RELAZIONE STORICA del PALAZZO
Dalle
ricerche effettuate l’edificio è sottoposto a tutela dalla
Soprintendenza dei Beni Architettonici Ambientali e Artistici di Bari ai
sensi della legge n.364/1909 con notifica in data 17/10/1935, vincolo
tuttora valido ed operante ai sensi dell’art. 71 della legge n.
1089/1939.
Da
brani tratti da testimonianze bibliografiche reperite su alcuni testi di
storici neretini, ad esso spetta presumibilmente il titolo originario di
“Palazzo Massa”,
giacché a tale famiglia patrizia insediatasi a Nardò agli inizi del
XIII secolo se ne potrebbe attribuire la costruzione intorno al sec.XV.
Ad
avallarne tale tesi intervengono, circa il periodo di costruzione, le
eleganti linee architettoniche e la sobrietà dell’insieme prettamente
cinquecentesca; mentre la presenza di uno stemma con ornamenti
cavallereschi di origine angioino-durazzesco fugherebbe ogni perplessità
se si riuscisse ad individuare li casato di appartenenza.
Data
la sua posizione nell’ambito del centro storico e secondo alcune
tradizioni orali probabilmente tale complesso nei primi tempi ha
ospitato diversi tipi di attività: da quelle culturali a quelle sociali
e politiche.
Confermato
da testi e fonti sicure Nardò risultò essere sapere, di scienza e di.
cultura, e nelle cui Accademie studiarono personaggi illustri e dottori
celebri quali il Galateo e francesco Securo, e da qui la diffusa
opinione che Nardò abbia ospitato una “Universitas” sembra proprio
nel nostro palazzo.
L’austerità
e l’imponenza del complesso, la presenza di numerose sale di vaste
dimensioni servite da una scala ampia decorate da un festone continuo e
da un atrio d’ingresso altrettanto ricco di decorazioni, induce a
pensare che, aldilà delle funzioni prettamente familiari, abbia potuto
accogliere attività a livello comunitario: riunioni, conferenze,
adunanze pubbliche, scuole così come si è ripetuto a distanza di anni
agli inizi del nostro secolo, allorquando, lasciato libero dalla
famiglia Villani, che lo abitò per circa un secolo, negli anni tra il
1932 e il 1936 ospitò i primi alunni del Ginnasio—Liceo di Nardò.
L’edificio
in esame appartiene tipologicamente a quella categoria edilizia
cosiddetta a “palazzo” largamente diffusa a Nardò e di cui ne
troviamo esempi di epoche diverse. Tale diffusione trova ragione
d’essere nell’importante ruolo politico, sociale e culturale svolto
da Nardò nell’ambito del territorio salentino e della Terra
d’Otranto con la conseguenziale presenza di un ceto medio—alto tra
cui numerose erano le famiglie nobili di casato.
Proprio
ad una di tali famiglie, come specificato in precedenza, si presume
appartenga la costruzione che, dato il rapporto prospettico con
l’insieme che lo circonda e la essenzialità della facciata priva di
decorazioni di sorta, si inserisce in modo discreto, quasi anonimo,
nell’attuale tessuto cittadino.
La
facciata di stile quattro—cinquecentesca eseguita in pietra di carparo,
pietra che col tempo acquisisce una particolare colorazione scura, ha
subito manomissioni tali da comprometterne una lettura unitaria e
immediata dell’insieme.
L’alternanza
dei portali, uno piccolo e uno grande, scandisce con una certa regolarità
il piano terreno, mascherando al primo impatto quello che è (e forse
doveva essere) l’ingresso principale e creando una fascia continua
alternata sui due prospetti principali ad angolo tra Via Lata e
l’attuale Via Don Minzoni.
Il
valore delle due facciate e la confluenza delle due vie vengono messe in
evidenza dalla presenza sullo spigolo in alto dallo scolpito in pietra
leccese che sfugge all’occhio del visitatore distratto per lo stretto
angolo visivo.
Di
elegante linea geometrica sono le cornici delle finestre del primo piano
con la parte superiore aggettante e quelle più piccole del piani
superiore che, ormai inutilizzate, sono state in parte murate
appesantendo l’insieme e togliendo snellezza alla facciata.
Notevole
pregio artistico hanno i. gocciolatoi (doccioni) che scandiscono
ritmicamente la linea superiore creando delle pregevoli cadenze
puntiformi, e la cornice di coronamento, nella parte inferiore a linee
geometriche che seguono lo stesso andamento delle architravi, e neela
parte superiore ricca di un elegante festone intagliato su blocchi di
pietra separati.
Unico
inserimento di epoca barocca è il portale con il soprastante balcone
dalle mensole riccamente decorate (Mignano)
che data la evidente incompletezza con l’insieme non agevola
l’individuazione storico-costruttiva.
La
scarsezza delle informazioni deriva da diversi fattori, in primo luogo
l’archivio storico della città di Nardò è stato distrutto da un
incendio; in secondo luogo essendo sede di una attività civile non
viene menzionato nelle relazioni delle visite pastorali che invece
scandiscono storicamente le attività e i luoghi religiosi. La stessa
documentazione della SovraIntendenza è limitata alla sola notifica
senza nessuna avvalorazione sul piano archivistico.
In
allegato sono riportati le misurazioni catastali effettuate nel 1940 e
le indicazioni di proprietà di quegli anni.