A Ferrante succedono il primogenito Antonio - VI duca - e il nipote Ferdinando
II, il quale favorì la venuta dei FF. Minori Osservanti e concorse
alla costruzione della Chiesa di San Sebastiano; ma i beni feudali e burgensatici
gravati di debiti, per cattiva amministrazione, costrinsero il successore
Michele Antonio - dietro istanza di numerosi creditori alla Sommaria di
Napoli - a vendere, nel 1629 e previo accertato inventario, il ducato per
duecentocinquantamila ducati al principe Pier Francesco Orsini di Solofra.
Costui, unito da stretti vincoli di parentela con gli Orsini di Gravina,
in seguito alla cessione della duchessa Maria Felicia, ultima del ramo,
acquista il titolo di duca col consenso del re Filippo IV di Spagna.
Trasferitosi con la sua corte a Napoli, inizia una lunga serie di vertenze
con l'Università, col Vescovo del tempo, col Capitolo e con privati
cittadini per alcuni diritti civici gravanti sui beni burgensatici, creandosi
inimicizie e odio. Due anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1645, e undicesimo
duca il primogenito Ferdinando III, scoppia in Napoli la rivoluzione capitanata
da Masaniello e, alla sua cruenta morte, da Gennaro Annese.
Gravina aderisce al movimento, con molta circospezione, si oppone all'ingresso
delle truppe inviate da Enrico II di Lorena, duca di Guisa. Queste, al comando
di Francesco Salazar, conte di Vaglio (per donazione di tale terra e qualifica
fatta dal padre Andrea nel 1629 ) assediano la città finché
il vescovo Domenico Cennini dei Salamandra, convinto di una supremazia spagnola
e per evitare spargimento di sangue, previo accordi, le fa entrare di soppiatto
nella città. Caduta l'effimera repubblica partenopea e morto di peste
il duca Ferdinando, l'amministrazione del ducato, essendo i figli minorenni,
viene assunta dalla vedova Giovanna Frangipane della Tolfa, figlia unica
del Duca di Grumo, la quale trasporta la sua residenza a Gravina e stabilisce
la sua dimora nel nuovo Palazzo Ducale dell' attuale Piazza della Repubblica, adoperandosi
in opere di bontà e di carità, quasi a voler cancellare dall'animo
dei gravinesi l'odioso ricordo lasciato dall' avo dei suoi figli. Di questi
il primogenito Pier Francesco Orsini rinunzia ai diritti di progenitura,
per abbracciare la vita monastica col nome di Vincenzo Maria Orsini. Il
ducato viene perciò assunto dal secondogenito Domenico - tredicesimo
della serie - mentre la madre si ritira a sua volta a vita claustrale. A
Domenico, morto nel 1705, succede il figlio Filippo Bernoaldo, il quale
- dispotico e crudele riporta a galla le cause dibattute dal suo bisavo,
guadagnandosi a sua volta l' odio del popolo. A sopire il dissidio interviene
lo zio Domenico Amedeo, ma la città riuscirà a riprendersi
dal decadimento, in cui era stata nuovamente gettata, soltanlo alla morte
del Duca.