L'occupazione militare da parte dei Normanni di Altavilla si ritiene abbia avuto inizio
non prima del 1040. Ma ancora prima di quell'anno vengono segnalate quà e
là in Puglia isolate presenze pacifiche di elementi ex genere normannorum.
Una presenza del genere e segnalata da una carta terlizzese risalente al 1040, ora conservata
nell'archivio capitolare della cattedrale della città.
Appare infatti chiaro da quel documento che il normanno Umfredo doveva essersi
stabilito già da qualche tempo nel locus tillizzo, se non addirittura nel
locus Cisani.
La parola locus sta ad indicare un casale, che nasce quale insediamento rurale
in dipendenza della crescita dell'attività agricola nell'ambito dell'organizzazione agraria,
particolarmente tra il IX e l'XI sec..
I casali erano diversi; uno dei primi viene menzionato,
nella carta più antica dello stesso archivio datata 971 dove si fa menzione del
locus Balene .
Tutti insieme questi loci assumono la precisa raffigurazione di un decentramento dal principale locus Tillizo,
pur trovandosi anch'esso nella circoscrizione territoriale e giurisdizionale della civitas Iubenazi (Giovinazzo).
Sembra proprio che il normanno Umfredo fosse ben inserito nella vita di quel mondo rurale.
Infatti egli è promotore di un gesto munifico: si interessa della chiesa dedicata alla vergine situata
in loco ubi dicitur Cisano.
Dalla descrizione che ci propone il notaio del tempo Mele la chiesa era fatiscente,
quasi cadente per la sua vetustità. I destinatari della carta erano i
sortifices giovinazzesi.
Con tale termine probabilmente si devono intendere i proprietari a vario titolo (associati, partitari,comproprietari)
della chiesa e in particolare al capo responsabile Grifone: a loro Umfredo chiedeva di poter provvedere a sue spese
al ripristino di quella costruzione sacra. Il consenso gli venne subito accordato. Umfredo però non si
accontentò di restaurare la chiesa, ma la fece demolire per innalzarne un'altra nuova e molto ben fatta.
Di ciò deve convenire chiunque voglia ammirarla oggi a più di novecentosessanta anni di distanza.
La carta del 1040 costituisce senza dubbio il certificato di edificazione della Chiesa di S. Maria di Cesano .
E' difficile rintracciare una tale documentazione.
Per ringraziare Umfredo i sortificies fecero una cessione in suo favore che consisteva nel diritto di amministrare
le proprietà della stessa chiesa e nella potestà di nominare il rettore o abate.
Successivamente (1055) Umfredo divenne il legittimo proprietario della chiesa stessa. A circa 50 anni di distanza
questa chiesa entra nel novero delle importanti donazioni che i principi normanni venivano via via facendo ai monasteri,
specialmente benedettini.
Nel 1092 Ruggero I, figlio di Roberto il Guiscardo, dona al monastero di S. Lorenzo d'Aversa,
nella persona dell'abate Guaino, molte chiese e monasteri tra cui anche la Chiesa di S. Maria di Cesano
e quella di
Balena.
Quest'ultima era stata costruita nel casale omonimo intorno al 1066 dall'abate Giovanni del monastero di S. Nicola di Bitetto.
In quell'anno infatti il vescovo Pietro con una bolla datata, novembre 1066, gli riconosceva il possesso.
Purtroppo però di questo casale, forse il più antico, della sua chiesa e della eventuale testimonianza iconografica
della vergine ivi venerata, non si ha più alcuna traccia.
Un insediamento monastico benedettino nella zona di Cesano
si presenta pertanto più che plausibile, anche solo tenendo conto degli impegni derivanti da quella donazione.
E impegni precisi come la soddisfazione degli obblighi di massa, l'esercizio del culto, l'amministrazione dei beni patrimoniali,
assumevano i monaci benedettini di S.Lorenzo d'Anversa, con la donazione di ben due chiese, vicine tra loro e
situate nei rispettivi casali terlizzesi. Di qui la necessità e la convenienza di fissare nella zona la loro
residenza, facendo cadere la scelta su Cesano, forse perchè più importante, ma soprattutto perchè di
più facile e immediato accesso dalla via Traiana.
Questa presenza monastica non deve essere stata estranea al prodigioso sviluppo che interessò il locus Tillizzo
che in breve tempo brucia le tappe della sua evoluzione politica, sociale ed economica per diventare una civitas (1133).