si stabiliva dei centocinque vasi esistenti in Ruvo il prezzo di ducati trentaduemila cinquecento settantatre e grana 20, e pei quattrocento vasi esistenti in Napoli il prezzo di ducati diecimila, in tutto ammontante alla somma di ducati quarantaduemila cinquecento sessantatre e grana 20. Una risoluzione Sovrana del 25 Giugno 1846, dichiaro' che il Real Museo Borbonico, non poteva per gli acquisti di quegli oggetti, abbenche' preziosi spendere una somma tanto forte,. fu pero' autorizzato il Ministro di fare altre pratiche per conoscere se gli eredi Jatta consentissero a ridurre di molto quel prezzo, per potersi riproporre in modo piu' eseguibile l'acquisto di quegli oggetti. Rimasero cosi' le cose e pare che il possessore della collezione non accolse la proposta di riduzione di prezzo. Trascorso non poco tempo il Direttore del Real Museo Borbonico con rapporto del 14 del prossimo passato mese di Giugno, riferi' al Ministero dello Interno, che D.a Giulia Viesti madre e tutrice del minore D. Giovanni Jatta, per mezzo di usciere avevagli fatto intimare un atto, con cui dichiarava volersi comunicare la superiore disposizione definitiva per lo rifiuto dell' acquisto della collezione in parola per parte del Reale Museo affinche' potesse disporre nell' interesse del minore, salva sempre l'osservanza delle leggi riguardanti gli oggetti di antichita' e belle arti. Sua Maesta' con Reale Rescritto del 23 Giugno prossimo passato ha ordinato: Che il Consiglio di Stato dichiari con suo avviso particolarizzato se convenga che la suddetta collezione di antichi vasi sia sciolta dal vincolo di aversi a vendere al Museo. Nel disimpegno di tale incarico la sezione dell'Interno, e delle Finanze raccolti i necessari rischiarimenti, ponderate le attuali convenienze e verificati i fatti, e venuta a conoscere le seguenti circostanze che ha preso in considerazione. 1 La famiglia Jatta e' in istato di fortuna piu' che mediocremente agiata, non e' quindi premuta dal bisogno di disfarsi degli oggetti preziosi di cui si tratta, tanto vero, che tra le disposizioni lasciate dal testatore D. Giovanni Jatta trovansi quelle colle quali si ordina, che nel caso volesse dagli eredi vendersi la Collezione, dovesse procurarsi che si acquistasse dal Real Museo, ma intieramente, e non sciogliendone alcune parti, che tutti gli oggetti componenti la collezione dovessero rimanere uniti, e che nell' istesso Real Museo dovesse quella Collezione venire distinta colla indicazione di Museo Jatta. 2 L'apprezzo che ha fatto ammontare il valore dei vasi di Jatta a ducati quarantaduemila cinquecento settantatre e g. 20 e' stato eseguito parecchi anni or sono, e prima che gli scavamenti eseguiti in Canino nel territorio dell'antica Vulci avessero dissotterrate tante migliaia di questi antichi oggetti e della piu' grande importanza per le arti antiche, e per l'Archeologia in modo da rendere la rarita' di questi monumenti significantemente minorata, e grandemente diminuito il prezzo che prima avevano nel commercio nonostante che conservino sempre la loro importanza nelle scienze e nelle belle arti. 3 Il Real Museo da quell' epoca che cominciarono le trattative sin ora pe' recenti scavamenti fatti nei territori di antiche citta' Italo-Greche nella provincia di Puglia ha fatto a discretissimo prezzo numerosi ed importanti acquisti di vasi interessanti per forme gigantesche, e pe soggetti che vi sono dipinti, in modo che non si trova piu' esso Museo, per questo ramo, in quella scarsezza che era negli anni passati, tal che troverebbe nella collezione di Jatta pochi oggetti che potrebbero arricchirlo, mentre nella massima parte tutti gli altri vasi della stessa collezione devrebbe riguardarli come supeflui, e di nessun interesse. 4 Devesi a tutto cio' aggiungere essere recentemente trapassata la madre del minore D. Giovanni, e che col consiglio dei suoi tutori, l' erede non condiscende a riduzione alcuna di prezzo, e che anzi per osservanza e religione verso l'intenzione del seniore D. Giovanni che formo' la collezione per lustro della sua famiglia in Ruvo, l' erede medesimo ha intrapreso un apposito edifizio nella sua Casa in quella Citta', ove convenientemente disporre e riunire le sue Collezioni. Quindi in seguito di questi fatti, di queste considerazioni, e degli schiarimenti ottenuti, la Sezione mettendo a calcolo pure che nello stato attuale dei bisogni dello Stato, il Tesoro non trovasi in istato di pagare una somma non piccola per oggetti di cui il Real Museo non ha deficienza, e che non converrebbe provocare all'oggetto delle Camere Legislative un aumento di credito sul nuovo stato discusso dal Ministero dell'Interno, nella sicurezza, che per l'agiatezza della famiglia Jatta la Collezione de vasi di Ruvo di cui si tratta non verra' estraregnata, anzi verra' decentemente conservata nel Paese a cui in origine appartengono i vasi. Non esita la Sezione di rassegnare il parere che possa Sua Maesta' degnarsi dichiarare sciolta la Collezione di cui si tratta dal vincolo di aversi a vendere al Museo. S M. consentendo nell'avviso del suo Consiglio di Stato si e' degnata a di 30 dello scorso Agosto di permettere che resti dichiarato lo erede Jatta sciolto dall'obbligo di avere a vendere la collezione di vasi antichi al Reale Museo Borbonico,. restando egli solo soggetto alle leggi, decreti, rescritti a cui sono tenuti tutti i privati possessori di preziosi oggetti di arte o antichita' la cui conservazione interessa il decoro nazionale. Nel Real Nome partecipo' a lei questa risoluzione Sovrana, perche ella ne prenda norma, e diane comunicazione all'erede Jatta. Napoli2 Settembre 1848; (firmato) Bozzelli. |