Il Palazzo, pur non potendolo attribuire ad un ben preciso momento culturale, può essere ritenuto appartenente ad una fase di transizione dell'architettura dallo " stile " manieristico a quello barocco.
Lo schema manieristico, di stampo provinciale, si trova nella " facciata " dell'edificio geometricamente ripartita, nell'avanzamento della parte centrale della fabbrica, nell'uso dei mascheroni apotropaici;per contro, alcuni motivi " barocchi " si riscontrano nella monumentalità del'alzato e nella presenza di elementi decorativi ripresi dall'armerista seicentesca.
La facciata appare nettamente divisa, in senso orizzontale, da una balconata decorata con una balaustra in " ferro battuto " fortemente aggettante, che potrebbe appartenere al primo decennio del Settecento. Tale balaustra risulta leggermente avanzata rispetto al corpo di fabbrica, specialmente in corrispondenza della porta-finestra centrale dell'edificio, imprimendo un certo dinamismo all'insieme. Al di sotto del lungo balcone compaiono dodici finestre quadrate. Il portale, compreso fra due semicolonne di ordine tuscanico con arco a tutto sesto, presenta nella trabeazione, diversi elementi decorativi.V'è inoltre un'incisione su due righe, ove è leggibile la scritta:
" Petraconus V a fundamentis erexit Anno Domini MDCXVIII " . Tale epigrafe é nettamente divisa in due parti distinte, in quanto al al centro dell'arcchitrave era sistemato un grande stemma dei Caracciolo, rimosso dai liberali locali dopo l'unificazione nazionale, quando il grande Palazzo non era più abitato da decenni dagli ex feudatari di Martina.
Interessante è il prospetto, caratterizzato da una balconata retta da mensole scolpite con motivi decorativi, mutuati dal barocco leccese; sull'architrave vi è inciso:
" Franciscus III erexit Anno Domini 1773". Tale fiancata, concepita quasi fosse una facciata, ancora alla fine del secolo scorso completamente libera da altre costruzioni, s' imponeva sull'ampia area fieristica della città , l'attuale piazza XX Settembre.


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