I STANZA



Sulla parete centrale della prima sala del Museo e' posta una iscrizione che ricorda Giovanni e Giulio Jatta fondatori della raccolta vascolare omonima, e Giovanni Jatta junior al quale si deve la definitiva sistemazione della stessa. Intorno alla lapide sono invece collocati grandi pannelli con disegni dei vasi ora non piu' in Ruvo come il gigantesco cratere detto "di Patroclo" custodito nel Museo Nazionale di Napoli.
Quasi tutti i reperti di questa sala sono grezzi e senza decorazione e furono ritenuti i prodotti piu' antichi della produzione ceramica locale. In realta' molti di essi hanno perduto l'originaria scialbatura di calce bianca, con gli ornati sovradipinti a colori vivaci, tipici della produzione fittile canosina del IV-III secolo a. C.
Al centro, attorniato da tre grossi vasi grezzi, trova posto un grande dolio ricomposto, ed anticamente usato per la conservazione di olio, vino o acqua.
Molti reperti qui conservati non sono citati nel catalogo del 1869 perche entrati a far parte della collezione agli inizi di questo secolo. Si tratta in particolare dei vasi con decorazione geometrica, sistemati sulle vetrine. Ritenuti per lungo tempo come prodotti della scuola di Ruvo, questi fanno invece parte, per la tettonica ed i motivi decorativi dipinti, della ceramica daunia del VII e VI secolo a. C. Sempre fuori catalogo sono pure i due vasi, uno con le sfingi e l'altro con uccelli crestati, che imitano motivi decorativi di provenienza orientale e precisamente corinzia.
Di provenienza canosina sono invece i tipici askoi affollati da una pesante decorazione plastica con teste di gorgone, cavalli impennati, figurette femminili con braccia levate.
Nelle vetrine disposte tutt'intorno alla stanza e' invece una ricca serie di prodotti fittili che va dai resti frammentari di antefisse o di altre decorazioni architettoniche a statuette di animali, frutti, figurine femminili dette di oranti per la tipica posizione delle braccia, bruciaprofumi, statuette di divinita'. Tra queste ultime frequente e' la rappresentazione di Venere accovacciata tra due valve di conciglia.
Tra i vasi si ricordano, oltre ad una serie cospicua di rhyta variamente modellati, il vasellino peuceta a manici intrecciati e con decorazioni a svastica, il vasellino di probabile destinazione rituale con decorazioni vegetali stilizzate ed ancora alcune tipiche trozzelle messapiche.
Nelle vetrine poste a destra di chi entra e' conservata una ricca tipologia di vasi detti di Gnathia dalla citta' peuceta in cui gli studiosi del secolo scorso riconobbero il massimo centro produttore di questa riconoscibile ceramica che si data al IV-III secolo a. C.; essa e' caratterizzata da una tipica decorazione sovradipinta con motivi vegetali.
Sotto la finestra che si affaccia sul bel giardino ottocentesco, purtroppo di recente notevolmente ridotto per far posto a costruzioni civili, e' collocato un sarcofago tufaceo con all'interno qualche reperto senza vernice ed alcuni resti umani; alle pareti del sepolcro sono ancora visibili i chiodi ai quali vennero appesi alcuni vasi del corredo.