CENNI STORICI


Il nome Ruvo, secondo la tradizione locale ha origine dalla presenza di rovi sul territorio, mentre secondo quanto risulta dalla monetazione peuceta ed affermato dalla maggior parte degli studiosi, deriverebbe dal greco.
Prime tracce d'insediamenti neolitici, sono state rinvenute in zona Sant'Angelo, luogo morfologicamente privilegiato per il controllo e la difesa, essendo il punto più elevato della zona.
Successivamente divenuta centro di confluenza delle culture dauna e peuceta, grazie alla sua posizione intermedia tra Bari e Canosa, Ruvo sarà una delle città più importanti della zona, con contatti commerciali diretti con la Grecia.
Il massimo splendore lo raggiungerà tra il V e il IV secolo a.C. come attestano gli oltre duemila vasi presenti nel Museo Archeologico Nazionale jatta. Roma trasformò Ruvo, città federata, in Municipium, dopo la guerra sociale.
Infatti Ruvo cominciò a subire intorno al III secolo a. C., le prime pressioni dei Romani, che ben presto compresero l'importante posizione strategica della città, da allora denominata Rubi ed entrata così a far parte della riorganizzazione territoriale operata dai Romani.
Rubi diviene infatti una statio romana lungo la via Traiana, percorsa dal poeta Orazio durante il suo viaggio da Roma a Brindisi come si legge nella Satira V .
L'insediamento romano si andò sviluppando lungo l'asse della via Traiana, costituendo punto di stazionamento dei grandi spostamenti militari e, allo stesso tempo, di difesa e coordinamento territoriale. Contemporaneamente era collegato al suo porto, Respa (l'attuale Molfetta) tramite la strada che, da Via Cattedrale, Corso Piave, scende per il pendio Nord della collina di Sant' Angelo e si inoltra verso Molfetta. In prossimità dell'incrocio delle due strade, gravitava l'insediamento romano, che aveva il fulcro nei pressi della Cattedrale, come attestano la presenza della terma romana ubicata nei pressi della Chiesa del Purgatorio e il ritrovamento della lapide dedicata all'Imperatore Gordiano III in piazza della Annunziata. Una epigrafe conservata nel Museo jatta, documenta l'esistenza di mura e torri di difesa già dall'89 a.C.
Il centro storico ruvese sorge dunque sui resti romani, come già attestavano le fonti scritte e come hanno poi dimostrato gli scavi archeologici eseguiti al di sotto della Cattedrale. Il 463 d.C. segnò l'inizio delle incursioni barbariche, che compromisero l'assetto difensivo romano e la potenzialità economica della città.
Nell'847 i Musulmani occuparono Bari e Ruvo, già distrutta dai Goti, riedificata e poi saccheggiata dai Longobardi, non oppose valida resistenza ai Saraceni.
Solo nell'858 d.C. Ruvo riebbe il suo nucleo difensivo circostanziato intorno alle antiche terme romane, dove i Musulmani avevano stabilito un presidio militare che, pur ricalcando l'antico tracciato viario romano, era chiuso rispetto al territorio circostante da una serie di vicoli ciechi. Il quartiere tuttora chiamato Fondo Marasco, in memoria dell'insediamento saraceno, fu poi inglobato nel successivo ampliamento medioevale, racchiuso in una cortina difensiva articolata su un sistema di torri quadrangolari, integrato nel XV secolo da torrioni circolari. Infatti in età normanno-sveva la città si amplierà, in un articolato insediamento incluso in un sistema difensivo, il cui caposaldo sarà costituito dal Castello.
Nel 1350 la città fu interessata dall'occupazione di Roberto e Ruggero Sanseverino, mentre nel 1503 Consalvo di Cordova saccheggiò ed espugnò la città, che passò sotto il dominio spagnolo.
Nel 1510 il feudo ruvese entrò in possesso della famiglia Carafa d'Andria che lo detenne sino alla abolizione della feudalità.