IL FOTOMOSAICO
L'inquadratura con un grande angolo di ripresa occupa una posizione di primo piano tra i problemi che si pongono a chi deve "fotografare l'architettura". Se si esclude il ricorso al foro stenopeico (con la realizzazione di una camera appositamente progettata) o alla ripresa a 360°, l'unica soluzione rimane l'uso di costose ottiche supergrandangolari.
La tecnica del fotomosaico, utilizzata per l'immagine riportata a sinistra, è realizzabile con programmi di fotoritocco e consente l'uso di comuni obiettivi "normali" (con angolo non superiore a 60°).
Facendo ricorso precisamente ad Adobe Photoshop 6.0,
è stato possibile effettuare la sovrapposizione delle immagini al disegno base.
Nonostante fosse grande la zona di accavallamento delle fotografie, si è resa indispensabile la correzione della prospettiva per l'immagine che si è andata a sovrapporre. Nel momento in cui la rotazione dell'asse ottico non è avvenuta nel piano ortogonale al piano fotografato, è stato necessario ricorrrere anche alla distorsione dell'immagine.
Tramite l'opzione che permette la trasparentizzazione delle fotografie e poi grazie all'opportunità
di poter lavorare su livelli differenti si son potute selezionare le varie parti
e deformarle fino a farle coincidere con le rispettive rappresentazioni grafiche.
Successivamente si è proceduto all'incollaggio delle immagini tra di loro e dunque si è
ricorso al vero e proprio fotoritocco per attutire i segni di unione,
per correggere le imperfezioni, per rendere realistico l'effetto della luce.
Il risultato è rappresentato dall'ultimo fotogramma della serie riportata a sinistra.
Il prospetto presenta lateralmente due corpi leggermente arretrati e può quindi considerarsi un fotopiano dove per fotopiano s'intende la fotografia di un oggetto avente una dimensione trascurabile rispetto alle altre due e giacente in un piano parallelo a quello della superficie sensibile.